Gillo Dorfles durante la presentazione della mostra "Essere nel tempo", al MACRO di Roma (foto Alfonso Anania)
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Si è inaugurata il 26 novembre scorso, al MACRO di Roma,
la suggestiva antologica di Gillo Dorfles: artista poliedrico e
teorico noto a tutto il panorama dell’arte dal XX secolo ad
oggi. La mostra, che titola “Essere nel tempo”,
è curata da Achille Bonito Oliva; divisa in sezioni, presenta
un allestimento, progettato da Fulvio Caldarelli e Maurizio Rossi,
ben strutturato, tanto da emozionare lo stesso Dorfles che ad una
mia domanda ammette “non avrei saputo fare meglio!”.
La rassegna è una prima antologica che rende omaggio all’opera
totale di un grande studioso della cultura visiva italiana. Oltre
cento opere catturano l’attenzione sia per le grandi tele
degli anni ‘ 30-50, sia per le enormi sculture in forme astratte
e tutte colorate prevalentemente di rosso, giallo, blu, bianco,
verde, viola: i colori prediletti della sua tavolozza. Le sculture sono
realizzate in vetroresin e terracotta e quelle esposte sono recenti
(2013-15).
Camminando nelle sale del museo, mentre si osservano le
opere, i filmati provenienti da RAI Teche, le lettere, le copertine
dei suoi numerosi libri, si scopre il suo mondo, ma nel contempo la nostra
storia dell’arte e quella sociale, raccontata negli scambi epistolari
con i suoi colleghi e amici.
Dorfles, presente all’inaugurazione, si aggira nelle sale con eleganza ed ironia, quell’ironia
che ritroviamo nei suoi segni dipinti sulle tele. All’età
di 106 anni ha una freschezza intellettuale unica! La sua “enargea”
commuove e stravolge, fa riflettere sulla bellezza di vivere una
vita senza limiti di tempo poiché l’essere è nell’esserci
nel tempo, per dirla con Heidegger.
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Dall’esperienza del gruppo
MAC (Movimento Arte Concreta) a quella di critico d’arte lungimirante,
Dorfles passa alla storia dalle neoavanguardie ai nuovi media, consegnandoci
le testimonianze dei suoi amici poeti e scrittori come Montale,
Saba e Umberto Eco.
Ancora oggi egli ammette di essere sempre
attento alla sensibilità dei colleghi artisti e di non essere
geloso di nessuno. Ha viaggiato molto, lasciandosi affascinare dalle
diverse correnti estetiche.
Durante una sua mostra, in Germania nel 1929, rivelò che
le figure di Kandinsky e di Klee furono determinanti per la sua
ricerca stilistica, seppur da sempre ha manifestato uno stile personalissimo,
rivolto all’analisi dell’Io. Dorfles, anima doppia:
teorico e artista, vive da anni a Milano e del passato non ha alcuna
voglia di parlare poiché egli vive il presente e ne respira
i cambiamenti urbani di una città ormai globalizzata. Il
titolo dell’antologica rispecchia la sua filosofia di vita.
A completare e arricchire la mostra è un bellissimo catalogo
edito da SKIRA con testi di Massimo Carboni, Arturo Carlo Quintavalle,
Aldo Colonetti, Achille Bonito Oliva, Raffaele D’Andria, Luciano
Caramel, Martina Corgnati, Marco Meneguzzo, Claudio Cerritelli,
Alberto Boatto, Emilio Tadini, Umberto Eco.
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Composizione con cresta, 1949, olio su tavola, CSAC, Università di Parma, Sezione Arte. |
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Matto, 1940, tempera e inchiostro su carta, Collezione privata, Milano
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