La Stazione di Reggio Emilia,
progettata dall'architetto Santiago Calatrava
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L’estate è arrivata, è tempo
di vacanze e partire in treno non solo è sostenibile per
l’ambiente, ma è anche un interessante diversivo per
conoscere il paesaggio italiano senza fare alcuno sforzo, meglio
poi se alle bellezze paesaggistiche si accompagna la visita a una
stazione ferroviaria d’autore. A questo proposito, la nostra
Redazione ha visitato la stazione medio-padana di Reggio Emilia:
la stazione ferroviaria intermedia della linea ad alta velocità
per la tratta Bologna - Milano. Per chi non si deve fermare a Reggio
Emilia la sosta è brevissima, ma anche ammirare il progetto
di Santiago Calatrava dal finestrino è un’ occasione
da non lasciarsi scappare.
Solo di recente (dal 2013), sebbene l’impianto sia stato inaugurato
nel 2008, è possibile transitare in quello che la terminologia
ferroviaria chiama “posto di movimento” e forse proprio
questa natura della stazione, dedicata solo alla circolazione dei
treni, fa soffrire la struttura, di per sè elegantissima.
Non avevamo dubbi sul linguaggio espressivo delle sinuose forme
disegnate dall’architetto spagnolo, ma dopo la nostra visita
qualche perplessità è nata sulla distanza dal centro
abitato (un po’ scomodo da raggiungere seppur servito dai
trasporti pubblici) e sulla mancanza dei servizi ai viaggiatori.
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L’appellativo di “cattedrale nel deserto”, con
cui è ormai conosciuta la stazione di Reggio Emilia, infatti,
calza a pennello. Bellissima nella sua forma avveniristica, la struttura
è costituita da 19 moduli di acciaio che disegnano un involucro
di onde bianche che si innalzano morbide e flessuose nel cuore della
pianura padana. La suggestione scaturita dall’avvicinarsi
in treno o lungo l’attigua l’autostrada alle strutture
bianche e ondulate è d’impatto, ma mettendo da parte
il fattore emotivo si arriva presto alla conclusione di aver di
fronte un impianto solitario che cerca faticosamente di dialogare
con il paesaggio circostante. Sorretta da quasi 15 tonnellate di
acciaio, una volta e mezzo il peso della Tour Eiffel, la stazione
si sviluppa su due livelli: quello superiore per i binari dell’alta
velocità, collegato a quello inferiore dove transitano le
corrispondenze con i treni regionali, i servizi per i viaggiatori
e la lunghissima galleria per i servizi commerciali non ancora aperti
al pubblico. L’accesso dal parcheggio di scambio avviene a
livello più basso, definito da un’ elegante pensilina
che svetta tra il mantello ondulato della copertura. All’interno
l’atrio centrale, completamente spoglio, da’ accesso
alle biglietterie, mentre per raggiungere le banchine sono stati
progettati dei sistemi di collegamento, di cui è stilisticamente
interessante solo il vano ascensore. |
Al livello superiore, quello del transito dei treni dell’alta
velocità, ci troviamo in un luogo ameno e luminoso, coperto
da una volta che sembra ondulare al passaggio del vento tra le travi
di sostegno.
Malgrado l’indiscussa qualità del progetto, la stazione
dell’archistar Santiago Calatrava, autore anche dei tre ponti
autostradali che accompagnano l’entrata alla stazione dal
casello, è stata criticata per essere “una stazione
nel nulla” e non possiamo negare che sia una struttura “persa”
nel contesto in cui si trova. L’entrata principale è
preceduta da un vasto appezzamento di terra brulla (destinata in
futuro a parcheggi di pertinenza) che dà alla stazione un
sapore di desolazione, sottolineato dallo sfrecciare delle macchine
lungo l’autostrada. Per spezzare una lancia a favore di questo
progetto dobbiamo riconoscere gli intenti: sicuramente sarà
una stazione funzionale alla rapida connessione tra i capoluoghi
lombardi ed emiliani, rappresentando altresì un’ opportunità
di sviluppo economico locale e di interconnessione e mobilità
capillarizzate fuori dal centro storico. Non è da trascurare,
poi, il contenimento dell’impatto ambientale: il progetto
di Calatrava infatti, è intervenuto sulla linea del viadotto
esistente e l’indubbia attenzione alla trasparenza e alla
permeabilità visiva del guscio che funge da copertura alle
banchine e ai binari.
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Nonostante l'apprezzamento per il linguaggio di Santiago Calatrava,
non riusciamo a entusiasmarci quanto meriterebbe un progetto del
celebre architetto, forse perché nella stazione di Reggio Emila
AV vediamo le sorti della scomoda e freddissima Nuova Stazione AV
di Bologna (la cui copertura - non ancora realizzata - porta la
firma dallo studio Arata Isozaki & Associates), non terminata e
già bisognosa di una serie di opere di manutenzione. La nostra speranza
è che l'Amministrazione e le Ferrovie dello Stato riescano a gestire
i loro interventi per dare risalto a un'opera di un grande studio
d'architettura, ma anche per adempiere alle aspettative degli utenti.
Insomma che non siamo risorse sprecate!
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Ilaria D'Ambrosi, architetto e Urban Planner
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