James Tissot: Autoritratto,
1865 circa.
Olio su pannello, 49,85x30,16 cm.
Museum Purchase, Mildred Anna Williams
Collection
© Fine Arts Museums of San Francisco
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Un artista inaspettato, una mostra spumeggiante, un allestimento
accattivante; atmosfera Fin de siècle e ottanta opere provenienti
dalla Tate di Londra, dal Petit Palais e dal Museo d'Orsay a Parigi:
sono gli ingredienti di "James Tissot" al Chiostro del Bramante
di Roma!
(fino al 21 febbraio 2016).
Tissot (1836-1902) è un pittore
che sfugge alle facili classificazioni: francese di nascita, londinese
di adozione; celebrato in vita e progressivamente dimenticato nel
XX secolo. Famoso ed eccellente (le sue opere erano pubblicate su libri
e riviste), fu sapiente promotore delle propria arte (si dedicò
all'acquaforte per facilitare la diffusione del suo lavoro in Europa);
alla morte della compagna assecondò la vena fideistica e sentimentale,
dedicandosi alle rappresentazioni bibliche e visitando per anni
Palestina e Medio Oriente.
Dandy e salottiero ma non superficiale, sarcastico e mistico, artista brillante e sensibile, frequentatore dell'élite culturale (amico di letterati e pittori, come Maupassant, Whistler, Degas, Manet, dei Preraffaeliti, di Boldini e De Nittis); pur condividendo la ricerca degli Impressionisti (la luce, il colore, il mutamento nello spazio e nel tempo) non si accomunò mai a loro.
Monet dipinge con minuzia i bagliori sulle "Ninfee" e su "La cattedrale di Rouen" al trascorrere di ore, giorni, stagioni; Renoir e Degas si soffermano sul movimento delle figure nello spazio.
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Tissot, figlio di un commerciante di stoffe
e di una modista, quindi particolarmente attento ai dettagli della
moda, testimonia il corso di un'intera epoca attraverso l'evoluzione
del gusto. Registra nei costumi un cambiamento sostanziale, legato
all'ascesa della Borghesia e alla emancipazione della donna:
dalle crinoline dell'Imperatrice Eugenia alla “Tournuree”
(o “sellino”, usato per sostenere il drappeggio nella
parte posteriore della gonna), poi trasformato nel “Cul
de Paris” (imbottitura), fino al primo “Tailleur”
rappresentato nel suo quadro “La viaggiatrice”.
L'Artista racconta l'alta società a lui contemporanea:
ne raffigura lo status attraverso gli abiti, le feste, i viaggi,
le colazioni sull'erba. I suoi occhi osservano con acume e precisione,
ma non senza partecipazione, il mondo in cui è contemporaneamente
spettatore ed attore. Lo sguardo ironico nel rilevare puntualmente
le consuetudini dell'Inghilterra Vittoriana, si riempie di ammirazione
per la bellezza femminile, seducente ed elegante; rivela discrezione
davanti alla dignitosa sofferenza dell' amata Kahtleen Newton;
è partecipe nell'ambientare il “Figliol prodigo”
(tema evangelico prediletto) nella mondanità che lui
stesso frequenta.
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La più bella donna di Parigi
1883-1885.
Olio su tela, 146,32x101,6 cm.
Musée d'art et d'histoire de Genève
© MAH Genève photo Bettina Jacot
Descombes
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Serie "La straniera": La viaggiatrice
1883-1885.
Olio su tela, 141x98 cm.
Koninklijk Museum voor Schone Kunsten
© www.lukasweb.be
- Art in Flanders vzw
Photo credit: Hugo Maertens
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Nato nella città portuale di Nantes,
avvezzo al viavai delle navi, il pittore raffigura con familiarità
arrivi e partenze, viaggiatori e piroscafi, banchine ferroviarie
e approdi portuali.
Nonostante la precisione nel dettaglio, le sue rappresentazioni
non risultano mai fredde e fotografiche, ma si rivelano coinvolgenti
ed empatiche. I ritratti uniscono la fedeltà realistica
alla morbidezza dei colori, la luminosità avvolgente alle
pennellate vibranti. I personaggi sono vivaci e vitali: non posano
davanti ad un cavalletto: si muovono, passeggiano, chiacchierano,
danzano, scendono dai battelli.
Lungo il percorso della mostra romana l'allestimento, l'illuminazione,
la musica, i suoni, gli arredi suscitano suggestioni fin de
siécle che ricreano l'ambiente mondano raccontato da Tissot.
Nel salotto, opportunamente disposto, si avverte un parlottio
indistinto che rivela indizi di pettegolezzo, finchè
le voci (prendendo le fattezze dei ritratti alle pareti) ostentano
teatralmente le loro chiacchiere. Parlano della “Donna
più bella di Parigi”, rappresentata nel grande
ritratto che attende il visitatore oltre un drappo rosso.
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Il ponte dell'HMS Calcutta (Portsmouth)
1876 circa.
Olio su tela, 68,6x91 cm
Londra, Tate
© Tate, London 2015
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La convalescente
1880-1882.
Olio su tela, 90,20x68,30 cm.
Musée Baron Martin, Gray
© Cliché Studio Bernardot - Musée Baron
Martin - France
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E' una giovane avvenente circondata da uomini, bisbigli e ammiccamenti,
che ignorano la figura sbiadita, posta come un'ombra dietro
di lei. Nessuno sembra accorgersi che in quell'immagine offuscata, modificata dal tempo nell'altezza e nella silouette, ma ancora
riconoscibile dai lineamenti e nell'acconciatura, affiora la
memoria dell'antico splendore irrimediabilmente segnato dagli
anni.
In una rappresentazione sincronica, l'Artista nasconde dietro
la ragazza l'immagine di ciò che ella ha davanti e guida
l'attenzione dell'osservatore dalla giovane donna all'anziana
signora!
L'ammirazione per la bellezza cede il posto alla compassione per
la sua evanescenza e l'ombra discreta ma invadente di colei che
è stata “La più bella donna di Parigi”
ruba imprevedibilmente la scena alla sua protagonista.
Con questo ironico gioco di specchi fra passato, presente e futuro
Tissot confonde, stupisce, suscita sentimenti contrastanti: si
rivela, in fine, quel pittore fuori dagli schemi che Guy de Maupassant
definiva “ particolare, geniale, inclassificabile”.
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Carla Piro, Laurea in Filosofia; perfezionamento in Didattica della
Filosofia; Master in pubbliche relazioni e comunicazione istituzionale.
Responsabile pubbliche relazioni. Giornalista pubblicista per vari
magazine culturali.
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