Londra: gli edifici della Olympic Zone 2012
Soltanto uomini liberi di lingua greca, provenienti dalle città
stato e dalle colonie, potevano confrontarsi nello stadion, ma
solo uno, il vincitore, avrebbe guadagnato l’immortalità
grazie a poemi e statue che ne avrebbero portato l’effige
coronata da foglie d’ulivo! Così recitano le leggende
antiche, così gli antichi documenti tramandano l’origine
dei giochi olimpici…
Oggi le Olimpiadi hanno cambiato veste, non senza qualche rimpianto,
calzando la maschera della società contemporanea celebrata,
a differenza dei rituali venerativi per il dio Zeus, con la costruzione
di imponenti impianti sportivi, veri e propri gioielli firmati
dagli architetti più illustri della contemporaneità.
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I nuovi dinamici impianti olimpici
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Abbiamo in passato parlato de
“Il nido d’uccelli”, lo Stadio costruito per le
Olimpiadi di Pechino, prezioso intervento dello studio Herzog &
de Meuron, ma allo scadere del quarto anno, quel tempo noto in antichità
come “Olimpiade” (da cui le olimpiadi moderne hanno
preso il nome), un altro impianto è stato approntato per
accogliere gli atleti chiamati a gareggiare da tutto il mondo.
Londra 2012 è lo slogan delle Olimpiadi che si terranno a
luglio prossimo.
La XXX edizione dei giochi Olimpici vanta un progetto di dimensioni
straordinarie che, a dispetto di tutti gli altri impianti (compresa
l’antica città di Olimpia), si espande non solo in
varie zone della città che la ospita, ma persino nell’interland
londinese fino a spingersi in Galles e in Scozia con opere minori.
Parleremo solo degli impianti di Londra, senza disperderci nel commentare
l’Outside Greater London (gli impianti dell’ United
Kingdom) e il Football Stadia (gli stadi di calcio fuori Londra).
Gli impianti sviluppati all’interno dell’area metropolitana
di Londra sono: Olympic Zone (all’interno dell’Olympic
Park), il (Est End londinese sulle rive dell’estuario del
Tamigi) e marginalmente il Central Zone (compreso nel Greater London).
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Il cuore di Londra si tira a lustro: stanziando
cifre rimaste che hanno oltrepassato i previsti 11 milioni di euro,
il progetto per le Olimpiadi impegna archistar del calibro dell’irachena
Zaha Hadid, già nota nel panorama londinese per il Mind Zome
al Millenium Dome e il padiglione estivo per Serpentine Gallery;
lo studio Arup & Partners, già impegnati per nel 1998
al Millenium Bridge e per la 30St Mary Axe; lo studio Hopkins Architects
e lo studio Stanton Williams Architects.
La così detta Olympic Zone, situata nel distretto di Strantford,
è quasi ultimata (nonostante l’apertura dei giochi
sia alle porte) e già sono numerose sul web le immagini degli
stupefacenti impianti sportivi.
L’Aquatic Centre, pregevole risultato della penna dell’architetto
Hadid, copre le sue due piscine per il nuoto e quella per i tuffi
(tutte dotate di sistemi di ricircolo delle acque per contenere
l’impatto ambientale) con una copertura in perfetto stile
hadidiano: l’acciaio appare fluido nel morbido e impalpabile
velo che ne costituisce il tetto. Paragonato alle fattezze di un
insetto, il centro acquatico di Hadid è semplicemente prodigioso:
l’architetto è riuscito a plasmare l’acciaio
nella scultura di una mosca di kafkiana memoria, pronta a scollarsi
dalle ali tonnellate di cemento, acciaio e marmo e a volare via!
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grattacieli colorati---
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...e palazzi per le delegazioni
atletiche
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Trasformando il volto della zona più
povera di Londra, l’Est End, l’efficienza con cui l’amministrazione
ha dato vita a questo sistema di riqualifica e ammodernamento è
del tutto esemplare: gran parte degli impianti, infatti, sarà
riconvertito ad uso civico e tutti assolutamente ecosostenibili,
come i campus abitazioni degli atleti.
Per rimanere in tema di sostenibilità, il fiore all’occhiello
del programma di costruzione è la Basketball Arena, progettata
da Sinclair Knight Merz, Wilkinson Eyre Architects e KSS. L’opera
in questione è stata ideata come una struttura temporanea,
smontabile e riutilizzabile in altre location, caratteristica che
senza dubbio offre numerosi vantaggi i termini di consumo energetico
e di difesa ambientale.
Tuttavia, il vero fulcro delle gare olimpiche è l’Olympic
Stadium, opera del HOK Sport Architects. Posto nel cuore dell’isola
del Parco Olimpico, è circondato da acqua per tre lati, a
giustificare il passaggio degli spettatori su cinque ponti che collegano
la città circostante allo stadio in cui verrà svolta
la spettacolare cerimonia di apertura dei giochi, seguita dall’accensione
della fiaccola olimpica (disegnata dai designer britannici Edward
Barber e Jay Osgerby). |
Zone periferiche riqualificate
dagli interventi olimpici
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Una suggestiva torre
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Qui, nel terzo stadio più grande d’Inghilterra,
saranno accolte 80.000 persone, cifra che si ridurrà sensibilmente
al momento del postumo smontaggio dell’anello superiore. Perché
questa demolizione? “L’obiettivo – è stato
dichiarato in conferenza stampa - è stato quello di evitare
di costruire, in occasione di grandi eventi, un’enorme infrastruttura
che nel corso degli anni avrebbe rischiato di essere abbandonata
a se stessa perché difficilmente sfruttabile. Si è
perciò preferita una soluzione riconvertibile e questo ha
significato una diminuzione sensibile dell’impatto ambientale
in termini di materiali da costruzione e di consumi energetici.” |
Panorama di nuovi e vecchi
edifici londinesi (in lontananza la "scheggia" di Renzo Piano)
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Poi ancora la Handball Arena, esimio progetto di Make Architects
con Arup & Partners, la cui stravaganza è la linearità,
la pura ortogonalità delle forme con cui il progetto si inserisce
in un contesto piuttosto affine alle contemporanee tendenze architettonico-progettuali.
Un grande Box, una scatola che sovverte le regole puriste della
geometria con l’ampia fascia di vetrate alla base di un continuo
apparato murario da esse illuminato e ventilato. Una vera sorpresa,
un brillante escamotage ingegneristico!
Più modesta, ma non per questo trascurabile la pista all’aperto
di BMX Circuit: 470 metri di semplice apparato lineare. Disattenzione
dei progettisti? Nient’affatto, piuttosto una sapiente scelta
funzionale con cui convertire il circuito a pista di montain-bike.
Ma quello di Londra non si potrebbe definire un impianto olimpico
se non avesse un Velodromo e quello costruito dallo studio Hopkins
Architets supera decisamente ogni aspettativa. Finito di costruire
per primo, sulle orme del vecchio Eastway Cycle Circuit, consta
di una pista lunga un miglio, modellata sul bilanciamento della
forza centripeta, e di una copertura che lascia a dir poco a bocca
aperta. Progettata ricalcando la precisa forma del circuito sottostante,
la struttura del tetto sembra un disco deformato dalla velocità
con cui rotea su se stesso. Dinamica, elegante la copertura del
Velodromo è una vera opera d’arte rivestita di cedro
rosso canadese!
Ultimo, ma solo in questo nostro viaggio virtuale, l’ Olympic
Hockey Centre dello studio Stanton Williams Architets è il
complesso dal gusto più esuberante, scandito da una fascia
rosa che all’esterno determina un forte impatto scenico.
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Influenzate dalla cultura romana, interrotte
dall’avvento del Cristianesimo, reintrodotte nel 1896, nuovamente
sospese durante le guerre dei primi anni del Novecento, le Olimpiadi
sono nate come un simbolo indiscriminato di unità dei popoli
e delle loro culture in nome dell'universale passione per lo sport,
valore che nei secoli è sempre rimasto vivo a designare un
fil rouge tra le epoche e il tempo. Il periodo dei giochi olimpici
era chiamato dai greci ekecheiria, una tregua a memoria del
fatto che durante le olimpiadi persino le guerre tra le genti venivano
sospese; noi possiamo augurarci che questo sia un dei sentimenti
che nei secoli non si siano spenti! |
Ilaria D'Ambrosi, laureata in Architettura all'Università Roma Tre
Servizio fotografico di Monica Annese
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