L'altalena, 1876
Olio su tela; 92 x 73 cm
Paris, Musée d'Orsay (RF 2738)
© Bridgeman/ Archivi Alinari
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A buon diritto considerato il pittore della “joie de vivre”,
colui che ha immortalato con impareggiabile talento la bellezza
femminile, la natura e l’amore, Renoir approda alla GAM di
Torino con un’esposizione straordinaria di circa 60 capolavori,
in gran parte mai visti in Italia. La mostra “Renoir, dalle
Collezioni del Musée d’Orsay e dell’Orangerie”,
inauguratasi 23 ottobre, offre al pubblico l’immagine esaustiva
del genio francese, dall’ artistica svolta negli anni della
bohème, con splendidi ritratti di amici e conoscenti, fino
agli ultimi capolavori.
Artigiano decoratore di ceramiche, poi studente all’Ecole
des Beaux-Arts assieme a Monet, Bazille e Sisley, Pierre-Auguste
Renoir (1841- 1919) fu dagli anni ’70 un convinto assertore
del rinnovamento della pittura accademica, operando en plein air
insieme ad altri giovani impressionisti nella foresta di Fontainebleau
o alla Grenouillère. L’animata vita parigina, i caffè
alla moda, i balli della borghesia giovane e spensierata sono dipinti
da Renoir con tocco rapido e dinamico, con una ricchezza di toni
e una vivacità di tinte luminosissime che hanno costituito
il suo inconfondibile stile. Nel famoso “Ballo del Moulin
de la Galette”, com’è noto, la critica del tempo
fu sconcertata dalla dissoluzione delle forme e dalla vibrazione
colorata della luce che s’insinua attraverso il fogliame,
accendendo di bagliori i visi e i corpi delle figure.
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L'artista rivela fin dai primi dipinti un
animo sensibilissimo alla materia pittorica, una raffinatezza lontana
da intellettualismi, nata innanzi tutto dall'amore sconfinato per
il dipingere, che egli considera "facile e naturale" come respirare.
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Sentiero nell'erba alta, 1876-1877
Olio su tela; 60 x 74 cm
Paris, Musée d'Orsay (RF 2581)
© Bridgeman/ Archivi Alinari
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Durante la lunga e feconda carriera Renoir dipinse molto spesso
le donne: mamme tenere, giovanette rese con una grazia e un fascino
settecenteschi, borghesi dalle forme morbide e seducenti, operaie
dalla bellezza impalpabile, circonfuse di un’aura quasi magica.
Ma sono soprattutto i nudi femminili ad attrarre il giovane come
il maturo Renoir: la pelle delle sue modelle vibra sulla tela d’aria
e di luce, le pennellate si moltiplicano nei toni e una bellezza
rubensiana sprigiona dai loro corpi, come accade in "Nudo sui
cuscini", una tela memore delle veneri di Tiziano, ma anche
dei nudi di Goya.
Già dagli anni '80 Renoir aveva attraversato una crisi che anche
altri artisti, come Dégas o Cézanne, avvertono come disagio e ristrettezza
dell'estetica dell'Impressionismo. L'arte "en plein air",
la pittura della percezione visiva, tesa ad afferrare l'istante
nel suo veloce apparire, priva di disegno geometrico e di regole
accademiche, sta stretta all'Artista, da sempre ammiratore della
lezione dei grandi del passato, studiati al Louvre: Boucher e Fragonard,
Rubens e Tiziano, Raffaello, Veronese, Ingres.
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Claude Monet, 1875
Olio su tela; 84 x 60,5 cm
Paris, Musée d'Orsay (RF 3666)
© Jean-Gilles Berizzi RMN Réunion des Musées Nationaux/ distr. Alinari
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Madame Darras, 1868 circa
Olio su tela; 48 x 40 cm
Paris, Musée d'Orsay (RF 1965 11)
© Hervé Lewandowski RMN-Réunion des Musées Nationaux/ Distr. Alinari
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Il recupero della forma diviene per l’Artista un’esigenza
che nasce da un gusto dell' antico e dalla necessità di acquisire
una tecnica memore della tradizione classica, ma perfetta in sé,
fine ultimo del fare pittorico. Dopo un viaggio ad Algeri, sulle
orme di Délacroix, la riscoperta di Raffaello in Italia,
della pittura pompeiana a Napoli e a Pompei e il recupero dell’arte
dei Grandi Veneti convincono Renoir a tralasciare la visione impressionista
per privilegiare una forma più corposa, un disegno e una
linea di contorno più netti che diano al dipinto un contenuto
meno mutevole e una sostanza quasi “metafisica”. Non
più la pittura del transeunte, ma l’immagine archetipa,
grandiosa e solenne che viene dall’alba dei tempi, dalle Veneri
preistoriche, dalla Magna Mater mediterranea, dal concetto millenario
di fecondità. Nascono i nudi dell’ultimo decennio di
vita, rotondità femminili che giganteggiano serene nella
natura, esuberanti immagini di una classicità ritrovata.
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Danza in campagna, 1883
Olio su tela; 180,3 x 90 cm
Paris, Musée d'Orsay (RF 1979 64)
© Bridgeman/ Archivi Alinari
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Danza in città, 1883
Olio su tela; 180 x 90 cm
Paris, Musée d'Orsay (RF 1978 13)
© Hervé Lewandowski RMN-Réunion des Musées Nationaux/ Distr. Alinari
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A volte invece, sono i visi ingenui e stupefatti dei fanciulli,
che rammentano Claude, ultimo tardivo dono dei suoi 60 anni, ad
offrire all’Artista l’occasione di accensioni esplosive
di colori caldi e di impasti densi, oppure sono fiori e paesaggi
audaci, dipinti con pennellate vibranti alla maniera del ‘700
francese, a rendere l’inquietante vitalità di un animo
solare e operoso, che il giorno prima di morire così si esprimeva:
“faccio ancora progressi! ”.
La mediterraneità di Renoir esplode anche nelle sculture,
da quelle create quando ancora le sue mani erano capaci di modellare
plastici volumi, con volti dalle grandi labbra e dagli occhi assorti,
fino alle opere realizzate su suoi disegni dagli scolari, quando
la paralisi progressiva alle mani e alle gambe gli impedì
di lavorare. Nessuna avversità, tuttavia, riuscì a
frenare la creatività dell’artista che dipinse fino
all’ultimo giorno con i pennelli legati alle mani, nel suo
studio a Cagnes sur Mer.
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Julie Manet (anche detto Bambina con gatto), 1887
Olio su tela; 65,5 x 53,5 cm
Paris, Musée d'Orsay (RF 1999 13)
© Hervé Lewandowski RMN-Réunion des Musées Nationaux/ Distr. Alinari
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Ragazze al piano, 1892
Olio su tela; 116 x 90 cm
Paris, Musée d'Orsay (RF 755)
© A. Koch/ Interfoto/ Archivi Alinari
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Di questi lavori plastici soltanto una gigantesca scultura è
presente in mostra: "Grande lavandaia accovacciata" del
1917, realizzata due anni prima della morte!
La mostra torinese si divide in nove sezioni, ognuna delle quali
propone un tema e un approfondimento; l’epoca giovanile; la
galleria dei ritratti femminili; le acque, i giardini e il verde
irregolare della natura, i paesaggi più amati dall’artista;
i volti dell’infanzia, seguiti dalle feste cittadine e dai
balli in campagna; i bouquet e infine il nudo, esaltato attraverso
il contatto diretto e lo studio dell’arte italiana. La pregevole
rassegna si conclude con l’estremo capolavoro “Bagnanti”,
vero testamento pittorico di Renoir, donato dai figli dell’artista
allo Stato francese nel 1923. Le cinque “bagnanti”,
dalla pelle rosata e dai volumi morbidi, esprimono una visione idilliaca
della natura, un paradiso in terra dipinto con immagini sublimi
e con un gusto della perfezione che, seppur si nutre di sensualità
coloristiche e di plastiche morbidezze, sa infine divenire forma
soprasensibile, l’ideale stesso della Bellezza.
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Grande nudo, anche detto Nudo sui cuscini, 1907
Olio su tela; 71 x 156 cm
Paris, Musée d'Orsay (RF 1975 18)
© Hervé Lewandowski RMN-Réunion des Musées Nationaux/ Distr. Alinari
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Bruna Condoleo, storica dell'arte, curatrice di mostre e di cataloghi d'arte
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