Hieronymus Bosch, I sette peccati
capitali, 1500 - 1515 Olio su tavola, 86,5 x 56 cm Ginevra, Geneva
Fine Arts Foundation
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LPieter Brueghel il Vecchio
e bottega, La Resurrezione, 1563 ca. Olio su tavola, 107 x 73,8
cm Belgio, collezione privata |
"La natura è stupita perchè il pittore sa esserle pari": è l'entusiastico
commento di un umanista nei riguardi dell'opera di Pieter Bruegel
il Vecchio, artista geniale che divise la breve vita fra Anversa
e Bruxelles dove in soli 10 anni creò i suoi capolavori. I due figli,
Pieter il Giovane e Jan il Vecchio continuarono la tradizione paterna
e così fecero i discendenti di quest'ultimo creando una dinastia
di pittori che durò fino agli albori del 1700. In una mostra, dal
titolo "Brueghel. Meraviglie dell'arte fiamminga", il Chiostro
del Bramante a Roma celebra, per la prima volta in Italia, la grandezza
di quattro generazioni di artisti fiamminghi con un'esposizione
di opere provenienti dall'Europa e dal mondo.
Amante dei viaggi che lo condussero fino in Sicilia (ne fanno fede
i bellissimi disegni di paesaggi italiani), polemico nei confronti
del classicismo rinascimentale, Pieter Brueghel il Vecchio (1525-1569)
si distinse nel panorama della pittura del XVI secolo per la ricerca
di un realismo laico, permeato di simpatia umana per gli umili e
di grande interesse per il paesaggio, che grazie alla sua opera
diventa soggetto della pittura. Attraverso un'arte raffinata che
affonda le proprie radici nella grande tradizione fiamminga, da
Van Eych a Hieronymus Bosch, il Pittore denunciò la follia dell'uomo
senza mai divenire un moralista pedante.
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Pieter Brueghel il Giovane, Danza nuziale all'aperto,
1610 ca. Olio su tavola, 74,2 x 94 cm U.S.A., collezione privata
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Pieter Brueghel il Giovane, Trappola per uccelli, 1605 Olio su tavola,
50,5 x 61 cm Ginevra, collezione Torsten Kreuger
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Imbevuto di cultura erasmiana, tesa all’esaltazione della
dignità umana e a sconfiggere le superstizioni, Pieter non
si beffa del contadino che ritrae nelle occasioni più diverse
della sua esistenza, ma da acuto osservatore della realtà
sa rendere con bonarietà e spesso in forma allegorica l'inutilità
e l'inadeguatezza di ogni fatica umana. Collegandosi all'allucinato
repertorio iconografico di Bosch, popolato di mostri surreali e
grotteschi, di esoterismo e di alchimie, Bruegel il Vecchio racconta
in uno stile vigoroso quel mondo alla rovescia in cui specchiarsi
per poter prendere coscienza degli errori umani. Grazie a una straordinaria
incisività espressionistica, egli è capace di conferire
ai motivi plebei validità universale; perciò disdegna
il linguaggio ornato dei suoi contemporanei per un volgare figurativo
con cui esplora senza compromessi e senza preconcetti la molteplicità
della vita. Ne nascono capolavori come "Greta la pazza",
allucinante immagine della follia o "Proverbi fiamminghi",
in cui da affabulatore formidabile descrive l'incongruenza umana.
In "Cacciatori nella neve" sa rendere con suggestiva efficacia l'atmosfera
sospesa di silenzio e di freddo di un paesaggio invernale che allude
al suo Brabante, ma al cui orizzonte svettano alte montagne innevate
(forse ricordo delle Alpi italiane!). Nel famoso dipinto "Banchetto
nuziale" le gustose scene di genere sono brani di autentica poesia
popolaresca: non un naïf ante litteram, ma un artista esperto
della tecnica, che sceglie una pittura larga e sommaria, attenta
al carattere delle cose più che alla loro apparenza, evidenziando
un'originale sensibilità cromatica nella predilezione per i colori
opachi, per i bruni, i rosso-mattone, i gialli-ocra.
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Jan Brueghel il Vecchio, Paesaggio fluviale con bagnanti, 1595-1600
Olio su rame, 17 x 22 cm Svizzera, collezione privata
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Jan Brueghel il Giovane, Allegoria dell'olfatto, 1645-1650 ca. Olio
su tela, 57 x 82,5 cm Ginevra, collezione Diana Kreuger
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Ciò che colpisce la nostra sensibilità, tuttavia,
al di là dell'indiscussa sapienza tecnico-compositiva, è
la modernità di questo pittore che ha scelto nella folla
il protagonista dei suoi dipinti: contadini e piccoli borghesi,
una folla consueta nella pittura fiamminga, ma che in lui ha una
forza e una tensione particolari. Nei volti opachi, seminascosti,
nelle espressioni ansiose e allucinate, spesso ai limiti della normalità
(tanto da far supporre che fosse un esperto di medicina, in particolare
mentale!), sembra di ravvisare l'angoscia e la solitudine dell'uomo
contemporaneo, inaspettata anticipazione del tragico smarrimento
delle figure di Ensor.
Anche i bimbi, per lo più brutti e goffi nei loro giochi
senza gioia, sono in Brueghel il Vecchio immagini nuove e inquietanti,
lontane dall'abituale, oleografica rappresentazione dell'infanzia.
Il figlio Pieter il Giovane, oltre a riprendere i temi paterni della
vita quotidiana e contadina, articolandoli, però, con affabilità
e simpatia, è anticipatore dell'idea romantica del sublime per il
grande amore che dimostra nella descrizione della natura. I suoi
paesaggi invernali mostrano l'attenzione preminente ai dati naturali
rispetto all'umanesimo rinascimentale italiano.
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Jan Brueghel il Giovane, Incontro tra viaggiatori, 1630 ca. Acquerello
bruno e inchiostro bruno su carta, 17 × 16,7 cm Bruxelles, collezione
privata
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Mentre Pieter il Giovane, detto degli Inferni, fu divulgatore dell'opera
del padre, ma con spirito più spensierato, Jan il Vecchio,
detto “dei Velluti” per la morbidezza di tocco usata
nel dipingere i fiori, fu spirito colto e indipendente dal modello
paterno. Pittore di corte a Bruxelles, grande viaggiatore (fu anche
lui a Roma e a Milano), amico e collaboratore di Rubens, egli è
artista originale, soprattutto nella natura morta, genere di cui
è anticipatore, rivelando un'estrema finezza esecutiva, quasi
miniaturistica, vivificata da un prezioso e smaltato colorismo.
I suoi quadri di fiori alludono a simbologie cristiane e divengono
espressione della vanitas, ovvero della precarietà
del tempo e della vita, riportandosi perciò alla tradizione
classica.
La pittura di Jan il Giovane fu invece interessata all’esotico,
al sorprendente e ai temi allegorici presenti in abbondanza nelle
sue tele, che renderanno Jan artista rinomato tra i collezionisti
della Wunderkammer (camera delle meraviglie) e molto apprezzato
dalla borghesia mercantile.
Nella mostra romana potranno apprezzarsi capolavori di ognuno degli
artisti menzionati; inoltre una sezione conclusiva raccoglie le
testimonianze delle importanti collaborazioni dei Brueghel con altri
noti artisti, come, ad esempio, David Teniers il Giovane, sposato
con la sorellastra di Jan il Giovane, anche lui celebre narratore
del mondo contadino seicentesco.
L’ultimo epigono della famosa discendenza Brueghel fu Abraham,
nella seconda metà del XVII secolo, che viaggiò in
Italia e qui decise di stabilirsi, realizzando uno stile pittorico
meno permeato di gusto fiammingo, meno virtuosistico e analitico,
più vicino al gusto nostrano.
Curata da Sergio Gaddi e Doron J. Lurie, l’evento approda
a Roma dopo essere stato a Como e a Tel Aviv con l'esposizione di
100 opere, tra cui autentici capolavori: “I sette peccati
capitali” di Bosch, “Paesaggio invernale con trappola
per uccelli” di Pieter il Giovane, “Riposo dopo la fuga
in Egitto” di Jan il Vecchio. La mostra si concluderà
il 2 giugno 2013.
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David Teniers il Giovane,
Paesaggio fluviale con maniero e un viaggiatore
esausto aiutato da un popolano vicino a una
locanda, 1645 - 1650 ca, Olio su tavola, 36 x 47,8 cm, Collezione
privata
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Bruna Condoleo, storica dell'arte, curatrice di mostre e di cataloghi d'arte |
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