“.. Te beata gridai...”
E' con questa celebre invocazione poetica foscoliana, dall'eloquenza luminosa, che vogliamo rendere omaggio alla chiesa di Santa Croce a Firenze, uno dei monumenti religiosi più splendidi tra quanti il FEC possegga e tuteli. Firenze è considerata da Ugo Foscolo doppiamente beata, non soltanto per aver udito per prima il canto di Dante e per aver dato i natali e la lingua al Petrarca, ma anche perchè possiede nella chiesa di Santa Croce "le urne dei forti", come recita il poeta nei famosi versi dei Sepolcri :“..più beata che in un tempio accolte serbi l'itale glorie..”.
Da Lord Byron a Stendhal, poeti, letterati, viaggiatori del Gran Tour hanno visitato questo suggestivo luogo dello spirito, dedicando scritti e pensieri alle illustri sepolture che la Chiesa custodisce da secoli: le tombe di Machiavelli, Michelangelo, Galilei, il cenotafio di Dante, i monumenti funebri di Leon Battista Alberti, Gioacchino Rossini, dello stesso Foscolo, le cui ceneri furono qui traslate nel 1871. Una potenza arcana sprigiona dalle mura dell'edificio sacro, eccezionalmente ricco di opere d'arte, divenuto il simbolo stesso della genialità italiana!
Il progetto della chiesa, risalente al 1295, si deve ad un famoso scultore ed architetto toscano, Arnolfo di Cambio, che in piena fioritura gotica, fu autore anche del Duomo di Santa Maria del Fiore e del Palazzo della Signoria, due dei più significativi monumenti fiorentini. Egli ideò per Santa Croce una grande navata centrale, divisa dalle due laterali da poderosi pilastri ottagonali, collegati tra loro da una lenta ed armoniosa sequenza di arcate a sesto acuto.
In linea con i canoni dell'architettura francescana, la pianta è a croce commissa, detta anche egizia, ovvero a forma di T: la lunghezza della chiesa, di 115 metri e quella del transetto, di 73 metri, creano un vasto respiro di spazi e di articolazioni prospettiche; l'abside poligonale, fiancheggiata da cappelle rettangolari, affrescate da Giotto e dai suoi allievi, ed arricchita da finestre con vetrate cloisonnés, conferisce all'interno una mistica atmosfera colorata. Il soffitto ligneo, a capriate scoperte, e le cornici delle membrature architettoniche in pietra serena accentuano una spazialità ariosa, tipica delle chiese paleocristiane, mitigando gli elementi gotici, mentre il grande arco ogivale che immette nell' abside, memore degli archi trionfali romani che Arnolfo potè studiare a Roma, aggiunge solennità all'interno, evidenziando con la sua verticalità, la zona più sacra del tempio cristiano.
Pittura e scultura si coniugano in questo crogiolo di capolavori di tanti secoli: agli affreschi che Giotto dedica alla vita di S. Francesco nella Cappella Bardi ed alla vita dei santi nella Cappella Peruzzi, fa riscontro la serie di dipinti degli allievi del Maestro toscano, affrescati nelle altre cappelle. Il grande Polittico giottesco dell'Incoronazione della Vergine ed il Crocefisso di Cimabue (gravemente danneggiato nell'alluvione del '66 e poi restaurato), conservato nel Museo dell'Opera di Santa Croce, rappresentano gioielli d'età mediovale, mentre l'arte del ‘400 è testimoniata dal Crocefisso ligneo di Donatello e dall' originalissima “Annunciazione”, un altorilievo in pietra con dorature, dove la maturità dell'artista si rivela nella sua pienezza.
Tra le tombe dei Grandi, oltre a quella del Buonarroti, progettata da Giorgio Vasari alla fine del ‘500, spiccano il monumento sepolcrale di Leonardo Bruni, scolpito alla metà del '400 da Bernardo Rossellino e la tomba dedicata a Vittorio Alfieri, realizzata da Antonio Canova nel primo decennio dell'800, con la figura allegorica dell'Italia che piange la scomparsa di un paladino della libertà patria, secondo la suggestiva immagine che Foscolo ci ha lasciato nei suoi versi sublimi.
Consacrata nel 1443 alla presenza di papa Eugenio IV, Santa Croce era in origine interamente affrescata sulle pareti interne laterali, tanto da far ritenere ai più intransigenti dell'Ordine un lusso esagerato la sua decorazione e dunque un castigo divino l'inondazione dell'Arno del 1333! Purtroppo, alla metà del XVI secolo, il Vasari fece imbiancare gli affreschi per motivi igienici, nonchè rialzare il pavimento, in origine ricoperto di lastre tombali.
Malgrado i diversi interventi, nulla ha potuto alterare il fascino della chiesa: se la facciata tricuspidata, compiuta alla metà dell'800 da Nicola Matas, ed il campanile ripropongono in forme neogotiche lo stile primitivo, l'aspetto complessivo è solenne ed il luminoso prospetto di Santa Croce svetta sul lato orientale dell'ampia piazza omonima, dove nel '500 i fiorentini giocavano al calcio!
Attiguo alla chiesa è il convento, con un insieme di ambienti, sagrestie interamente affrescate, cappelle e porticati, che completa l'eccezionale complesso monumentale: il Chiostro Grande di sapore albertiano, ma soprattutto la celeberrima Cappella Pazzi, sono esempi di raffinata eleganza. Quest'ultima, costruita nella prima metà del ‘400 in forme classiche da Filippo Brunelleschi, il geniale architetto della cupola di S. Maria del Fiore (ritenuta da Michelangelo modello insuperabile di bellezza e perfezione), è un vero gioiello di purezza architettonica e di semplicità strutturale.
Le foto, a corredo dell'articolo, gentilmente concesse dall'Archivio del Fondo Edifici di Culto, sono di Sandro Pisello
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La facciata di Santa Croce a Firenze
Arnolfo di Cambio:interno di S. Croce
Sepolcro del Buonarroti
(fine XVI sec)

Donatello: Annunciazione, 1433
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