Roma: La nuova Stazione Tiburtina. Progetto
dell'architetto Paolo Desideri
Migliaia di persone falcano le banchine delle stazioni ferroviarie
italiane ogni giorno, centinaia passano gran parte della loro
vita in questi luoghi spesso poco ameni, in attesa del treno in
ritardo, in molte lavorano, transitano o semplicemente passeggiano
per le stazioni, forse affascinati dal passaggio dei treni, per
eccellenza simbolo del viaggio. L’architetto Paolo Desideri,
progettista della neonata Stazione Tiburtina di Roma, potrebbe
essere uno di questi personaggi che popolano le banchine: la cosa
certa è che ha voluto lasciare un segno con il progetto
di cui si è dichiarato padre. Il complesso in questione
abbandona lo spirito sognante delle stazioni secessioniste viennesi,
di quelle parigine floreali e delicatissime e decisamente si allontana
da quelle spudoratamente baroccheggianti dell’antica Madrid:
non c’è dunque alcun riferimento ai romantici scenari
cinematografici del passato , poiché qui lo spazio è
modulato sulle orme del futuro. A raccordare i quartieri Nomentano
e Pietralata un ponte di cristallo, costituito da 360 metri di
gallerie sospese sopra i binari, in cui,
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Particolari della Nuova Stazione
ferroviaria romana
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simili a bolle di sapone, otto
box color verde acqua, presto adibiti a biglietterie, sale di ristorazione
ed esercizi commerciali, regalano un piacevole diversivo alla curiosità
di chi si trova a percorrere questo spazio flessibile e libero,
più simile alle aree commerciali e d’attesa degli aeroporti
che non a quello delle stazioni italiane. Dopo più di dieci
anni d’attesa, il Presidente Giorgio Napolitano ha tagliato
il nastro inaugurativo della monumentale opera, ormai prossima al
completamento, dedicando la Stazione, in concomitanza con le cerimonie
per l’Unità d’Italia, a Camillo Benso, conte
di Cavour. Non ci sbaglieremmo dichiarando vincente, per la realizzazione
di questo progetto, la collaborazione tra lo Studio ABDR e l’architetto
Desideri, già Ordinario di Composizione architettonica presso
la Facoltà di Architettura dell’Ateneo Roma 3 ed autore
di numerose opere, tra cui la ristrutturazione di parte del Palazzo
delle Esposizioni a Roma. Difatti non è un caso che il successo
di quest’opera così all’avanguardia sia dovuto
proprio alla doviziosa progettazione dei |
volumi e alla scelta di impiegare intere superfici
vetrate, essenziali per l’aspetto bioclimatico e per la “permeabilità”
luminosa del massiccio parallelepipedo, che in questo modo appare
fluttuare nove metri sopra il livello di transito dei 20 binari.
Certamente qualche cantiere è ancora aperto,
anche a causa dell’incendio scoppiato l’estate scorsa,
ma nulla distoglie dalla possibilità di constatare la qualità
di questo progetto, soprattutto se relazionato all’area su
cui insiste: aree verdi e parcheggi pubblici riqualificheranno,
infatti, la zona squarciata da una bretella urbana dalla sezione
stradale incerta, mentre per integrare la rete infrastrutturale
della Capitale già sono in corso i lavori per la Nuova circonvallazione
interna, una strada sotterranea ad alto scorrimento, che permetterà
l’ormai nota conversione della Tangenziale est in un viale
alberato pedonale. Torniamo al progetto della nuova Stazione Tiburtina.
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Lo spazioso interno della Stazione
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Una delle tante scale mobili
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L’enorme galleria-ponte, sostenuta nel
vuoto per 5/6 della sua lunghezza da un’elaborata orditura
strutturale di montanti e travature reticolari in acciaio, si presenta
internamente come un grande boulevard urbano, perfettamente in grado
di ridisegnare la cucitura tra i due quartieri romani già
menzionati, storicamente divisi dalla ferrovia. A sottolineare questa
riconnessione, il rivestimento vetrato che avvolge i volumi architettonici,
forato dagli otto ovuli, anch’essi apparentemente galleggianti.
Dall’interno si accede ai binari sottostanti per mezzo di
52 scale di collegamento, mentre due ampi e ariosi atri collegano
l’edificio ai sottopassi e alle aree ipogee pedonali, a branche
stradali di superficie e alla linea metropolitana, sempre nel rispetto
del preesistente edificio del ACEI (Apparato Centrale Elettrico
ad Itinerari: l’apparato tecnologico a servizio della circolazione
ferroviaria), inglobato e restaurato per sottolinearne l’aspetto
unitario con il complesso in edificazione. Perché la Stazione
Tiburtina diventi un nodo di scambio intermodale di livello internazionale,
nazionale, regionale e metropolitano bisogna ancora aspettare qualche
tempo, ma il ritmo di lavoro lascia ben sperare che la conclusione
rispetti la data del 21 aprile 2012!. |
Un suggestivo corridoio interno
della Nuova Stazione Tiburtina
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Ilaria D'Ambrosi, laureata in Architettura all'Università Roma Tre
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