in Italia
Capolavori dalla Città Proibita
A Roma, nel Museo del Corso, si sta svolgendo una mostra inconsueta quanto interessante, “ Capolavori dalla città Proibita ”, che espone 120 opere selezionate fra gli innumerevoli tesori del Museo del Palazzo Imperiale a Pechino. Durante il regno di Qianlong, nel XVIII secolo, la dinastia cinese raggiunse l'apogeo politico e culturale, amplificando i confini dell'immenso impero ed abbellendo la Città Proibita, edificata dai Ming nel XV secolo. Proprio da questa grandiosa reggia provengono le opere esposte nella mostra, promossa dalla Fondazione Roma-Museo del Corso, capolavori che illustrano gli aspetti della vita di corte dell'imperatore Qianlong, personalità illustre ed aperta come nessun' altra della storia cinese, al rapporto con le culture diverse. Cerimonie fastose, riscontrabili dai ricchi abiti, dalle armature, dai troni alle giade, fino agli strumenti musicali, grazie anche ad un suggestivo allestimento evocano la vita pubblica e privata dell'imperatore. Gli oggetti esposti rivelano i molteplici interessi culturali del sovrano, che spaziano dalla poesia alla musica, nonché le sue passioni, come la caccia al cervo con l'arco, perfino gli orologi che Qianlong collezionava assieme agli strumenti scientifici, tangibili testimonianze degli intensi scambi fra la Cina e l'Occidente.
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Chinese version
G.Castiglione: La concubina impe-
riale Huixian ( XVIII sec), Pechino |
L'imperatore Qianlong in vesti cerimoniali, 1799 ca., Pechino
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L'idea dell' impero universale costituisce l'ultima parte dell'esposizione: attraverso ricostruzioni di ambienti, dipinti, suppellettili preziose che traducono l'aspetto spirituale e politico dell'impero, il visitatore può immergersi in un mondo così diverso dal nostro e così affascinante. Tra le molte opere pittoriche, alcune rivelano caratteristiche più vicine al linguaggio dell'Occidente e testimoniano la meritata fortuna ottenuta alla corte cinese di Qianlong da un artista italiano, il gesuita Giuseppe Castiglione, proveniente da Milano. Quest'ultimo seppe adeguare la propria arte allo stile cinese, fondendo le caratteristiche pittoriche locali con elementi di gusto occidentale, soprattutto nei grandi ritratti equestri dell'Imperatore, che rimandano all'arte di Tiziano. “Lang Shining” era il nome adottato dal Castiglione nella sua lunga vita trascorsa a corte, testimonianza dei consolidati rapporti fra la Cina ed il |
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Orologio con elefante (XVIII sec.), rame dorato, Pechino
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nostro Paese, vivaci fin dall'età di Marco Polo, ma che raggiunsero il massimo nell'epoca di Qianlong, sia grazie alla sua politica tollerante, sia grazie all'opera artistica del Castiglione, entrato a buon diritto nella storia della pittura cinese. E l'esposizione romana dimostra che questa volontà di interscambi culturali fra i due Paesi è più viva che mai!
Qianlong caccia un cervo con l'arco, 1760, Museo del Palazzo Imperiale, Pechino
"Capolavori dalla Città Proibita. Qianlong e la sua corte". Museo del Corso, Roma.
Fino al 20 marzo 2008
www.mondomostre.it
ufficiostampa@mondomostre.it
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Gaetano Zampogna : “CIRKUS”
A Roma, presso "Artmediastudiozeta", è in corso la mostra Cirkus, che espone la recente produzione di Gaetano Zampogna. L'artista, nato a Scido (RC) nel 1946, ma attivo nella Capitale da 35 anni, dal 1994 lavora per il recupero di una pittura di tessuto
figurativo contaminata dalle mitologie mediatiche del nostro
tempo, in un primo momento evidenziando la debolezza della
realtà percepita come produzione pubblicitaria. All'imponenza
monocromatica e lunare di grandi volti anonimi sovrappone,
elemento di disturbo e di disequilibrio, policromatici e minimali
gli “avvenimenti del mondo” come finestre mediali riprese dalle
copertine delle più importanti riviste internazionali.
Nella fase successiva Zampogna crea un rapporto alienato di identità fra i
due soggetti, dilatando le precedenti finestre pubblicitarie fino a
farle diventare equivalenti ai ritratti, fino a rendere, cioè, la “realtà
reale” e la “realtà mediale” intercambiabili.
Ne risulta un'immagine pittorica “smemorizzata” in cui i due
“avvenimenti” dialogano con straniante naturalezza: il punto di
forza delle due immagini è l'inconsistenza e l'anonimato, colti
in flagrante complicità. Con tecnica fine, la pubblicità e la vita
contemporanea si alimentano vicendevolmente.
Le ultime opere dell'artista rappresentano un passo ulteriore e
logico verso quest'analisi ironica e tragica del reale: i personaggi
vivono bizzarramente all'interno delle figurazioni stilizzate del “Gratta e vinci”.
La Scopa, l'Isola del tesoro, gli Animali portafortuna,
Cirkus sono icone di una contemporaneità svalorizzata che
rappresentano, per l'uomo occidentale, l'attesa di una mediocre
catarsi: la speranza della personale ricchezza, una chimera mediatica
come antidoto al vuoto crudele e globale di questi giorni
di storia.

L'esposizione "Cirkus", nello studio dell'artista
Gaetano Zampogna: "Cirkus", Artmediastudiozeta, Via del
Casale Galvani, 9 Roma. Dal 24 novembre 2007
www.gaetanozampogna.com
www.artmediastudioz.it
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english version
G. Zampogna: Cirkus.
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all'estero
Rubens, l’atelier del genio
A Bruxelles, nel Musée Royaux des Beaux-Arts de Belgique, è in corso la mostra « Rubens, l'atelier del genio », in cui si presentano al pubblico opere autografe provenienti dalla bottega del Maestro ed altre realizzate con i collaboratori più famosi, Jan Brueghel il Vecchio, Antoon van Dyck e Cornelis de Vos. Pittore eccelso e creatore del linguaggio barocco europeo, Pietro Paolo Rubens (Siegen 1577- Anversa 1640), a 23 anni è in Italia per studiare da vicino i suoi pittori preferiti e divenire pittore di corte e diplomatico del duca Vincenzo Gonzaga a Mantova. Proprio grazie alle rinomate collezioni gonzaghesche, Rubens ha modo di conoscere le opere degli artisti rinascimentali da lui più amati: i veneti, Raffaello e Michelangelo, Correggio e Leonardo, di apprezzare i contemporanei e di approfondire lo studio dell'arte antica, di cui diviene anche collezionista. A Venezia, a Genova, ma soprattutto a Roma la sua pittura, che fonde il naturalismo caravaggesco con l'esuberanza cromatica di Annibale Carracci, rivela uno stile personalissimo e sensuale, vivificato da un lussureggiante cromatismo e da una singolare enfasi retorica.

Rubens: Sacra Famiglia (inizi XVII sec.) |
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Rubens: Autoritratto (inizi del XVII sec.).
Tornato ad Anversa nel 1608, Rubens creerà una bottega prolifica: grandi pale d'altare d'argomento religioso, paesaggi ed allegorie profane lasceranno poi il posto agli eccezionali ritratti, dipinti con una pennellata veloce e con una tecnica ad impasti e velature, d'impronta veneta, che porta alle estreme conseguenze. Il segno rubensiano, carico di sensualità e di energia, risente del desiderio dell'artista di fermare immediatamente sulla tela la sensazione e nascono così i suoi nudi femminili, ridondanti e rosei, pieni di carnalità. L'arte per Rubens ha il compito di rendere reale le forme che nascono dalla sua fervida immaginazione, dunque all'opposto del Caravaggio, sempre pronto a smitizzare la storia ed il divino per aderire al dramma crudo dell'esistenza. Una bella mostra, dunque, per seguire da vicino i processi creativi di uno dei protagonisti della storia dell'arte europea. |
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Bartolomeo Gatto: "A Lesson in Blue”
A New York, presso l'Italian Cultural Institute, è in corso “ A lesson in Blue ”, un'esposizione di 20 opere dell'artista campano Bartolomeo Gatto. Nato a Molo della Civitella in provincia di Salerno nel 1938, Gatto, dopo aver concluso i suoi studi a Milano, all'Accademia di Brera, comincia ad esporre alla Galleria “il Cigno”, luogo d'incontro di molti intellettuali negli anni ‘60.
La sua formazione estetica risente della cultura europea, soprattutto di quella espressionista tedesca.
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S. Gatto: A Lesson in Blue
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Viaggia molto, infatti, a Madrid incontra Salvator Dalì ed a Milano conosce Giorgio de Chirico; ma il momento decisivo per la sua carriera è quando, alla fine degli anni ‘70, visita la Sardegna e viene colpito dalla bellezza primordiale dell'isola, i cui aspetti naturalistici sempre diverranno i protagonisti delle sue tele.
Pochi colori, rosso, viola, turchese, giallo, e semplici forme plastiche, d'aspetto roccioso, vengono dipinti da Gatto come elementi che racchiudono pensieri e stati d'animo poetici. Il rosso e il blu, colori da lui preferiti, sanno creare liriche sinfonie al limite dell'astrazione, ma piene di forza interiore: in questa esposizione newyorkese Gatto ha scelto l'espressività del blu che simboleggia il mare, il cielo, le ombre delle pietre, ma che riflette altresì una dimensione tutta spirituale.
“Bartolomeo Gatto: a Lesson in Blue”
La Galleria
Italian Cultural Institute, 686 Park Avenue, NYC -
212 879 4242 ext 371
For further information email: planning.iicnewyork@esteri.it
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La riproduzione in capo alla pagina è l'autoritratto di Artemisia Gentileschi, disegnato dalla restauratrice Francesca Secchi
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