Tutti conosciamo la grandezza artistica di Raffaello Sanzio attraverso
i dipinti più famosi, come “Le Stanze Vaticane”
, gli affreschi della Farnesina, i ritratti celebri, come quelli
di Papa Giulio II o dell’avvenente “Fornarina”.
Nella sua pur brevissima esistenza (appena 37 anni) Raffaello fu
autore di molte opere in cui espresse il suo innato talento plastico,
le sue doti di maestro del colore e di raffinato indagatore di animi.
Una delle opere giovanili, non molto conosciuta, è il San
Sebastiano, giunta alla collezione dell’Accademia bergamasca
con legato del conte Guglielmo Lochis nel 1866, entro una cornice
che ancora conserva. Molto vicina al linguaggio pittorico che caratterizza
lo Sposalizio della Vergine della Pinacoteca di Brera (1504), la
piccola tavola di S. Sebastiano (altezza cm 45,5, larghezza cm36,4
e profondità cm 1,4) è riconducibile ai primissimi
anni del Cinquecento, quando i modi del maestro Pietro Perugino
sono ancora chiaramente rintracciabili nel giovane, talentoso allievo
urbinate: forme molto idealizzate, visi dolci e atteggiati melanconicamente,
colori masacceschi, sfondi paesaggistici atmosferici. Più
avanti, infatti, lo stile raffaellesco si arricchirà di ulteriori
importanti caratteristiche, quali la grandiosità plastica
michelangiolesca, l’accensione delle tinte, la fine indagine
psicologica, l’ampia spazialità, elementi che ne consacrano
la genialità matura.
Alla Soprintendenza per i Beni Storici e Artistici di Milano si
deve il progetto di restauro del bel dipinto, eseguito nel Laboratorio
di Restauro della Pinacoteca di Brera, dove sei anni fa era stato
restaurato Lo Sposalizio della Vergine. |
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San Sebastiano, 1501 circa (prima del restauro)
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L’intervento sul San Sebastiano è
stato condotto dalla restauratrice Paola Borghese tra giugno 2013
e febbraio 2014, mentre Patrizia Fumagalli ha restaurato la cornice
tra giugno a ottobre 2013; i lavori sono stati diretti da Mariolina
Olivari e da Amalia Pacia della Soprintendenza, insieme a Giovanni
Valagussa per l’Accademia Carrara.
L’immagine è suggestiva e benchè realizzata
quando il pittore non aveva ancora compiuto vent’anni, non
rispecchia l’iconografia tradizionale del martirio del Santo,
come l’avevano dipinta i grandi artefici del primo Rinascimento,
da Piero della Francesca ad Antonello da Messina. Nella tavola di
Raffaello, infatti, San Sebastiano è figura molto idealizzata,
dipinta al di fuori del luogo del martirio, non nudo ma ricoperto
da un mantello prezioso: unico cenno al martirio la freccia che
tiene in mano.
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San Sebastiano (prima del restauro)
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San Sebastiano (particolare)
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Lo stato dell’opera prima del restauro
(visibile nelle foto) poteva così riassumersi: il dipinto
rivelava sollevamenti della pellicola pittorica, nonché alterazioni
delle vernici e delle integrazioni di precedenti restauri. Sul cielo
si notavano piccole porzioni di policromia originale scoperta, poichè
le spesse vernici, contraendosi, cominciavano a staccarsi; si notava
un vecchio foro di tarlo sullo sfondo, mentre ritocchi alterati
modificavano e scurivano soprattutto la veste rossa del Santo e
il cielo. E a proposito dei cieli vasti e ariosi dipinti da Raffaello,
come quelli delle celebri “Madonne”, che riproducono
la luce dei paesaggi attorno a Urbino, il grande critico B. Berenson
disse all’inizio del secolo scorso che avrebbe voluto definirli
qualcosa di più e di diverso di uno scenario naturale, ovvero
“una guaina dell’anima”!
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A seguito di un’accurata campagna di indagini, coordinata
da Fabio Frezzato per la C.S.G. Palladio di Vicenza, l’opera
è stata sottoposta a operazioni di fissatura del colore e
a un lento intervento di pulitura che consente oggi di apprezzare
al meglio la raffinatissima tecnica di esecuzione. Il dipinto, infatti,
è caratterizzato da una policromia preziosa, che vede utilizzati
i lapislazzuli per gli azzurri e l’oro a conchiglia o miscele
di oro e argento per le vesti, per la piuma della freccia e per
le montagne nel paesaggio di sfondo.
Al termine dell’intervento sono state eseguite riprese ad
alta definizione da parte di Hal9000 s.r.l. Il giorno 8 maggio 2014, alle ore 11.30, presso
la Sala della Passione della Pinacoteca di Brera l’intervento
di restauro sarà illustrato da tutti coloro che hanno partecipato:
Amalia Pacia, Mariolina Olivari, Paola Borghese, Patrizia Fumagalli,
Fabio Frezzato e Giovanni Valagussa.
Dal 14 maggio al 27 luglio 2014 l’opera sarà esposta
presso la GAMeC di Bergamo alla mostra Riscoprire la Carrara, insieme
ad altri dipinti delle collezioni dell’Accademia, restaurati
a partire dal 2008, durante la chiusura del Museo.
Voglio concludere questo articolo con una citazione da Antonello
Venturi, riguardante la genialità di Raffaello: “…persegue
nella vita e nell’arte il sogno di una grandezza oltre i confini
dell’umana, di una dignità più solenne di ogni
magnificenza”. (Raffaello, 1935)
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San Sebastiano (dopo il restauro)
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