Parau api, 1892
Gibt?s was Neues?
Quelles nouvelles?
Öl auf Leinwand, 67 x 91 cm
Gemäldegalerie Neue Meister, Staatliche Kunstsammlungen Dresden
Foto: Jürgen Karpinski
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Evaso dal conformismo borghese, dalla famiglia, dalla cultura
d’ Occidente e dal formalismo cristiano, rifiutate le estetiche
espresse dalla pittura del suo tempo, Paul Gauguin rappresenta ancora
oggi l’icona dell’artista ribelle che fugge dalla banalità
del quotidiano e dall’opprimente civiltà del benessere
per ricercare in una società primitiva l’ eden originario,
permeato di slanci ingenui e voluttuosi e di incontaminata purezza.
La Fondation Beyeler dal 8 febbraio al 28 giugno 2015 presenta a Bàle la più importante
esposizione di capolavori di Paul Gauguin realizzata in Svizzera
negli ultimi 60 anni, ripercorrendo attraverso una cinquantina di
opere il cammino spirituale e artistico del pittore francese (Parigi,
1848/Atuona, Isole Marchesi 1903), dai soggiorni in Bretagne (1886/88)
al periodo tahitiano.
Le più significative e conosciute tele di Gauguin celebrano
il suo ideale di un mondo esotico intatto, che fonde in perfetto
equilibrio natura e cultura, misticismo ed erotismo, sogno e realtà.
Provenienti da 13 paesi e dalle più prestigiose collezioni
mondiali, i dipinti di Gauguin rivelano non solo lo splendore e
l’originalità della sua pittura, ma testimoniano anche
le insoddisfazioni di un uomo ansioso di conoscere luoghi lontani
e incontaminati, dove trovare l’armonia originaria e un appagamento
esistenziale.
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Autoportrait à la palette, ca. 1893
Selbstportrait mit Palette
Öl auf Leinwand, 92 x 73 cm
Privatsammlung
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Paul Gauguin, 1891
Foto: The Illustrated London News Picture Library, London, UK / Bridgeman Images
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Dopo un’infanzia in Perù presso la nonna materna
e una carriera nella marina mercantile solcando i mari del Sud,
l’artista si ferma nel 1872 a Parigi avviando con successo
un impiego come agente di cambio; dopo poco tempo comincia a frequentare
l’ambiente degli impressionisti, investendo in opere d’arte
e dandosi alla pittura sotto la guida dell’amico Camille
Pissarro. Dopo il crollo della borsa del 1882 si rifugia a Pont-Aven
in Bretagne, dove dipinge i primi capolavori, distanziandosi, però,
dalla maniera impressionista del maestro Pissarro per realizzare
una pittura di rara sintesi disegnativa, con un uso antinaturalistico
del colore. E’ di questo periodo “La visione dopo
il sermone”, un capolavoro che rifiuta la percezione ottica
della realtà, propugnata dall'impressionismo, ma è invece una magica apparizione pittorica
di un evento biblico, ovvero la lotta di Giacobbe con l’angelo,
evocato dall'artista attraverso forme essenziali e colori puri e privi
di chiaroscuro.
Successivamente ad Arles si lega in sodalizio con Vincent Van Gogh, pensando
di inaugurare con lui un nuovo tipo di pittura con l’istituzione
dell’Ecole du Midi, ma i loro contrasti sui temi dello stile
fanno precipitare il progetto. L’ insaziabile desiderio
di un’isola felice che il pittore aveva sperato di
trovare a Tahiti e poi nelle isole Marchesi, ha fatto di Gauguin
il primo nomade moderno e il primo critico della civiltà
occidentale e del suo malessere.
Le opere dipinte nel periodo tahitiano, a partire dal
1891, sono il frutto del suo irrefrenabile sentimento di libertà
e testimoniano di un momento creativo dell’artista particolarmente
fecondo. In esse Gauguin ha immortalato con colori puri e smaglianti
il mondo nobile e selvaggio da sempre vagheggiato, la natura lussureggiante
dei luoghi che l’ospitavano, le donne monumentali come idoli
misteriosi, sensuali e calde come il sole polinesiano. Nei capolavori
tahitiani di Gauguin l’antinaturalismo cromatico e la semplificazione
della forma, già sperimentati nei periodi precedenti, raggiungono
il vertice della perfezione grazie alla musicalità delle
tinte, alla melodia dell’arabesco lineare e alla completa
autonomia del colore (“Parau api", Che novità?, 1892).
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La vision après le sermon ou La lutte de Jacob avec l'ange, 1888 (la visione dopo il sermone),
Vision nach der Predigt oder Der Kampf Jakobs mit dem Engel
Öl auf Leinwand, 73 x 92 cm
Scottish National Gallery, Edinburgh
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L’artista ha qui tagliato i ponti con la struttura
pittorica occidentale, ovvero con le regole della prospettiva lineare
e con il realismo visivo per aderire a una concezione spiritualistica
e poetica dell’arte che, attraverso la fantasia e l’immaginazione,
potesse attingere liberamente al mondo dell’onirico e del
mistero. Paul Gauguin non fu un avventuriero errabondo né
il pittore dell’esotismo di moda nella Parigi di fine secolo,
ma un artista autentico che ha saputo intuire le contraddizioni
e le insoddisfazioni dell’animo umano e ha prodotto “un’opera
dolorosa, perché per capirla, per avvertirne un urto bisogna
aver provato il dolore e l’ironia del dolore, che è
la porta del mistero”(Octave Mirbeau). Molti dei titoli delle
tele gauguiniane dipinte a Tahiti e nelle Isole Marchesi non sono
infatti asserzioni, ma “domande” che esprimono dubbi esistenziali,
incertezza, tensioni interiori: ad esempio “Quando ti sposi?”,
“Come, sei gelosa?”, “Da dove veniamo? Chi siamo?
Dove andiamo?”. L' uso di titoli così inediti, che potrebbe
sembrare una stranezza, conferma invece l’inquietudine del
suo animo, ma al contempo la geniale capacità dell'artista francese di esprimere
pensieri arcani attraverso raffinate alchimie cromatiche e lineari.
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Arearea, 1892
Freude
Joyeusetés
Öl auf Leinwand, 75 x 94 cm
Musée d'Orsay, Paris
© RMN-Grand Palais (Musée d'Orsay) / Hervé Lewandowski
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Contes Barbares, 1902
Barbarische Erzählungen
Öl auf Leinwand, 131,5 x 90,5 cm
Museum Folkwang, Essen
Foto: © Museum Folkwang, Essen
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La sua arte è stata definita “mistero inquietante e
saporoso di splendore barbarico, di liturgia cattolica, di sogni
induisti, di fantasia gotica, di simbolismo oscuro e sottile...”(O.
Mirbeau, *), alludendo all’espressione di una religiosità
naturale, che trae da fonti culturali, le più disparate, gli stimoli e gli spunti iconografici della propria creatività (Contes Barbares, racconti barbari, 1902).
Anticipatore di movimenti e di avanguardie del ‘900, Guaguin
fu precursore del Simbolismo e del Fauvismo, ispiratore dei Nabis
e dell’ Espressionismo, perfino profeta dell’Art Nouveau;
con la sua vita errabonda e con la sua affascinante creatività
egli ha testimoniato un cammino esistenziale contraddittorio e contrassegnato
spesso da una malinconia senza disperazione, molto vicina alle irrisolte
inquietudini del tempo in cui viviamo.
* Octave Mirbeau (1848/1917), scrittore e critico francese, lodato
e apprezzato dalle Avanguardie storiche del primo '900.
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Rupe Rupe, 1899
Obsternte
La cueillette des fruits
Öl auf Leinwand, 128 x 200 cm
Moskau, The Pushkin State Museum of Fine Arts
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Bruna Condoleo, storica dell'arte, curatrice di mostre e di cataloghi d'arte
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