"Vergine madre, figlia del tuo figlio ..... "
La facciata e il quadriportico di Santa Maria dei Servi (XIV e XVI sec.)
Sorta su di un più antico impianto alla fine del XIV secolo per volontà dell'Ordine dei Servi di Maria, fondato da sette frati fiorentini nella prima metà del Duecento, la chiesa venne costruita lungo duecento anni, ma deve il suo caratteristico aspetto di tempio gotico all'italiana alla genialità di Padre Andrea da Faenza, un frate architetto che a Bologna ha lasciato l'impronta del suo ingegno costruttivo, oltre che nella chiesa dei Servi, cui dedicò tutta la vita, anche nel progetto della Basilica di S. Petronio.
Nel 1396, alla morte di Padre Andrea, divenuto Priore generale dei Servi, l'edificio sacro era costruito per la gran parte, anche se i lavori continuarono fino alla metà del XVI secolo: l'interno, infatti, conserva la solennità ed il raccoglimento originari, propri di un'architettura gotica, altamente mistica. Profonda più di 100 metri ed alta più di 20 metri, la basilica mostra una armoniosa bellezza nelle tre spaziose navate, voltate a crociera ed impostate su pilastri, che si concludono con un'abside poligonale, illuminata da policrome vetrate in stile goticheggiante.
Vergine col Bambino, tavola (XIII sec.)
Difficile spiegare a parole la sensazione che prende il visitatore di fronte a questa amplissima architettura, ricca di colore: il rosso mattone dei costoloni delle volte e dei pilastri contrasta con il bianco delle pareti murarie, mentre una luce colorata, proveniente dalle finestre dell'abside e dagli oculi della navata centrale, rischiara gli
spazi interni, dove più di 40 artisti hanno lasciato nel tempo l'impronta della loro creatività. Dalla grandiosa tavola cinquecentesca di Innocenzo da Imola, raffigurante "L'Annunciazione", agli angeli seicenteschi di Guido Reni, dalla piccola immagine bizantina della "Vergine con il Bambino", risalente alla metà del '200 al grande olio settecentesco di Giuseppe Maria Crespi, dedicato ai Fondatori dell'Ordine, ovunque la chiesa propone opere di suggestiva bellezza.
Tra tanti capolavori il più celebrato è la tavola del Maestro Cimabue “La Beata Vergine in trono”, che ha rappresentato l'immagine maggiormente venerata della chiesa durante i primi tre secoli dalla sua costruzione. Opera bellissima e ieratica, essa mantiene l'impianto bizantineggiante nella maestà assorta della Vergine e nello splendore dell'oro di fondo, ma è già anticipatrice dell'arte giottesca nella tenerezza del gesto del Bambino e nella sapiente cromia delle ali degli angeli.
L.Dalmasio: Sposalizio mistico di S.Caterina
Anche se i documenti antichi ci parlano di ben 4 organi presenti nella chiesa già nel ‘600, l'opera è moderna (1967) ed è famosa in tutta Europa per il suono eccellente, capace di creare infinite combinazioni musicali. Si tratta, infatti, di uno dei migliori organi del mondo ed ha inaugurato la consuetudine di proporre concerti internazionali di prim'ordine nella Cappella Musicale Arcivescovile di cui la chiesa si fregia.
Uscendo dalla Basilica non si può fare a meno di inoltrarsi nel porticato che costeggia Santa Maria dei Servi per tutta la sua estensione e si compone in un limpido quadriportico dinanzi alla facciata della chiesa, rivestita di mattoni rossi: esso è uno dei luoghi più singolari della città, dato che possiede un'eccezionale lunghezza (ben 169 metri!) ed è abbellito da 67 snelle colonne di marmo rosso e bianco di Verona: i colori di Bologna!
Sotto questo portico arioso ogni anno, nel mese di dicembre e fino all'Epifania, si svolge l'animata Fiera di Santa Lucia, una tradizionale festa popolare molto amata dai Bolognesi, un'occasione per fare acquisti di ogni genere e per vivere in compagnia le fredde serate invernali.
Santa Maria dei Servi: il lungo porticato esterno
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Percorrendo l'antica Strada Maggiore, lasciandosi alle spalle le due Torri, simbolo di Bologna, si giunge dopo una discreta passeggiata dinanzi ad una chiesa, elevata cinquant'anni fa alla dignità di Basilica Minore da Pio XII: è Santa Maria dei Servi, una tra le più belle tra quante il FEC possegga, nata nel culto della Vergine e dedicata alla Madre di Dio.
L'interno della Basilca
Un deambulatorio (corridoio anulare) ricco di cappelle circonda l'abside, al centro della quale il frate scultore Giovannangelo Montorsoli, discepolo di Michelangelo, creò nella metà del ‘500 un nitido altare maggiore su cui domina un classico Cristo risorto, mentre alla base le due suggestive statue di Adamo e di Mosé rivelano nella torsione dei corpi l'influsso del Maestro toscano.
Cimabue: Vergine in trono con Bambino e angeli (fine XIII sec.)
Dinanzi alla “ Madonna nell'attesa del parto” sostava spesso il grande artista Giorgio Morandi, affascinato dalla delicata e spoglia bellezza dell'opera di Vitale da Bologna, la stessa che affiora da ciò che resta dello “Sposalizio mistico di S. Caterina”, un affresco trecentesco attribuito a Lippo Dalmasio.
La chiesa possiede una rarità: il grande organo meccanico Tamburini, che campeggia nella navata sinistra ed il cui uso si connette con l'antico progetto di Andrea da Faenza di usare questo strumento nelle funzioni liturgiche.
l'Organo meccanico Tamburini
Costeggiando il porticato si giunge presso la zona esterna del coro, che, benché ultimata nel 1437, lascia affiorare un sapore più antico negli slanciati archi acuti, nei contrafforti e nelle guglie coniche; il campanile, invece, malgrado la guglia centrale, con la sua geometrica struttura è opera rinascimentale.
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