Chi percorre via Appia Pignatelli a Roma, in direzione delle catacombe,
costeggiando il Parco della Caffarella, nel tratto subito dopo l’incrocio
con via dell’Almone (fiume che avrebbe da raccontare tante
storie antiche, belle, e recenti, meno belle per mancanza di rispetto
dell’ambiente), sulla destra può leggere un cartello
indicativo modesto, con la scritta SURBANO (si nota infatti l’assenza
del punto, che fa pensare a tutt’altro che a Sant’Urbano),
e insieme s’intravede un percorso in terra battuta che mena
al luogo sacro.
Molti certamente restano incuriositi, ma non tanto da volerne sapere
di più; altri invece, cultori delle antichità e realmente
interessati all’arte, potrebbero consultare con profitto il
sito del Comitato per il Parco della Caffarella, per apprendere
notizie e informazioni in merito.
Il Comitato infatti, che si prende particolarmente cura della storia,
della vita e della salvaguardia
del Parco, con numerose iniziative culturali, sportive ed ecologiche,
mediante istruttive e operative visite guidate, ci informa che S.
URBANO è una chiesetta dedicata al Santo martire, il cui
culto risale al VI sec. ca d. C.
Non è un fatto memorabile singolare, questo della trasformazione,
se si ricorda che anche un tale monumento antichissimo era stato
un tempietto romano, risalente al 160 ca d. C. e dedicato a Cerere
e Faustina: il Cristianesimo, si sa, dopo gli inizi difficili delle
grandi persecuzioni ad opera di Nerone e di Diocleziano (l’istitutore
della tetrarchia, che inaugurò l’era dei martiri),
con il favore di Costantino, prima, e di Teodosio, poi, prese via
via possesso non solo delle anime convertendole, ma anche delle
costruzioni trasformandole in chiese e assicurandone la conservazione:
un grande merito di promotori e di mecenati del passato la salvezza,
la conservazione e l’arricchimento delle opere d’arte
e dei luoghi di culto, per i quali purtroppo oggi non si usa il
necessario riguardo, abbandonati come sono all’incuria, al
vandalismo e al deperimento.
Possiamo dire tuttavia che per Sant’Urbano in parte è
finita la sofferenza e insieme la colpevole incuria da parte delle
istituzioni pubbliche: grazie ai numerosi solleciti del Comitato
e agli interventi della Sovrintendenza di Roma Capitale la chiesetta
è stata restaurata e addirittura, in occasione della giornata
del patrimonio, il 28 settembre u. s., finalmente aperta al pubblico.
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(n.1) Facciata della chiesa di S. Urbano. (Foto
D.Massari)
(n.2) Particolare di una colonna in marmo
pentelico con capitello corinzio. (Foto D. Massa
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Il Comitato si augura che si arrivi ad aperture periodiche
al pubblico di questo luogo sacro, perché tutti possano godere
le meraviglie di un piccolo tesoro dell’arte antica, troppo
a lungo ignorato, e per suscitare vieppiù l’interesse
generale per il nostro patrimonio artistico; vivo interesse, s’intende,
che solo può costituire garanzia di atti e interventi conservativi
da parte della P. A. Di questo prezioso monumento, come guida propedeutica
ad una eventuale fruizione diretta, proponiamo alcune immagini significative,
riguardanti: l’architettura interna ed esterna, gli affreschi
interni, la volta e la cripta.
In primo luogo, possiamo ammirare l’architettura complessiva
esterna in laterizi, piuttosto compatta, che dà l’idea
del monovolume interno e che in realtà risulta articolato
in più vani: l’atrio, un’ampia stanza, la cripta.
Come si evince dalla fig. n.1, si nota in particolare la facciata
con il prostilo tetrastilo, il cui vano del sottoportico, per garantire
la tenuta del monumento, fu murato tra le colonne. Sulla facciata
vi figurano lateralmente due finestrelle a forma quadrata e la porta
d’ingresso:
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(n.3) Affresco interno alla chiesa raffigurante una
modalità assai antica di rappresentare la crocifissione di Gesù
con quattro chiodi anziché tre. (Foto di Domenico Massari)
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Nella fig.n.2 viene evidenziata una delle due colonne laterali,
che con quelle due centrali concorrono a sostenere il portico con
l’accesso murato:
All'interno della chiesetta si può ammirare un affresco raffigurante
la crocifissione eseguita con modalità antichissima, in cui si notano
quattro chiodi al posto dei tre delle epoche successive, fig.n.3.
Il suddetto affresco fa parte della serie dei 34 affreschi distribuiti
lungo tutte le pareti sulla fascia mediana, raffiguranti episodi
tratti alcuni dal vangelo, altri dalle vite dei martiri, in particolare
di Santa Cecilia e di Sant’Urbano.
Infine c'è da dire che la chiesa di Sant'Urbano è dotata di una
cripta, nella quale si conserva un affresco le cui figure riconducono
per alcune caratteristiche all'iconografia bizantina, ma per altri
particolari si deve risalire a un periodo anteriore al 1000, come
un esperto dell'arte antica potrebbe constatare, osservando la fig.
n.5.
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(n.5) L'affresco nella cripta di S. Urbano, dell'VIII-IX
secolo, raffigura la Madonna col Bambino fra S. Urbano
a sinistra e
S. Giovanni a destra. (Foto Domenico Massari)
Per informazioni sul Parco, in generale, e, in particolare, sul Triopio
di Erode Attico e sulla moglie Annia Regilla, alla quale era dedicato
il suddetto tempio trasformato successivamente in luogo di culto cristiano,
si può confrontare il sito: ww.caffarella.it nel link Comitato per
il Parco della Caffarella. |
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