Nel Battistero di Firenze, fino al 30 novembre 2014, sono eccezionalmente
esposte, dopo il magnifico restauro, tre grandi sculture in marmo
di Donatello: il Profeta imberbe, il Profeta barbuto o pensieroso
e il Profeta Geremia, La mostra, da un’idea di Sergio Risaliti,
è organizzata dall’Opera di Santa Maria del Fiore e
l’esposizione dei tre profeti è resa possibile dalla
temporanea chiusura del Museo dell’Opera del Duomo, dove le
statue sono conservate, che riaprirà al pubblico nell’autunno
2015 completamente rinnovato. Dei tre Profeti di Donatello, l’Imberbe
sarà visibile per la prima volta dopo il restauro, condotto
dalla “Bottega di restauro dell’Opera”, attiva
dal 1296, che è intervenuta anche su altri due Profeti di
Donatello: il Barbuto o pensieroso e Abramo con Isacco. Si tratta
del primo intervento di restauro eseguito su queste sculture, dopo
600 anni dalla loro realizzazione.
Le tre grandi statue sono parte delle sedici figure commissionate,
tra il 1330 e il 1430, a più artisti dall’Opera di
Santa Maria del Fiore per ornare il Campanile di Giotto; il Profeta
imberbe, soprattutto, si presentava in un cattivo stato di conservazione
con croste e depositi di sporco su tutta la superficie. I fenomeni
di degrado erano dovuti principalmente alla prolungata esposizione
agli agenti atmosferici, quando la statua si trovava ancora nelle
nicchie del Campanile di Giotto. Per ripulire la statua dalle incrostazioni
e dai depositi è stato usato il laser e là dove non
è stato possibile, si è intervenuti con bisturi e
resina a scambio ionico.
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prima del restauro, Donatello, Profeta Imberbe, 1416-18, foto Antonio Quattrone, courtesy Opera di Santa Maria del Fiore
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La figura del Profeta Imberbe è ispirata al modello classico
dell’oratore, ma è caratterizzata da un forte realismo
e da una profonda intensità espressiva. La testa è
trattata con penetrante individuazione fisiognomica che non ha niente
di convenzionale, anzi secondo la tradizione si tratta del ritratto
di Filippo Brunelleschi! La statua è alta 192,5 centimetri
e fu realizzata da Donatello tra il 1416 e il 1418 per il lato est
del Campanile di Giotto, quello rivolto verso la Cupola del Brunelleschi,
che all’epoca doveva ancora essere costruita. Il Profeta Imberbe
è opera certa di Donatello, nonostante l’attribuzione
vasariana a Niccolò Lamberti, come hanno dimostrato I documenti
ritrovati dal Poggi nel 1909, da cui si ricava che l’Opera
di Santa Maria del Fiore commissionò due profeti del lato
est a Donatello nel 1415.
Il Profeta barbuto o pensieroso (cm 195 di altezza) è la
seconda delle statue realizzate da Donatello per il Campanile di
Giotto, fu pagato nel luglio del 1420, due anni dopo il Profeta
imberbe. Mettendoli a confronto si nota una maggiore monumentalità
nel Barbuto, una maestosità già esplorata dall’artista
nel San Giovanni Evangelista, scolpito per la facciata del Duomo
di Firenze tra il 1408 e il 1415, e il San Marco realizzato per
Orsanmichele dal 1411 al 1413. L’inconsueto gesto della mano
destra che, sprofondata nella barba, sostiene la testa del personaggio
inclinata in avanti, evoca lo stato interiore grave e riflessivo
che doveva caratterizzare molti dei profeti d’Israele.
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durante il restauro, testa del profeta Imberbe di Donatello, courtesy Opera di Santa Maria del Fiore
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dopo il restauro, Donatello, Profeta Imberbe, 1416 -18, foto Antonio Quattrone, courtesy Opera di Santa Maria del Fiore (2)
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Proveniente dalle nicchie del terzo ordine del
Campanile, Il Profeta Geremia (194 cm. di altezza) fu eseguito tra
il 1427 e il 1435: è un’altra opera di grande penetrazione
psicologica, per la quale Donatello si è ispirato alla ritrattistica
romana, imprimendo al volto del profeta un verismo sconcertante.
Non è un viso classico, idealizzato, ma quello di un uomo
in carne ed ossa, con la barba incolta, la fronte e il labbro inferiore
sporgenti, gli occhi stanchi ma vigili. I panneggi tormentati, con
profonde tasche di ombra, create dalle pieghe spezzate, enfatizzano
la drammaticità di questa figura. Nel primo Cinquecento Michelangelo
troverà nel Geremia donatelliano una delle sue fonti d’ispirazione
per il David!
“I Profeti di Donatello, parlano e pulsano di vita interiore.
Queste statue vogliono essere - scrive Sergio Risaliti - figure
di uomini veri, personificazioni di cittadini esemplari, nelle quali
si sono solidificati valori spirituali e culturali di matrice sia
cristiana sia pagana: filosofi, architetti e politici, che s’impegnarono
a fare di Firenze la culla del rinascimento nelle arti, la perla
del mondo cristiano. Si ergono in alto, ma vissero in terra. Nei
tre Profeti potremmo leggere, altresì, le diverse forme di
mediazione profetica: quella che agisce raccogliendosi nella contemplazione,
quella che usa l’intelligenza delle cose divine applicandola
all’agire operoso, quella che persuade le folle trasferendo
nella parola e nelle immagini il calore della fede. Un engagement
intellettuale che all’ideale greco della contemplazione, all’isolamento
monastico, affianca o contrappone quello di una volontà operante
per il bene comune, come in Coluccio Salutati e San Bernardino da
Siena, in Leonardo Bruni e Poggio Bracciolini”.
Donatello realizzerà altre due statue per il Campanile di
Giotto, oltre ai tre profeti ora in mostra: il Sacrificio di Isacco,
terminato il 6 novembre del 1521 in collaborazione con Nanni di
Bartolo, e l’Abacuc scolpito prima del 1426.
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Profeta barbuto o Pensieroso, foto Orsi Battaglini, courtesy Opera di Santa Maria del Fiore
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Geremia, foto Antonio Quattrone, courtesy Opera di Santa Maria del Fiore
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