Vergine con il Bambino in
gloria, con i santi Francesco e Biagio e il donatore Alvise Gozzi,
1520. Olio su tavola Ancona, Pinacoteca Civica "Francesco Podesti"
e Galleria d'Arte Moderna |
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Ritratto di Carlo V con il
cane, 1533. Olio su tela Madrid, Museo Nacional del Prado |
Poter ammirare 40 capolavori di Tiziano, che punteggiano le fasi
salienti della straordinaria attività del genio veneto, è
opportunità unica che Le Scuderie del Quirinale, a Roma,
offrono a quanti desiderino immergersi in un’arte perfetta
e ricca di emotività, che ci rende fieri della nostra storia
artistica. “Tiziano” è il laconico titolo della
mostra di uno dei più inimitabili pittori che, oltre al suo
straordinario e longevo talento, ha inaugurato il cammino dell’arte
contemporanea europea.
Nato a Pieve di Cadore (Belluno) nel 1488 c., Tiziano Vecellio iniziò
la carriera a Venezia assieme a Giorgione, conosciuto nella bottega
dei fratelli Gentile e Giovanni Bellini, ma ben presto mostrò
uno stile personalissimo in cui il naturalismo tonale della pittura
veneta, incentrato sul rapporto tra colori diversi e fonte di luce,
si sposa ad un plasticismo delle forme di gusto michelangiolesco.
Il suo stile formidabile sa interpretare con originalità
tecnica e iconografica le grandi tematiche care all’arte rinascimentale:
religiosa, mitica, storica. Anche per questa sua versatilità
la sua arte raffinata s'impose presso le più rinomate corti
italiane ed europee, tanto che in breve tempo Tiziano divenne il
ritrattista più conteso dalle famiglie “del potere”:
dogi, cardinali e papi, come Paolo III, principi e sovrani come
Francesco I, Filippo II, l'imperatore Carlo V, che nominò
l'artista primo pittore della corte degli Asburgo, sono tutti immortalati
in più di 200 splendidi ritratti che sanno indagare in profondità
i loro sguardi, rivelarne le emozioni, suggerirne le ansie più
segrete.
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Uomo col guanto, 1524 – 1525 circa.Olio su tela
Parigi, Musée du Louvre - Département des Peintures
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Flora, 1517 circa. Olio su tela Firenze, Galleria degli Uffizi
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Nella sua lunga esperienza artistica, durata oltre 60 anni, il pittore
ha saputo rappresentare accanto al carattere ufficiale e simbolico
dei personaggi dipinti, il lato più fragile della loro personalità
grazie ad una finissima sensibilità introspettiva. Tiziano,
infatti, alla stregua di Raffaello, ha il dono di evidenziare con
rara maestria l’intima psicologia degli amici, dei letterati
e degli umanisti più celebri del tempo, come Pietro Aretino
o il cardinale Pietro Bembo, Federico Gonzaga e Isabella d'Este.
Tuttavia anche i ritratti di anonimi personaggi, come “Uomo
con il guanto”, rivelano l’inclinazione dell’artista
a creare un’atmosfera singolare soprattutto attraverso i rapporti
cromatici e luministici. La figura del giovane con il guanto, impostata
sul buio dello sfondo, è modulata con i toni misteriosi dei
neri, tipici dell’eleganza aristocratica, dei grigi e dei
bianchi alternantisi in una magica sinfonia. Tutta la composizione
e l’orchestrazione delle tinte parlano di cura dei particolari
e di atteggiamenti signorili, mentre lo sguardo acuto dell’uomo
tradisce una nota d’inquietudine e forse di celata malinconia
(Joannides).
Le giovani donne, dipinte con delicata carnalità, ci riconducono
al tema del nudo femminile, caro al Rinascimento come al mondo antico,
che Tiziano ripropone in una grande quantità di dipinti:
dall’attraente quotidianità della “Venere d’Urbino”
alla sensualissima “Danae” alla languida “Maddalena”,
il Bello ha trovato nell’artista veneto un interprete eccellente,
che sa sublimare la bellezza femminile fondendo l’idealizzazione
cinquecentesca con uno tocco di realismo permeato di grazia e di
avvenente sensualità.
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Danae e la pioggia d'oro, 1544 – 1545. Olio su tela Napoli, Museo
di Capodimonte
Fototeca della Soprintendenza Speciale per il PSAE e per il Polo Museale della città di Napoli
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La raggiante e calda vitalità di “Flora”, dipinta
nel periodo giovanile, non esclude la conturbante fisicità
della Danae, capolavoro della piena maturità: molle nell’abbandono
ai desideri di Giove, distesa su un letto disfatto, la fanciulla
attende la misteriosa pioggia d’oro che la feconderà
e che la invade con la sua luce, ne impregna le morbide carni, si
riflette nel tendaggio aperto come un sipario, rimbalza sul corpo
di un Eros curioso, per diffondersi nei mille colori delle sue ali.
Mentre nella “Maddalena” l’artista esalta un tipo
di bellezza seducente e carnale, seppur velata da un patetismo devoto
che le bagna le pupille e le schiude le labbra, in “La Bella”
appare ritratta l’immagine di una femminilità vibrante
e serena, ma più casta; tuttavia sia l’una che l’altra,
come spiega F. Navarro, sono icone di una fisicità che incarna
l’“armonia universale che si genera dall’unione
delle qualità contrarie e diverse, dalla configurazione dialettica
degli opposti”.
Colorista d’eccezione, Tiziano sa mitigare i chiaroscuri con
morbidezze inedite e la sua pennellata, precisa e definita nelle
opere giovanili, divenuta sempre più fluida nella maturità,
si fa veloce, disfatta, a tratti visionaria, come accade nei suggestivi
dipinti sacri esposti a Roma. Nella mostra, che conduce il visitatore
sala dopo sala in un percorso di intensa riflessione spirituale,
le grandi tele dedicate alla passione di Cristo coinvolgono in un
viaggio interiore sul pensiero della morte e sul suo mistero. Nel
“Cristo crocefisso” dell’Escorial di Madrid, capolavoro
della piena maturità, Gesù appare grandioso e tragico
nella sua solitudine, condivisa soltanto dall’immagine tetra
e simbolica di un teschio.
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Maddalena, 1531 – 1535. Olio su tavola, Firenze,
Galleria Palatina di Palazzo Pitti
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Qui
il tonalismo di Tiziano ha sostituito ai caldi e focosi toni della
giovinezza una tavolozza di toni bruniti, pieni di pathos, resi
vibranti da un luminismo tenebroso, mentre la pennellata diviene
ricca di barlumi e di fosforescenze, soprattutto nel fantastico
paesaggio.In questa splendida opera, come in altre analoghe, Tiziano anticipa
di quasi tre secoli la pittura dei paesaggisti inglesi e se si confronta
con gli scenari di Turner, si rivela di una modernità sorprendente.
Nella “Deposizione di Cristo nel sepolcro” pennellate
a corpo animano una composizione drammatica, dove gli effetti di
una luce argentea accendono i rossi delle vesti e sfaldano i corpi,
donando ai personaggi l’evidenza di un “primo piano”,
di gusto quasi cinematografico. La figura di Nicodemo è un
autoritratto dell’artista che in prima persona partecipa a
questa sacra rappresentazione pervasa d’intensa passionalità.
Soggetti religiosi e mitologici, allegorie erotiche e temi tipici
del Manierismo vengono resi dall'Artista con la medesima esuberanza
pittorica: la sensualità del colore, la capacità di
captare i moti dell'anima, la sontuosità delle vesti, i romantici
paesaggi testimoniano del genio pittorico di Tiziano che godette
di grande fama già nel proprio tempo da divenire un mito
della storia dell'arte, mai spento.
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Deposizione di Cristo nel sepolcro, 1559. Olio su tela Madrid, Museo
Nacional del Prado © Madrid, Museo Nacional del Prado
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Autoritratto, 1565 – 1566 circa. Olio su tela
Madrid, Museo Nacional del Prado
© Museo Nacional del Prado
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Dopo il 1558 Tiziano accentuerà il
pathos della forma per l'acutizzarsi di una crisi interiore e mostrerà
una vicinanza tecnica all’arte michelangiolesca della maturità,
ovvero a quella tecnica del “non finito”, utilizzata
dal Buonarroti nell’affresco del “Giudizio Universale”,
che rende ogni cosa instabile e indefinita. Con l’ infittirsi
dei temi religiosi e mitologici e con l’uso di dipingere addirittura
con le mani, l’originaria smagliante tavolozza giovanile si
è dissolta ormai in una bruma misteriosa ed inquietante.
In opere tarde, come “Autoritratto” del ’67 o
“La punizione di Marsia” del ‘70, la vicenda della
luce che decompone le forme testimonia di una meditazione tragica
sui temi del dolore e della morte, che travalica i confini dell’immaginario
pittorico e anticipa l’arte di Rembrandt, ma anche l’Espressionismo
moderno.
Il 27 agosto 1576, durante la peste, all'età di 88 anni,
Tiziano muore nella sua amata Venezia mentre sta ultimando un ultimo
capolavoro: la Pietà, incredibile analogia con la vita di
Michelangelo!
La mostra “Tiziano”, curata egregiamente da Giovanni
C.F. Villa, realizzata a Roma presso Le Scuderie del Quirinale a
più di 20 anni dall’ultima retrospettiva veneziana,
si concluderà il 16 giugno 2013 e per la sua bellezza sta
già prospettandosi come un evento di grande successo.
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Bruna Condoleo, storica dell'arte, curatrice di mostre e di cataloghi d'arte
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