Brasile, 2009. © Sebastião Salgado/Amazonas Images
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Uno dei più grandi artisti della seconda metà del
‘900, che come pochi sa tradurre le atmosfere incantate
della terra, è senza dubbio Sebastião Salgado,
brasiliano, da 40 anni fotografo, viaggiatore instancabile e impegnato
nella riqualificazione delle zone della terra depredate dall’azione
dell’uomo. La bellezza dei luoghi, degli animali e degli
esseri umani che Salgado fotografa è una realtà
che la macchina dell’artista, grazie all’incomparabile
perizia tecnica, sa rendere ancora più affascinante e sbalorditiva
della realtà, poiché nei suoi scatti s’intravede
la passione dell’uomo e del fotografo per l’armonia
del creato e per la capacità degli esseri viventi di adattarsi
alle condizioni più estreme di sopravvivenza.
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Isole South Sandwich, 2009.
© Sebastião
Salgado/Amazonas Images
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Kafue National Park, Zambia, 2010.
© Sebastião
Salgado/Amazonas Images
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Tra le 250 immagini esposte a Milano a Palazzo della Ragione fino
al 2 novembre prossimo, molte sono scatti di zone, come quelle ghiacciate
del Polo Sud o le foreste della Nuova Guinea, dove la vita sembra
impossibile e le condizioni ambientali proibitive per ogni essere
vivente. Nei luoghi incontaminati dell’Amazzonia o della Tanzania,
in cui Salgado ha vissuto per realizzare il suo reportage fotografico,
gli animali selvatici sono ripresi invece nella loro completa libertà
e mostrano vitalità e sintonia con l’ambiente che li
ospita da sempre.
Dall’immenso materiale fotografico si percepisce che l’artista
non soltanto è ammirato dai sorprendenti soggetti che ritrae,
ma soprattutto crede fermamente nella possibilità di poter
ancora conservare alcune parti del mondo nell’ originaria
e misteriosa armonia primitiva, anche se nello stesso tempo teme
che la modernità possa distruggere, più di quanto
non abbia già fatto, la sua intatta e irrepetibile bellezza.
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Etiopia, 2007. © Sebastião Salgado/Amazonas
Images
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Penisola di Vald's, Argentina. 2004.
© Sebastião
Salgado/Amazonas Images
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La mostra milanese, approdo finale dopo un tour internazionale e
nazionale di grande successo, è divisa in 5 sezioni che ripercorrono
i luoghi in cui Salgado ha realizzato le foto: il Pianeta Sud, i
Santuari della Natura, l’Africa, il Grande Nord, l’Amazzonia
e il Pantanàl in Brasile. Le immagini, tutte rigorosamente
in bianco e nero, di questa rassegna intitolata “Genesi”,
sono dunque il frutto di lunghi viaggi, durati anni, che hanno condotto
il fotografo attraverso luoghi terrestri e marini lontanissimi tra
loro, alla scoperta di zone ancora intatte, custodi della primigenia
bellezza del creato, dove regna il silenzio e il senso d’infinito.
Il titolo della mostra ,“Genesi”, è dunque un
proclama che rimanda alla creazione biblica della Terra, ma è
anche un monito per gli uomini di oggi e di domani, affinchè
un bene così unico e prezioso non venga distrutto dalla folle
cupidigia umana o dalla indifferenza globale.
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Isola di Siberut, Sumatra, Indonesia, 2008.
© Sebastião Salgado/Amazonas Images
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Sud del Djanet, Algeria, 2009.
© Sebastião
Salgado/Amazonas Images
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Sebastião Salgado è nato ad Almarés, in Brasile,
nel 1944: nel ’73 diviene fotografo a Parigi lavorando per
le più importanti Agenzie fotografiche mondiali: Sygma, Gamma
e Magnum. Viaggia moltissimo assieme alla moglie Lèlia (curatrice
della presente mostra) e tornato in America Latina si è occupato
degli Indios e della carestia degli anno ’80 in Africa. Molto
attento alle problematiche mondiali, i suoi lavori fotografici hanno
avuto tematiche umanitarie, come i migranti, i rifugiati e i bambini;
assieme alla moglie Selgado ha inoltre creato in Brasile L' Istituto
Terra, che ha permesso di ripiantare migliaia di alberi nella
foresta amazzonica, contribuendo alla sua conservazione. Nella città
natale Almarés l’Istituto è divenuto un importante
centro culturale che si occupa dei problemi più urgenti della
Terra.
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Arizona, USA, 2010. © Sebastião Salgado/Amazonas
Images
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