
Luca Signorelli, Pia donna in pianto, 1504-1505, olio su tavola, frammento del Compianto sul Cristo, già nella Chiesa di Sant'Agostino a Matelica, (pala Matelica), olio su tavola. Bologna, Collezioni Comunali d'Arte
|
|

Luca Signorelli, Madonna col Bambino, 1505-1507, olio e tempera su tavola. New York, Metropolitan Museum of Art, inv. 49.7.13
|
Da tempo si attendeva a Roma una mostra sulla personalità artistica del pittore Luca Signorelli e finalmente l’evento è iniziato il 19 luglio scorso a palazzo Caffarelli ai Musei Capitolini! La meritata fama di cui godette nel proprio tempo il Maestro umbro, valentissimo creatore di importanti opere eseguite tra l’Umbria, Firenze e Roma, fu presto oscurata dai Grandi artefici del Rinascimento, Michelangelo e Raffaello, che, tuttavia, furono in parte influenzati dal suo stile. La mostra romana, dal titolo “Luca Signorelli e Roma. Oblio e riscoperte”, che espone 60 opere, pone nella giusta luce l’attività del Signorelli e ne svela originalità di linguaggio e capolavori spesso sottovalutati per oltre due secoli. La formazione del maestro umbro, nato a Cortona nel 1445, si sostanzia dall’apporto fecondo dello stile sintetico di Piero della Francesca, cui si unisce a Firenze la conoscenza del gusto dinamico di Antonio del Pollaiolo di cui l’Artista fu fervente ammiratore, soprattutto per il potente plasticismo corporeo e allo studio anatomico. Predilette dal Signorelli, infatti, sono la figura umana, l’anatomia dei corpi e la tensione delle forme che sono interpretate con un anticipatore gusto manieristico che si svilupperà dagli anni ’20 del Cinquecento, dopo la morte di Raffaello. |

Luca Signorelli, Martirio di san Sebastiano, 1498 ca., olio su tavola, Città di Castello (Perugia), Pinacoteca Comunale
|
|

Luca Signorelli (e collaboratori per i dipinti e Corrado Teutonico autore cornice), Battesimo di Cristo, Santi e Scene della vita del Battista,1508, inizio XVI secolo, olio su tavola (manufatto ligneo intagliato e dipinto su supporto ligneo. Tempera e dorature a guazzo). Diocesi di Senigallia - Parrocchia S. Medardo in Arcevia (Ancona
|
Se si analizzano le opere della maturità, in primis il ciclo di affreschi apocalittici della Cappella Brizio nel Duomo di Orvieto (1499/1502), presenti in mostra con le incisioni dell'Inferno e del Paradiso dell'incisore ottocentesco Oswald Ufer, il plasticismo dei nudi, quasi scultoreo, la torsione innaturale dei corpi e la teatralità delle scene ci conducono in un universo artistico colmo di inquietudine, dove serpeggia un' atmosfera diversa rispetto all'armonia neoplatonica dell'età medicea. La naturalezza delle forme è tralasciata per uno stile che esaspera le pose, immobilizza i corpi in atteggiamenti pur dinamici, ma artificiosi, persino i colori sono resi imprevedibili dai toni verdi, blu e rossiccio che ricoprono in parte le nudità dei dannati, come accade negli affreschi del "Giudizio finale" a Orvieto. La novità di questo linguaggio trae origine dagli episodi che lacerano la Firenze medicea di fine '400 con la svolta politica e religiosa impressa dalla repubblica savonaroliana, la quale creerà una cesura con il pensiero neoplatonico dominante negli anni laurenziani. |

Corrado Cagli, I Neofiti, 1934, tempera encaustica su tavola, Collezione privata, Roma - courtesy Archivio Corrado Cagli
|
|

Franco Gentilini, Giovani in riva al mare, 1934, tempera su tela, Galleria d'Arte Moderna, inv. AM 1042
|
Lo stile del Signorelli, già interessante negli anni giovanili, si esprime con maggior consapevolezza proprio a Roma, dove è chiamato da Papa Sisto IV per la decorazione della Cappella Sistina. Assieme ai conterranei Perugino e Pinturicchio, con cui è impegnato ad affrescare parte della Cappella nel 1482, l'Artista cortonese dipinge sulla parete sinistra scene riguardanti gli ultimi anni della vita di Mosè creando scorci audaci e di grande effetto, disponendo le composizioni su piani prospettici digradanti entro un ampio paesaggio. Le robuste forme corporee sono contornate da una linea scattante che rammenta lo stile del Pollaiolo e tutta la scena risulta pervasa da un evidente dinamismo plastico. A Roma il Signorelli fu senz'altro colpito dagli esemplari della statuaria classica e dalla perfezione anatomica dei nudi che ebbe modo di vedere ai Musei Capitolini e che influenzò indubbiamente alcune sue opere, come il "Martirio di S. Sebastiano" o "La Pala di Arcevia". Tuttavia nella "Sacra Famiglia" del Musée Jacquemart-André a Parig, ad esempio, il suo stile mostra un' autonomia pittorica e psicologica nei volti intensi e assorti della Madonna e del Bambino, mentre la figura di un vecchio e attonito pastore rivela nei contratti lineamenti un forte pathos.
|

Luca Signorelli, Testa di Cristo, 1504-1505, olio su tavola, frammento del Compianto sul Cristo, già nella Chiesa di Sant'Agostino a Matelica, (pala Matelica). Proprietà UniCredit, in comodato presso i Musei Civici d'Arte Antica di Bologna
|
|

Luca Signorelli, Madonna col Bambino, San Giovannino e un pastore (Vierge à l'Enfant entre saint Jérôme et un pasteur), 1491, olio su tavola. Institut de France, Musée Jacquemart-André, Paris, inv. MJAP-P1821
|
Il tema dell’amore materno è uno dei soggetti prediletti dall’Artista che ne varia di continuo il registro emotivo, come accade nella “Madonna col Bambino” del Metropolitan di NY (vedi in alto): raffigurata di profilo, la Vergine, pensierosa e titubante, guarda con apprensione il Figlio che con occhi stanchi e lontani sembra già presago della sorte futura. Splendenti e plastici i colori di quest’olio bellissimo dove il vermiglio della veste di Maria spicca sul verde cupo del manto e il drappo, che ricopre lo sfondo, è decorato con dinamici putti danzanti, quasi a creare un contrasto dialettico con la malinconia del gruppo centrale. Nell’olio “Pia donna in pianto”, un frammento del Compianto sul Cristo, già nella Chiesa di Sant’Agostino a Matelica, Signorelli crea un’immagine toccante a cui i colori dorati della veste e i tocchi luminosi dei capelli donano un fascino enigmatico.
Lo stile di Signorelli, così ricco di spunti innovativi, di un pathos “freddo”, oserei dire, che non addolora ma inquieta e sospende lo scorrere del tempo, è capace di stupire per la sua “modernità” ed effettivamente la riscoperta del Maestro cortonese si deve ai pittori del XIX secolo, ma ancor più agli artisti della corrente denominata “ Novecento”, molti dei quali s’ispirano al suo linguaggio per la predilezione del nudo, per l’astrazione delle forme e per la rarefazione delle atmosfere.
|

Oswald Ufer (incisore), Luca Signorelli (inventore), L'inferno (da un affresco di Luca Signorelli nel Duomo di Orvieto), incisione a bulino. Laboratorio Fotografico di Documentazione- Istituto centrale per la grafica
|
I curatori, pertanto, hanno scelto di far dialogare le opere del Maestro con quelle di Franco Gentilini e Corrado Cagli, per la natura silenziosa ed evocativa deile loro tele e il confronto con l'arte del Signorelli è interessante quanto sorpendente!
La mostra "Luca Signorelli e Roma. Oblio e riscoperte", a cura di Federica Papi e Claudio Parisi Presicce, e promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, con l'organizzazione di Zètema Progetto Cultura, si concluderà il 3 novembre 2019.
Il catalogo è edito da De Luca Editori d'Arte.
|
Bruna Condoleo, storica dell'arte, curatrice di mostre e di cataloghi d'arte
|
|