Andé Friedman, ungherese di nascita, noto con lo pseudonimo
Robert Capa, può essere ritenuto senza dubbio il caposcuola
del reportage fotografico di guerra, nato ai tempi della guerra
in Crimea e affermatosi durante la Secessione americana (1861-65),
in un periodo storico in cui la tecnica non consentiva, però,
immagini istantanee. Con il reportage della Guerra Civile in Spagna
nel 1936-39 Robert Capa inaugura un nuovo modo di fotografare il
conflitto bellico dal di dentro! La sua vita avventurosa fu spesa
tutta per fermare con i suoi scatti i momenti cruciali delle azioni
militari, delle esplosioni, dei bombardamenti, degli attimi crudeli
delle morti in diretta.
Da Parigi, dove si era trasferito giovanissimo, Capa passò
in Spagna, ma dopo il ’39 si recò prima in Giappone,
in occasione della guerra cino-nipponica, poi seguì con la
sua macchina fotografica gli episodi più drammatici della
seconda guerra mondiale, la guerra arabo-israeliana nel ’48
e il primo conflitto in Indocina, dove trovò prematuramente
la morte, saltando su di una mina.
Dalla sua enorme produzione fotografica furono selezionate 937 foto
ad opera del fratello Cornell e del suo biografo Whelan (conservate
a New York, Tokyo e Budapest); 78 di queste foto sono esposte in
una mostra nel Museo di Roma Palazzo Braschi, dal titolo
"Robert Capa in Italia 1943-1944". |
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Donna tra le rovine di Agrigento, 17-18 luglio 1943
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La ricorrenza è duplice: il settantesimo
anniversario dello sbarco alleato in Italia e il centenario della
nascita del grande fotografo (1913/1954). La mostra è un
racconto in bianco e nero della guerra e dei suoi drammi: come aveva
fotografato lo sbarco in Normandia, Capa ferma in scatti fulminei
lo sbarco in Sicilia e quello ad Anzio; indaga i volti dei militari,
i loro atteggiamenti, le loro paure; ritrae anche momenti della
vita dei civili con un’attenzione particolare alle loro emozioni,
oltre che al dato realistico delle loro condizioni: la fame, la
sete, la spossatezza, il dolore. Se la guerra è naturalmente
la madre del fotogiornalismo, Capa non vuole soltanto immortalarne
obiettivamente gli episodi, ma vivere assieme ai soldati e alla
gente comunei riflessi psicologici ed emotivi delle situazioni più
estreme.
Famosa quanto emblematica dell'immediatezza della sua arte, la foto
“Morte di un soldato repubblicano" (15 settembre
1936, guerra Civile di Spagna), pubblicata sulla rivista Life,
in cui il momento dello scatto coincide tragicamente con quello
del colpo mortale. Foto molto discussa, tanto che si mise anche
in dubbio la sua autenticità; ma, malgrado le critiche e
i sospetti, rimane l’immagine più sconvolgente dei
suoi scatti durante la Guerra civile spagnola.
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Soldato americano in perlustrazione nei dintorni di Troina, 4-5 agosto 1943
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In coda per l'acqua in una via di Napoli, ottobre 1943
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Capa è capace di cogliere gli attimi più
significativi di un evento donando alle foto tutti quegli elementi
di artisticità che ne esaltano la forza espressiva, senza
tuttavia manipolarne in alcun modo la veridicità.
Nel 1947 a Parigi Capa diviene fondatore dell’Agenzia Magnum,
assieme a David Seymour, detto Chim, Sierge Rodger e Henry Cartier-Bresson,
ovvero di quella che fu per oltre 50 anni la più importante
agenzia d’informazione fotografica internazionale, impegnata
a documentare in tutto il mondo persecuzioni, ingiustizie sociali
e guerre. Il merito di Capa fu appunto quello di essere stato una
guida instancabile e autorevole di una schiera di fotoreporters
che, come lui, hanno contribuito notevolmente non solo alla conoscenza
delle atrocità belliche, ma sono stati veri e propri fautori
di un'azione di propaganda, priva di qualsiasi retorica, contro
le aberrazioni della guerra e le prevaricazioni d'ogni genere. Inoltre
la riproducibilità delle foto su giornali di tutto il mondo
ha facilitato la conoscenza dei fatti e la consapevolezza nelle
menti e nelle coscienze individuali e collettive del volto disumano
delle guerre.
Così recita Beatrix Lengyel nel catalogo Alinari della mostra
:”Nonostante conoscesse la paura, fu con coraggio impegnato
in tutti i più importanti scenari bellici attorno alla metà
del XX secolo, avendo sempre ben presente l’eterno dilemma
del giornalista e del fotoreporter : esserci per richiamare l’attenzione
del mondo sul dolore, senza però poter personalmente aiutare
gli afflitti” .
La mostra, che avrà una seconda tappa a Firenze presso il
Museo Nazionale Alinari della Fotografia, è stata organizzata
in occasione dell’Anno Culturale Ungheria- Italia 2013; è
curata da Beatrix Lengyel e sarà visitabile a Roma fino al
6 gennaio 2014.
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Soldati americani a Troina, nei pressi della cattedrale
di Maria SS Assunta,
dopo il 6 agosto 1943
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