Il mitico sogno dell'uomo di sconfiggere l'invecchiamento e la morte,
oggetto di grandi temi romantici come della favolistica antica,
è divenuto realtà: un camice bianco, mani esperte,
i "ferri del mestiere", ore ed ore di lavoro e il miracolo
si compie! Non stiamo parlando, però, di esseri umani che
tornano giovani, bensì di opere d'arte che sono restaurate,
cioè di quel preziosissimo patrimonio culturale di cui siamo
i massimi detentori al mondo, che l'ingiuria del tempo offusca,
deteriora e tenta di distruggere, come tutto ciò che esiste.
Le bianche figure evocate non sono avveniristici chirurghi, ma moderni
restauratori, cui si deve il recupero e la conservazione di quei
beni di incommensurabile valore storico- artistico che costituiscono
una prerogativa e un vanto dell'Italia.
Il lavoro dei restauratori, operatori silenziosi e schivi, solitamente
poco noti al pubblico, non è soltanto l'espressione di una
manualità artigianale di altissimo rango, bensì una
professione che richiede cultura appropriata, conoscenze tecnico-scientifiche
specialistiche e grande esperienza. Sotto le mani del moderno restauratore hanno riacquistato l'armonia
originaria dipinti di artisti famosi, ma anche tele di ignoti artisti,
rivelando progressivamente pennellate insospettate, particolari
affascinanti offuscati dal tempo o da inadeguati interventi, forme
nitide che riaffiorano da immagini sbiadite. Il restauratore ama
il suo paziente lavoro, grazie al quale, mentre si adopera in favore
del patrimonio collettivo salvando dalla rovina beni irrepetibili,
ha l’opportunità di sentirsi più vicino all'atto
creativo dell'artista, quasi potesse ripercorrere idealmente assieme
a lui le ansie, i turbamenti, le scelte che hanno generato l'opera
stessa.
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Piero della Francesca: La Resurrezione di Borgo Sansepolcro (1450/63)
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A pochi mesi (da aprile 2015) dall’avvio del restauro
della Resurrezione di Piero della Francesca (un affresco superbo,
dipinto tra il 1450 e il 1463 in Arezzo), ad opera dei restauratori
Paola Ilaria Mariotti e Umberto Senserini, il Comune di Sansepolcro,
il Museo Civico, l’Opificio delle Pietre Dure e la Soprintendenza
di Arezzo comunicano i primi importanti risultati delle indagini
e delle operazioni effettuate in questo primo periodo.
L’intervento conservativo e di restauro sull’affresco,
già oggetto di un’ ampia campagna di indagini preliminari,
è iniziato con test mirati ad effettuare le operazioni di
prima pulitura. Dopo aver approfondito lo studio delle sostanze
estranee soprammesse all’originale, è stato deciso
di procedere nella pulitura asportando selettivamente gli strati
di accumulo superficiali, utilizzando solventi ad azione contenuta
che operassero limitatamente alle sostanze da asportare. I metodi
di pulitura saranno diversi in base alle campiture cromatiche diverse,
questo per adeguarsi alla tecnica di esecuzione dell'artista e ai pigmenti impiegati.
L’operazione è finalizzata, al momento, solo all’
asportazione delle sostanze estranee di deposito e di accumulo e
dei fissativi applicati sulla superficie pittorica in precedenti
restauri, che hanno subito trasformazioni chimiche e che li rendono
dannosi. In tal modo si è recuperata la visibilità
di alcuni particolari, prima osservabili solo in fotografia all’infrarosso,
come piccoli borghi, torri e castelli che popolano le colline dello
sfondo.
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Paola Ilaria Mariotti, restauratrice all'opera.
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Il restauratore Umberto Senserini
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La Resurrezione di Piero della Francesca, collocata sulla parete
di fondo della sala Piero della Francesca del Museo Civico di Sansepolcro
(AR), anche se in restauro, è attualmente visibile grazie
ad un ponteggio progettato e realizzato ad hoc. I fenomeni di degrado
dell’affresco sono principalmente identificabili in solfatazioni,
decoesione della superficie pittorica e degli intonaci, sollevamento
e distacco dello strato pittorico in alcune parti. Anche i materiali
superficiali derivati da interventi pregressi hanno un’incidenza
negativa non solo sulla lettura dell’opera, in quanto offuscano
il colore originale, ma anche sulla sua conservazione, in quanto
l’invecchiamento dei secoli li ha trasformati in ossalati.
Fra i più preoccupanti fenomeni di degrado vi sono quelli
relativi al distacco dell’intonaco pittorico in molte zone
della superficie dipinta. Numerosi ritocchi antichi sono presenti
in corrispondenza delle cadute di colore: nel tempo tali ritocchi
si sono alterati cromaticamente rispetto all’originale, come
ad esempio sul "manto rosa" del Cristo, dove adesso risultano di colore
arancio; o "sull’elmo verde" del soldato, dove si sono alterati
in azzurro. Più goffi nel loro intento erano alcuni ritocchi
a pastello giallo che erano stati apposti sul colmo delle colline
per attenuare la tonalità bruna che le velature di verde
rame trasparente hanno assunto a causa dell’invecchiamento
naturale del materiale.
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Sul fronte dello studio della tecnica esecutiva sono emersi nuovi
particolari. Possiamo dire che la Resurrezione è stata
realizzata tramite 18 giornate, cioè 18 stesure di intonaco:
questo non significa che Piero abbia impiegato 18 giorni per dipingere
l’opera. Una giornata poteva, infatti, corrispondere a
un periodo di tempo superiore al giorno solare o, in caso di scelta
di non usare una tecnica ad affresco puro, poteva essere dipinta
anche in vari giorni e ripresa successivamente per apportare
finiture. Come tecnica di trasporto del disegno, Piero ha impiegato
il metodo dello spolvero, che ha lasciato sul muro la memoria
di un esattissimo e ammirevole disegno.
La tecnica pittorica è attualmente oggetto di indagini
scientifiche (a cura del Laboratorio Scientifico dell’OPD,
da parte dei chimici Giancarlo Lanterna e Carlo Galliano Lalli),
ma si può già affermare che Piero ha qui impiegato
una tecnica mista, di cui la maggior parte della campiture cromatiche
fu realizzata a secco.
Il restauro si avvale di un Comitato Scientifico di esperti di
varie professionalità, che seguono con grande cura l’andamento
delle operazioni. Il Comitato è composto da Giorgio Bonsanti
(già ordinario di Storia e Teoria del Restauro dell’Università
di Firenze), Matteo Ceriana (direttore della Galleria Palatina),
Emanuela Daffra (funzionario storico dell’arte della Pinacoteca
di Brera), Alessandro Angelini (associato di Storia dell’Arte
Moderna dell’Università di Siena, autore della più
recente monografia su Piero della Francesca), Frank Dabell (professore
della Temple University di Roma e Mauro Mattieni (già direttore
dell’ICVBC-CNR; già coordinatore delle analisi scientifiche
del restauro della "Leggenda della Vera Croce", dipinta da Piero della Francesca
ad Arezzo).
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Le zone più chiare mostrano l'effetto della pulitura sugli alberi (particolare del lato destro del fondo)
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Bruna Condoleo, storica dell'arte, curatrice di mostre e autrice di testi d'arte
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