L'arte non ha bisogno di riuscire simpatica,
comprensibile, ma esige grandezza, altezza di principi”.
(Sironi)
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Autoritratto
1909-1910, olio su cartone, cm 37x44
Collezione privata
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La lampada 1919, olio su carta applicata su tela,
cm 96x78 Pinacoteca di Brera, Milano
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Novanta dipinti, bozzetti, disegni, cartoni
preparatori per grandi murali, riviste, pubblicità, progetti
e lettere sono esposti a Roma, al Complesso del Vittoriano, nella
mostra “MARIO SIRONI -Sassari 1885/ Milano 1961”, con l'intento
di documentare la complessità di un artista che credeva
alla dimensione pubblica e sociale dell'arte, sullo sfondo di
un'Italia dilaniata da due Guerre Mondiali e dalla dittatura.
Mario Sironi (Sassari 1885- Milano 1961) ha spaziato dalla pittura all'illustrazione;
ha creduto nelle opere pubbliche, si è aperto alle suggestioni
di scenografia, architettura e scultura; è stato ideatore
di geniali campagne pubblicitarie nella sua intensa collaborazione
con l'allora nascente Fiat.
Nonostante la produzione versatile e i periodi artistici vissuti
(Espressionismo, Divisionismo, Futurismo, Metafisica, ricerca
della classicità, pittura monumentale), i suoi lavori mantengono
una chiara identità: la forza espressiva, la maestria tecnica,
l'opposizione oscurità-luminescenza, la cupezza del colore,
la materia pittorica, l'equilibrio delle forme, i volumi allusivi
alle geometrie, l'austerità essenziale che elude gli eccessi
(mai troppo o troppo poco) sono le sue caratteristiche.
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L'architetto
1922-23, olio su tela, cm 87x75
Collezione privata
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Solitudine
1925, olio su tela, cm 98x82
Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea, Roma
Su concessione del Ministero dei Beni e delle Attivitą Culturali e del Turismo
©Fotografia Antonio Idini
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Lo stile dell’artista si riconosce nelle
figure di uomini, nei paesaggi solitari, nelle imponenti iconografie
(affreschi e vetrate) che celebrano il valore della fatica. “Mi
è stato rimproverato -diceva- di non occuparmi di campi
coltivati (…) ma di vedere soltanto rocce deserte, altitudini
desolate dove l'uomo si misura con la vastità dello spirito.
(…) L'arte non ha bisogno di riuscire simpatica, comprensibile,
ma esige grandezza, altezza di principi”.
I suoi valori sono umani e civili: patria, cultura, famiglia,
lavoro, giustizia. Sironi credeva fortemente che l'arte dovesse
avere un valore etico e sociale. Ugualmente anche le dittature
a lui contemporanee -dal Fascismo italiano alla Russia Sovietica-
avevano riflettuto sul ruolo di un'arte pubblica.
“L'adesione al Fascismo delle prime stagioni -spiega la
nipote Romana Sironi- era dettato dalla condivisione di un auspicato
stile di vita finalizzato a formare una moderna civiltà
italiana. L'arte con la sua funzione educatrice ne sarebbe stato
lo strumento”.
Le opere, dunque, onorano ideali umani, mai politici. Contraddicendo
le vesti trionfalistiche auspicate dal Fascismo, le figure sironiane
non assecondano il potere e la propaganda: diversamente appaiono
rigorose e severe. La sua è un'arte potente, difficile:
più propensa a creare turbamenti e interrogativi che a
compiacere il potere.
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Il molo
1921, olio su tela, cm 44x57
Collezione privata
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Paesaggio urbano
1926, olio su tela, cm 34x50
Fondazione Musei Civici di Venezia
Galleria Internazionale d'Arte Moderna di Ca' Pesaro
2014 © Archivio Fotografico, Fondazione Musei Civici di Venezia
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La forza dirompente di Sironi -rispetto alla pittura da cavalletto
ottocentesca- sta nello scegliere mezzi espressivi multiformi
(affresco, mosaico, pubblicità, illustrazione), capaci
di arrivare al vasto pubblico, ma senza sacrificare l'eccellenza
esecutiva. “Il muro non è una tela; deve avere una
funzione sociale”, era solito dire, rimanendo fedele all'idea
di un'arte che uscisse dal quadro (insufficiente mezzo, legato
ad un collezionismo privato o destinato ad un museo) per divenire
protagonista sui muri, sulle pagine illustrate o nelle campagne
promozionali.
La pittura murale degli anni '30 non rappresenta solo una scelta
tecnica: esprime un contenuto innovativo; un modo classico radicalmente
diverso -sociale per eccellenza- di pensare l’arte. La grande
decorazione, infatti, è indipendente dal possesso individuale:
si incontra nelle strade, nelle piazze, nei luoghi di lavoro.
Il pittore ridimensiona l’importanza del mercato e delle
mostre (un muro non si può vendere né esporre, se
non in modo effimero); sollecita la committenza dello Stato, favorisce
il superamento dell’intimismo ed esorta gli artisti a misurarsi
con temi poderosi e a cimentarsi con una nuova concezione architettonica
dello spazio.
Proprio a quest'ultimo Sironi presta particolare attenzione, com'
è evidente dagli iniziali studi in ingegneria, dalla fertile
attività di scenografo e dai complessi allestimenti studiati
per la Triennale di Milano (1933), per il Padiglione Fiat alla
Fiera Campionaria di Milano (1936) o per la Sala dell’Italia
d’Oltremare all’Expo Internazionale di Parigi (1937).
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Nudo e albero
1929-1930, olio su tela, cm 80x60
Collezione privata
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La penitente
1945, olio su tela, cm 50x60
MART, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto
Collezione Augusto e Francesca Giovanardi
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L'intento della mostra romana è evidenziare l'intrecciarsi
fra il suo percorso artistico, intessuto da una tragica visione
del mondo, con la drammatica storia d'Italia nelle sue trasformazioni
politico-sociali: dai due conflitti mondiali alla disfatta del Fascismo.
Interessanti sono le sezioni dedicate all'attività di illustratore
per il “Popolo d'Italia” (dal 1921 al 1942) e di pubblicitario
per la Fiat.
Tuttavia le pregevoli opere esposte risultano penalizzate da un
progetto espositivo che le appiattisce lungo le pareti di un angusto
corridoio o le disperde in un ampio ed alto salone, soffocato dalla
scarsità della luce. Dispiace la mancanza di un allestimento
adeguato, progettato ad hoc, dove la regia dello spazio con la sua
partitura (pannellature, nicchie e interruzioni) dovrebbe suggerire
allo spettatore soste, pause e riflessioni, che scongiurino il rischio
della sovraesposizione alle immagini e della confusione percettiva.
Inevitabile è l'impressione che i quadri siano banalmente
appesi al muro in una frettolosa successione. Conseguente è
la conclusione che il solo criterio cronologico non sia sufficiente
per rendere il luogo adeguato ai lavori e non basti ad organizzare
il disordine visivo generato dalla eterogeneità di tecniche,
altezze, formati, cornici.
É dunque un peccato che nella mostra dedicata ad “uno
fra i più grandi Maestri del Novecento Italiano” -come
giustamente celebrato dalla curatrice Elena Pontiggia- siano
stati trascurati elementi che Mario Sironi, artista e scenografo,
riteneva fondamentali: il valore dello spazio architettonico e l'attenta
cura negli allestimenti.
La mostra si concluderą il 5 febbraio 2015.
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Carla Piro, Laurea in Filosofia; perfezionamento in Didattica della
Filosofia; Master in pubbliche relazioni e comunicazione istituzionale.
Responsabile pubbliche relazioni. Giornalista pubblicista per vari
magazine culturali.
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