La rassegna
“Spazio in movimento. Omaggio ad Albert Einstein”
nasce per festeggiare i cento anni dalla nascita della teoria di
Einstein sulle “onde gravitazionali”. Era il
1916 quando lo scienziato scopre che uno dei nodi insoluti della
Relatività Generale era la presenza delle onde gravitazionali,
prodotte dallo scontro di due buchi neri o stelle che si propagano
nel cosmo. Finalmente oggi si può ascoltare la musica dell’universo,
o immaginare con l’occhio dell’artista come lo spazio
si muove e s’increspa. La fantascienza, il cartone animato
Futurama, il telefilm Star Trek, hanno reso familiari l’effetto
delle onde gravitazionali quando ancora non erano dimostrabili scientificamente.
I viaggi nel tempo, il teletrasporto brevettato da un inventore
americano nel 2006 , il romanzo di Herbert G. Wells
“La macchina
del tempo” del 1859, e le loro possibili applicazioni hanno
influenzato e ispirato autori come Ray Bradbury, Poul Anderson,
Fritz Leiber e altri. E così che dalla fantascienza si passa
alla realtà con la dimostrazione della teoria dello scienziato.
La rassegna, curata da me con la collaborazione di
Alessandra
Primicerio, ha voluto coinvolgere i seguenti artisti:
Luigia Granata, Rocco
Pangaro, Giuseppe Perrone, Gianmarco Pulimeni, Anna Letizia Candelise,
Inna
Varivonchik, Demetrio Giuffré ed Emiliano Zucchini, per mettere
a confronto la creatività artistica di ognuno di loro con quella del pensiero di
un grande genio come Einstein. La sperimentazione dei nostri artisti
li ha portati a realizzare opere uniche e molto suggestive. Giuseppe
Perrone, ad esempio, ha rappresentato un’opera metafisica per
farci immaginare la creazione dell’universo tramite la relazione
fra l’essere umano e lo spazio. Luigia Granata, con i suoi
acquerelli su carta pregiata, ha raffigurato delle spirali colorate
che simbolicamente rappresentano il cielo e la continuità
ciclica della vita: un modo immediato per far catapultare nell’infinito
universo l’essere umano. Gianmarco Pulimeni con il suo lavoro
concettuale dove delle piccole sedie di legno dipinte di bianco,
fatte a mano dall’artista, posizionate su un supporto quadrato
indicante la superficie terrestre, chiuse dentro una grande teca,
regala all’osservatore un senso di movimento e di forte effetto
gravitazionale in un lavoro che si presenta raffinato e colto. Grazie all’uso del rosso l'opera di Rocco Pangaro è rapsodica e
ipnotizza grazie al movimento che ottiene dai pezzi di vetro tagliati
e attaccati sulla superficie rettangolare della tela. Inna Varivonchik
interpreta il tema della mostra con un’opera molto sensuale
e nello stesso tempo poetica: la tela è dipinta con uno sfondo
nero in cui campeggiano dei cerchi concentrici bianchi su cui ruotano
due corpi: una donna e un uomo che s’incontrano in una danza
amorosa ideale che fa pensare alla creazione dell’universo.
Demetrio Giuffré con il suo “colore strappato”
fa notare come la luce sia fondamentale per il colore e per gli
effetti che ne derivano. Il suo lavoro materico e concettuale s’intreccia
perfettamente nelle linee di ricerca tipiche dell’artista
sperimentatore, e Giuffré diventa maestro dell’alchimia.
Anna Letizia Candelise propone un’interpretazione della teoria
di Einstein usando un linguaggio astratto: ella ricorre alla fantasia
tirando in causa anche la dea Urania per riportare l’individuo
dal gioco dell’informale alla razionalità e alla concretezza
della vita. Emiliano Zucchini con “Uomo Antenna” ha
presentato il rapporto massmediatico che nella nostra società
va ad inficiare le relazioni e nello stesso tempo trasforma la radice
e la discendenza dell’essere umano, facendo rapportare l’individuo
al mondo tecnologico in una concezione spazio-tempo fatto da numerosi
bit.
Anche i grandi artisti del passato si sono confrontati con la scienza,
come Leonardo da Vinci se pensiamo ai suoi esperimenti, Filippo Brunelleschi,
noto per i suoi studi sulla prospettiva, oppure Paolo Uccello per l’uso
della matematica nei suoi dipinti. In questa collettiva “
l’arte e la scienza” vengono messe a confronto dai nostri
artisti, passando dal figurativo all’astrazione per approdare
al concettuale.
La sera dell’inaugurazione, giorno 8 aprile 2016, si sono ascoltati
i versi lirici e.intensi di poesie inedite di Vincenzo Napolillo
e della attrice Katia Di Leone. L’evento, ospitato in questa prima tappa a Cosenza, nel
Museo delle Arti e dei Mestieri, sarà itinerante:
prossima esposizione in autunno nella Capitale!