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"Ad ogni tempo la sua arte, all'arte la
libertà": questo il motto scolpito a lettere dorate
sulla fronte dell'edificio realizzato a Vienna da Joseph Maria Olbrich
nel 1898, quale sede permanente delle esposizioni del gruppo della
Secessione viennese, di cui Gustav Klimt fu cofondatore e I°
presidente. A cento cinquant’anni dalla nascita del grande
artista, Vienna dedica una serie di mostre prestigiose a lui e al
suo Movimento che ha saputo portare avanti istanze fondamentali
per il rinnovamento dell'arte. Una rassegna dal titolo "Gustav
Klimt nel segno di Hoffmann e della Secessione" riporta a Venezia,
nelle sale del Museo Correr, dopo un secolo dalla partecipazione
di Klimt alla Biennale del 1910, l’opera del Maestro austriaco
grazie ad un’esposizione di eccezionali dipinti, disegni rari,
mobili e raffinati gioielli, nonché i disegni che testimoniano
l’evoluzione dell’opera di Klimt e degli altri protagonisti
della Secessione.
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Giuditta
I, 1901 Olio su tela 84 x 42 cm, Vienna Belvedere © Belvedere, Vienna
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La volontà di aprire il mondo
figurativo austriaco alle più moderne istanze europee, cercando
di separare il fare artistico dai fini meramente commerciali, ha
infatti rappresentato una spinta propulsiva e vitale per le correnti
del Modernismo in tutta Europa. Dalle pagine della rivista "Ver
sacrum", organo di diffusione e promozione del gruppo della
Secessione, artisti e critici propugnarono con energia le nuove
idee fino al 1918, data della 49° e ultima mostra, anno in cui
morirono i maggiori esponenti dell'arte d'inizio secolo: Klimt,
il grande architetto Otto Wagner e Koloman Moser, pittore e grafico,
docente di quella Scuola di Arti Applicate di Vienna, dove fu elaborata
la teoria dell'"arte totale", ovvero la sintesi di architettura,
scultura, pittura ed arti minori. Durante la ventennale attività
espositiva, di cui le opere klimtiane rappresentarono sempre il
nucleo centrale, la Secessione ebbe il merito non solo di presentare
al pubblico pittori europei già affermati, come Monet, Rodin
o Böklin, infrangendo l'isolamento dell'arte austriaca, ma
anche di far conoscere genialità figurative, come Van Gogh,
Cezanne, Schiele, Munch, che avrebbero rivoluzionato il panorama
artistico del XX° secolo.
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Lo stesso Klimt fu profondamente influenzato
dalle mostre secessioniste: il paesaggismo di Monet, la tecnica
pointellista di Signac, il linearismo nervoso di Toulouse-Lautrec,
la xilografia giapponese e l'audacia coloristica di Matisse contribuirono
sensibilmente all'evoluzione del linguaggio del Maestro dello Jugendstil.
Nel 1902, in occasione della presentazione della statua di Beethoven
scolpita da Max Klinger, la Secessione organizzò una delle
sue più importanti esposizioni, allestita dall'architetto
e amico Josef Hoffmann, per la quale Klimt creò il celebre
"Fregio di Beethoven" (1901/2), il cui progetto è
presente nella mostra veneziana. |
Acqua in movimento, 1898
Olio su tela, 52 × 65 cm © Galerie St. Etienne, New York
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Studio per la Gorgone di
sinistra nelle “Forze ostili”, Fregio di Beethoven, 1902 Carboncino
su carta, 42,2 x 31,5 cm, Collezione privata © Galerie Kovacek Spiegelgasse,
Vienna
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Il fregio, che si estende lungo tre pareti di una grande sala del
Palazzo della Secessione a Vienna, per una lunghezza totale di 34
metri, rappresenta, com’è noto, una parafrasi pittorica
della 9° Sinfonia di Beethoven, in cui Klimt traspone l'anelito
umano alla felicità, mirabilmente espresso dalla musica del
genio tedesco. L'opera, originalissima e suggestiva, influenzata
dal simbolismo di Jan Toorop, provocò ammirazione e scandalo
insieme, per la forte tendenza all'astrazione delle forme e per
una "stranezza" tecnica: le immagini, infatti, dipinte
su stucco con colori alla caseina, sono impreziosite da intarsi
di pietre dure, applicazioni in oro, smalti, madreperla e specchi.
Esse si snodano lungo le pareti dapprima come un'esile onda di forme
flessuose e incorporee, fortemente stilizzate, che conduce all'imponente
figura del guerriero (dai lineamenti di Gustav Malher), simbolo
della forza e del coraggio, cui fa riscontro, nella parete frontale,
la delicata immagine della poesia rasserenatrice, ove si placa ogni
desiderio umano.
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Volto di fanciulla, 1898 c.a.
Olio su cartone, 38 x 34 cm, collezione privata © Belvedere, Vienna (Alfred Weidinger)
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Spilla, 1905 Modello G367,
Esecuzione Wiener Werkstätte/Karl Ponocny Argento, oro, corallo,
lapislazzuli e pietra di luna, 5 x 5,1 cm, Galerie bei der Albertina
– Zetter, Vienna. © Galerie bei der Albertina – Zetter, Vienna
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Vizi, follia e morte, concretizzati in figure femminili vampiresche
ed in terrificanti mostri dell'inconscio, si frappongono al compimento
dell'aspirazione umana, fino a che l'utopistico cammino si conclude
nel celebre "Bacio a tutto il mondo", rilassante e divino
abbandono, ma anche felicità destinata a pochi eletti. Lo
stile del fregio, essenziale e pregno di carica espressiva, entusiasmò
all'epoca artisti come gli espressionisti Kokoschka e Schiele, per
l’incisività della linea e per il pathos delle immagini;
la raffinatezza decorativa e la preziosità dell'ornamentazione
(frutto anche della suggestione provocata su Klimt dai mosaici veneziani
e ravennati) rappresentano una sorta di liberazione dalla fisicità
e dal dolore, e delineano un mondo pittorico che nella ricercata
esuberanza ornamentale propone una sensualità metaforica,
parallela a quella umana.
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Fuochi fatui, 1903
Olio su tela, 52 x 60, Collezione privata europea © Christie’s Images Limited, London
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E’ di quegli
stessi anni uno dei capolavori klimtiani, "Giuditta I",
l'eroina biblica che incarna un modello ideale di bellezza dal fascino
enigmatico, gli occhi languidamente socchiusi, il sorriso inquietante.
Poco spazio per l'immagine macabra della testa mozzata di Oloferne,
poichè è la figura di Giuditta ad attrarre e primeggiare
sulla tela. Se i motivi ornamentali che l'avvolgono, ispirati al
mondo miceneo-greco, rimandano alla Pallade Atena dipinta da Klimt
nel '98, divenuta emblema della Secessione, tuttavia essi acquistano
in quest’opera eleganza e sensualità singolari. La
lussureggiante varietà delle forme organiche s'intreccia
a disegni astratti, creando una trasposizione fra figura e ornamentazione,
tale che l'anatomia si muta in decorazione e quest'ultima diviene
anatomia, in un'osmotica vicenda cromatica e luministica.
Nella pittura klimtiana, infatti, le immagini si smaterializzano
e gli elementi decorativi, rutilanti di ori, divengono forme cariche
di valenze simboliche, erotiche ed esoteriche, allusive ad un' interiorità
vitalistica quanto misteriosa. Frutto di una fusione sapiente di
suggerimenti metaforici che alludono alla vita, alla morte e all'eros,
l'opera di Klimt trasmigra in un universo estetizzante e atemporale,
come accade negli spendidi ritratti, come in quello di "Adele
Bauer", dove l'ornamento sovrasta la figura fino ad assimilarla
nella sua astratta e fagogitante |
bellezza, negandone ogni veridicità
naturalistica e/o psicologica, hortus conclusus che preserva
l'umano dalla contaminazione e dall'incomprensibilità dell'esistenza.
Nel 1905 Klimt si
distaccò dal gruppo della Secessione ponendo fine ad un periodo
della vita contrassegnato da grandi successi; tuttavia la sua arte
continuò ad arricchirsi di creative esperienze fino alla
morte, avvenuta a soli 56 anni per un ictus.
La mostra al Museo Correr, curata da Alfreid Weidinger, oltre a
rappresentare il frutto di un'importante collaborazione internazionale
tra il Museo del Belvedere di Vienna e Musei civici di Venezia,
intende esaltare l'influenza dell'arte di Klimt sul panorama figurativo
italiano nei primi due decenni del secolo scorso, spesso non adeguatamente
studiata, come ha dichiarato il direttore della Fondazione Musei
Civici, Gabriella Belli.
La rassegna veneziana si concluderà l'8 luglio 2012.
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Fregio di Beethoven (particolare),
1901-1902. Materiali vari, Vienna Belvedere © Belvedere, Vienna
( le forze del male:da sinistra: le Gorgoni, la malattia e la
morte, il mostro Tifeo, lussuria e incontinenza)
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Bruna Condoleo, storica dell'arte, curatrice di mostre e di cataloghi d'arte |
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