Autorizzazione Tribunale di Roma n. 378 del 30/09/2005
 
Work in progress - Anno X - n.45 - Luglio - settembre 2015
ARTE NEL MONDO 

UNA MOSTRA CON IL "PASSAPAROLA": I MAESTRI DEL MARMO DI CARRARA
di Carla Piro






Una panoramica di una sala della mostra "Canova e I maestri del marmo", a Carrara



Reputo il “passaparola” la forma di promozione più diretta ed efficace, soprattutto nel mondo dell'arte.
Alla sua base vi sono la testimonianza personale, la credibilità dell'interlocutore, la condivisione entusiasta, il coinvolgimento emotivo che incidono più profondamente di un anonimo “sentito dire” o di un generico “letto sul giornale”. Del “passaparola” apprezzo il tempo prezioso impiegato nel vivere prima e nel descrivere poi la propria esperienza. Lo giudico attendibile poiché non influenzato da interessi pubblicitari, stravolgimenti critici e sovrastrutture intellettuali.
Il “passaparola” è un media coinvolgente: più personale dell'articolo, che cita pigramente un comunicato stampa; più chiaro dell'incomprensibile giudizio scritto da un critico autoreferenziale; più condiviso di un like, facile ed effimero quanto un click.
Il circo dell'arte con la sua plétora di mostre, musei e artisti è celebrato dai media con ridondanti recensioni, omologate dall'abuso dei superlativi: le esposizioni risultano spesso “imperdibili”; l'artista è sempre “significativo”; le quotazioni sono oltremodo “interessanti”! Tuttavia il pubblico, a cui è richiesto l'onere di un biglietto, merita informazioni attendibili che lo guidino oltre il labirinto delle tante “issime” recensioni positive.
E' stato dunque il “passaparola” a condurmi alla mostra (affatto pubblicizzata) “La Scuola carrarese all'Ermitage. CANOVA E I MAESTRI DEL MARMO” (Carrara, Palazzo Cucchiari fino al 4 ottobre 2015).






Pietro Tenerani, Psiche Svenuta



L. Bienaime, Amore con due colombi (dettaglio)


Sedici opere provenienti dal museo russo rappresentano il prestigio internazionale di scultori (Canova, Tenerani, Bartolini, Bienaimè, Finelli, Cybei, Triscornia, Rauch) legati a Carrara, per nascita o per elezione. Fondamentale fu il loro apporto al Neoclassicismo che caratterizzò la vita culturale tra il XVIII e il XIX secolo con l'interesse per grazia, equilibrio e armonia propri dell'arte greco-romana.
Sono esemplari del gusto collezionistico dello Zar Nicola I, il quale durante il Gran Tour italiano del 1845 le commissionò ad artisti contesi dalle corti europee, destinandole all'Ermitage, primo Museo Imperiale di Russia, in costruzione accanto al Palazzo d’Inverno a San Pietroburgo.
Rara è l'occasione di vedere alcune statue a confronto con i propri modelli in gesso (provenienti dall'Accademia di Belle Arti di Carrara) e con le repliche eseguite dallo stesso autore su richiesta della ricca committenza.
E' un peccato che in alcune sale l'illuminazione valorizzi più i gessi che le sculture, di cui non si percepisce compiutamente la trasparenza del marmo e la tridimensionalità delle forme. Tuttavia la possibilità di avvicinarsi senza allarmi e barriere, permette di vederne il retro, scrutare i particolari, osservare la grana finissima dello Statuario e addittura individuare le “lucciche” (piccole imperfezioni del materiale) nell'Orfeo di Canova.
Quest'opera -in cui il giovane scultore veneto (alfiere poi del Neoclassicismo) evoca ancora influenze barocche- appare drammatica per la gestualità e per l'espressione del volto.
Altre, invece, (Fiducia in Dio di Lorenzo Bartolin, Psciche svenuta di Pietro Tenerani, Venere nella conchiglia di Carlo Finelli) sono composte in viso e aggraziate nei movimenti. Esse rivelano la tensione neoclassica verso l'armonia delle passioni, l'equilibrio della forma e l'essenzialità che non indulge ai particolari.






Carlo Finelli, Venere che esce da una conchiglia



Pietro Tenerani,
Ritratto della Gran Principessa Maria Nikolaevna


Dal punto di vista divulgativo manca un'introduzione al contesto storico-culturale ed il percorso espositivo non traduce l'intento dichiarato di rappresentare lo sviluppo fra Barocco, Neoclassicismo e Verismo. Inoltre l'assenza della lingua inglese circoscrive il pubblico, escludendo una platea internazionale.
Nondimeno il bilancio rimane positivo.
Grazie al poderoso sforzo di un privato (la Fondazione Giorgio Conti a cui si deve la produzione ed organizzazione della mostra), le sculture dell'Ermitage tornano temporaneamente nel luogo del "loro" marmo.
Nelle sale di Palazzo Cucchiari, al cospetto dei nomi che hanno fatto la storia dell'arte, si comprende la secolare centralità di Carrara con il suo marmo prezioso, le sue maestranze, i suoi artisti.
Rimangono negli occhi le sculture di Tenerani: gioielli in Statuario, bianco caldo, privo di macchie, plasmato abilmente dall'autore per realizzare i canoni di una bellezza oggi negata all'arte contemporanea. Anche da sole giustificherebbero il costo del biglietto e l'attendibilità del “passaparola”!









Christian Daniel Rauch, RitrattodiFedericoGuglielmodiPrussia



Canova, Orfeo


Carla Piro, Laurea in Filosofia; perfezionamento in Didattica della Filosofia; Master in pubbliche relazioni e comunicazione istituzionale. Responsabile pubbliche relazioni. Giornalista pubblicista per vari magazine culturali.





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