Edward Hopper (1882 1967)
Self Portrait
1903 1906
Oil on canvas, 65,9x56,2 cm
Whitney Museum of American Art, New York;
Josephine N. Hopper Bequest
© Heirs of Josephine N. Hopper, Licensed by
Whitney Museum of American Ar
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Second Story Sunlight
1960
Oil on canvas, 102,1x127,3 cm
Whitney Museum of American Art, New York; purchase,
with funds from the Friends of the
Whitney Museum of American Art
© Whitney Museum of American Art, N.Y.
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A Bologna a Palazzo Fava - Palazzo delle Esposizioni
si sta svolgendo la mostra Edward Hopper, dedicata al pittore americano,
morto nel 1967. Nato nel 1882 a Nyack, una piccola cittadina nello
Stato di New York, Hopper studia per un breve periodo illustrazione
e poi pittura alla New York School of Art sotto l’egida di
grandi maestri. Visita l’ Europa tre volte (dal 1906 al 1907,
nel 1909 e nel 1910), ammira l’arte dei pittori del Rinascimento
toscano, soprattutto Pier della Francesca, ma è Parigi la
città che lascerà maggiore impronta nella sua formazione
artistica, alimentando quel sentimento francofilo che non lo avrebbe
mai abbandonato, anche dopo essersi stabilito definitivamente a
New York, dal 1913.
La sua pittura è riconoscibile per uno stilema che fonde
un gusto realistico con un’atmosfera quasi “metafisica”
di silenzio e di attesa. Se a prima vista può sembrare che
le immagini di Hopper, i suoi caffè, gli interni domestici,
i personaggi ripresi nelle loro stanze, siano molto simili alla
quotidianità e raccontino la middle class americana degli
anni ’50 e ’60, i suoi dipinti sono in realtà
un’indagine calcolata che riflette sul tempo della vita, sui
frammenti della realtà sconosciuti e misteriosi, mai banali.
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New York Interior
c. 1921
Oil on canvas, 61,8x74,6 cm
Whitney Museum of American Art, New York;
Josephine N. Hopper Bequest
© Heirs of Josephine N. Hopper, Licensed by
Whitney Museum of American Art
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Summer Interior
1909
Oil on canvas, 61,6x74,1 cm
Whitney Museum of American Art, New York; Josephine
N. Hopper Bequest
© Heirs of Josephine N. Hopper, Licensed by Whitney
Museum of American Art
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Le scene dipinte da Hopper sono predisposte
come se una macchina da presa stesse riprendendo le inquadrature
in momenti qualsiasi di vite qualsiasi, ma l’effetto è
pur sempre quello di una costruzione attenta e suggestiva delle
persone e dei luoghi, circonfusi da un alone di poesia, anche se
il primo approccio con le sue opere può creare una sensazione
di freddezza e di estraneamento. Il silenzio sembra dominare, ma
esso parla attraverso le immagini, ritratte con particolare cura,
immobili e lontane da noi, che ci fanno scoprire un’America
di gente comune, di vite solitarie, dove nessuno è protagonista
della propria esistenza, dove l’anonimo prende il sopravvento
e tutto ciò che è ordinario diviene oggetto di una
lirica melanconia.
Alto un metro e novanta, nonostante la forte presenza fisica, scriveva
o parlava pochissimo del suo lavoro; scomparso all’età
di ottantaquattro anni, la sua arte ha goduto della stima della
critica e del pubblico nel corso di tutta la carriera, nonostante
il successo dei coevi movimenti d’avanguardia. Nel 1948 la
rivista “Look” lo nomina uno dei migliori pittori americani;
nel 1950 il Whitney Museum organizza un’importante retrospettiva
e nel 1956 il “Time” gli dedica la copertina. Nel 1967,
anno della morte, l’opera di Hopper rappresenta gli Stati
Uniti alla prestigiosa Bienal di São Paulo.
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Light at Two Lights
1927
Watercolor and graphite pencil on paper, Sheet:.
35,4x50,8 cm
Whitney Museum of American Art, New York; Josephine
N. Hopper Bequest
© Heirs of Josephine N. Hopper, Licensed by Whitney
Museum of American Art
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La mostra bolognese, a cura di Barbara Haskel, curatrice di dipinti
e sculture del Whitney Museum of American Art di New York, che
ha concesso per l’occasione il nucleo più consistente
di opere, espone oli, acquerelli e incisioni di Hopper, dalle opere
parigine ai paesaggi e scorci cittadini degli anni ’50 e ’60,
circa sessanta lavori tra cui celebri capolavori come “South
Carolina”, “New York interior”, Summer interior”
, una carrellata che ripercorre tutta la produzione di Hopper, dalla
formazione accademica agli anni parigini, fino al periodo “classico”
e più noto degli anni ‘30, ‘40 e ’50, per
concludere con le grandi immagini degli ultimi anni. Tra i capolavori,
prestito eccezionale, il grande quadro “Soir bleu” (due
metri di lunghezza), simbolo della solitudine e dell’alienazione
dei nostri tempi. Riguardo all’erotismo presente nelle opere
di Hopper la mostra espone alcune delle più significative
immagini di donne ritratte in stati contemplativi, nude o semi svestite,
da sole e in interni, che illustrano al meglio la poetica dell’artista
e l’abilità nel rivelare la bellezza nei soggetti più
comuni, usando quel “taglio cinematografico”, molto
apprezzato dalla critica, che rivela l’influenza che l’arte
di Hopper eserciterà sul cinema, in particolare sul genio
del brivido, il regista britannico Alfred Hitchcok.
Realizzata in collaborazione con Luca Beatrice, la mostra si concluderà
il 24 luglio 2016.
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Soir Bleu
1914
Oil on canvas, 91,8x182,7 cm
Whitney Museum of American Art, New
York;Josephine N. Hopper Bequest 70.1208
© Heirs of Josephine N. Hopper, licensed by
Whitney Museum, N.Y.
Digital Image © Whitney Museum, N.Y.
Marina Turco, laureata in Lettere con specializzazione cinema e teatro e giornalista freelance
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