A Formello (RM), il 28 maggio scorso sono stati presentati alla
cittadinanza dal Sindaco Sergio Celestino i lavori di restauro
(1) di due facciate e dell’ingresso monumentale di Palazzo
Orsini – Chigi, eseguiti dalla sottoscritta (2) con Finanziamento
del Prusst (3).
Oltre al primo cittadino sono intervenuti Agostino Bureca (4), Daniela
Versino (5), Barbara Paoli Vai (6), Giacomo Sandri (7), Maurizio
Caciotta (8).
La presentazione ha riguardato :
- La qualità del progetto di restauro dell’edificio
e il suo finanziamento da parte del PRUSST
- La storia ventennale del recupero del palazzo e degli interventi
effettuati nel corso del tempo
- I temi e le scoperte venuti alla luce durante i lavori di restauro
- Il progressivo riuso del monumento a fini culturali e sociali.
In merito alla qualità progettuale e al contributo elargito
dal Prusst, l’Architetto Daniela Versino ha espresso con entusiasmo
la condivisione progettuale del Bene, impostata al recupero del
monumento con criteri di restauro specialistico, molto attento anche
alla stratigrafia storica e all’individuazione delle modifiche
succedutesi nel tempo.
La storia del recupero dell’edifico dal dopoguerra ad oggi,
è stata ricordata dall’Architetto Agostino Bureca,
Sergio Celestino e Giacomo Sandri , in un “triangolo delle
memoria” ricco di passaggi, suggestioni, ricordi e scelte
politiche che hanno portato ad un riuso culturale del monumento
con risultati sempre crescenti di sviluppo locale e attenzione turistica
(9).
Il restauro del Palazzo e dell’ ingresso monumentale è
stato descritto, nei sui aspetti principali, dalla sottoscritta.
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Nicchia con affresco dell'artista seicentesco Bernardino
Mei, prima del restauro
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Nicchia e stemma dei Chigi con affresco di Bernardino
Mei dopo il restauro
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In merito alla qualità progettuale e al contributo elargito
dal Prusst, l’Architetto Daniela Versino ha espresso con entusiasmo
la condivisione progettuale del bene, impostata al recupero del
monumento con criteri di restauro specialistico, molto attento anche
alla stratigrafia storica e all’individuazione delle modifiche
succedutesi nel tempo.
La storia del recupero dell’edifico dal dopoguerra ad oggi
è stata ricordata dall’Architetto Agostino Bureca,
Sergio Celestino e Giacomo Sandri , in un “triangolo delle
memoria” ricco di passaggi, suggestioni, ricordi e scelte
politiche che hanno portato ad un riuso culturale del monumento
con risultati sempre crescenti di sviluppo locale e attenzione turistica
(9).
Il restauro del Palazzo e dell’ ingresso monumentale è
stato descritto, nei sui aspetti principali, dalla sottoscritta.
Prima di procedere al restauro, le fasi principali dell’edificio
individuate restituivano una prima torre medievale degli Orsini,
ora nel cortile, il successivo passaggio in più fasi al palazzo
rinascimentale fino all’acquisto della Famiglia Chigi nel
1661. Della fase chigiana si riconosceva la sopraelevazione dell’edificio
e l’inglobamento del piano aperto dei merli, spazio in cui
fu creato l’Appartamento Novo del Cardinal Flavio Chigi, e
il Museo delle curiosità naturali, peregrine e antiche (noto
dalle fonti).
Durante i lavori di restauro abbiamo potuto precisare ulteriori
fasi costruttive che hanno individuato una struttura ancora più
articolata venuta alla luce man mano che si procedeva con l’intervento.
Il Restauro e le scoperte
Lo stato di conservazione delle facciate era pessimo, con intonaci
di varia epoca, interventi strutturali e di modifica importati,
azioni occasionali eterogenee con l’inserimento di ferri,
ganci, chiodi, oppure coloriture localizzate del tutto eterogenee,
elementi lapidei molto degradati.
L’affresco di Bernardino Mei, all’ingresso del paese,
era scurito e quasi illeggibile con importanti lacune e rifacimenti.
Il Restauro, complesso e articolato, ha comportato la demolizione
di tutti gli intonaci ammalorati, eterogenei, inidonei. In alcune
zone, infatti intonaci cementizi erano stati stesi su una base a
rete metallica totalmente ossidata. Le cornici in peperino erano
decoese e scagliate e, in più punti, al limite del distacco.
La rimozione degli intonaci ha riportato alla luce differenti tessuti
murari consentendo di precisare altre fasi costruttive.
La più sorprendente è stata la scoperta di un’altra
torre in conci squadrati di pietra, con merlatura più bassa
rispetto al piano attuale. Evidenti anche i segni delle mensole
su cui doveva essere il piano di camminamento di ronda. Guardando
l’ingresso si nota l’ampliamento operato dai Chigi a
sinistra dell’antica torre che curva verso la piazza. Anche
sul lato di Piazza San Lorenzo, la facciata coincide, nella metà
sinistra con la torre e, nella parte destra, con l’ampliamento
Chigiano.
A destra dell’ingresso alla Sala Orsini, la differenza del
tessuto murario era evidente.
La torre doveva essere separata dal resto dell’edificio principale
poiché erano presenti consistenti tracce dell’intonaco
di rivestimento (10).
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Prospetto su piazza Donato Palmieri
prima del restauro
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Prospetto su piazza Donato Palmieri dopo il restauro
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Il ripristino degli intonaci delle facciate poneva da un lato il
tema del rispetto dell’esistente e dall’altro quello
di evitare un effetto “sordo” e compatto che inevitabilmente,
su una dimensione di tale imponenza, avrebbe restituito un’immagine
di impatto assolutamente sgradevole e antistorica.
Pertanto i nuovi intonaci sono stati riproposti sulla base delle
tracce dei resti di quelli più antichi conservati in facciata
sotto a quelli inidonei ed eterogenei sovrapposti in riprese diverse
e con segni di interventi di coloritura occasionali (feste patronali,
addobbi temporanei etc.).
Dopo aver ricostruito zone di muratura completamente degradate,
la superficie è stata dapprima trattata con un “arriccio”
di calce e pozzolana rossa successivamente rivestito da uno “strato
di finitura color d’aria” (11) dalla preparazione complessa
a base di calce e inerti naturali (pozzolane e polveri di marmo)
con proporzioni e granulometrie differenti. L’impasto è
stato colorato con pigmenti naturali. La coloritura finale a base
di calce e pigmenti, è stata stesa “a spruzzo”,
sulla superficie umida dell’intonaco.
Il risultato è stato quello di ottenere una cromia che varia
tonalità dal bianco al grigio all’azzurro, secondo
i fattori meteorologici e la diversa esposizione alla luce durante
il giorno con un effetto di “leggerezza ed eleganza”
che valorizzano il Palazzo senza nulla togliere alla sua monumentalità.
Bernardino Mei e l’ingresso al centro storico
L’ingresso attuale è il risultato della trasformazione
Chigiana della parte sotto alla torre Orsini (12).
La Nicchia con il dipinto murale raffigurante la Resurrezione di
Nostro Signore è del 1663 ad opera di Bernardino Mei, artista
senese caro al Cardinale Fabio Chigi che eletto papa nel 1655 col
nome di Alessandro VII, chiamò a Roma il pittore suo conterraneo
nel 1657.
In cima, sulla volta, lo stemma dei Chigi sovrasta la raffigurazione
sostenuto da puttini con la scritta “oriens ab occasu”(13).
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Facciata su Piazza San Lorenzo
prima del Restauro. Nella zona sinistra del sottotetto si trovano
i merli murati dell'antica torre
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Facciata su Piazza San Lorenzo dopo il restauro
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La parte inferiore della nicchia era riempita da terra contenuta
da un muretto di ciottoli e lastre di pietra di riuso, su cui, fino
a non molto tempo, era infissa un’inferriata protettiva.
Il dipinto era molto rovinato con numerose cadute di colore distribuite
in modo eterogeneo su tutta la superficie scurita e abrasa. Si osservavano
distacchi dell’intonaco dal supporto murario di differente
entità, rifacimenti localizzati e una fessura importante
nella parte alta riempita con materiali inidonei.
In generale l’affresco si poteva dividere in tre zone diversamente
conservate: il catino absidale con il colore e la superficie abrasi,
la zona sinistra molto degradata fino alla perdita totale del dipinto,
la zona destra con zone molto ben conservate ma deturpate dall’asportazione
del volto del soldato e da una fitta e profonda “Craquelure”
sui vivaci colori. La bandiera inoltre era stata ridipinta perciò
risultava assai squilibrata rispetto al resto dell’opera.
Eseguite le prime operazioni di consolidamento urgente, abbiamo
ispezionato il riempimento di terra dietro al muretto poiché
l’affresco proseguiva dietro di esso. Scavando abbiamo scoperto
che l’affresco proseguiva fino a terra.
Tutto l’affresco è stato liberato restituendo un' immagine
con un’impostazione scenografica di forte impatto se la si
immagina anche con un piano di calpestio più basso rispetto
all’attuale (14).
Dopo le operazioni di consolidamento degli intonaci di supporto
e del colore, la pulitura, la rimozione dei precedenti interventi
occasionali e inidonei, è stata eseguita la reintegrazione
con un delicato e paziente lavoro di “ricucitura, riqualificazione
e riequilibratura” delle superfici assai eterogenee tra loro
per ottenere un risultato unitario di un’opera con forti contrasti
conservativi (15).
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Stemma della Famiglia Orsini
prima del restauro
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Stemma della Famiglia Orsini dopo il restauro
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A destra dell’affresco, dal grande arco ribassato, sostenuto
da due pilastri/colonne dal fusto rotondo, in muratura di mattoni,
si entra in Piazza San Lorenzo. Lo stato delle murature del passaggio,
dei pilasti, dei capitelli e della facciata era pessimo.
Nel passaggio le strutture murarie presentavano zone con residui
localizzati di intonaci ammalorati e parti completamente distrutte
da danni meccanici. La facciata era ricoperta da un intonaco grossolano
sovrapposto al più antico e molto degradato con spessori
che avevano appiattito tutta la facciata. Quest’ultima, abbiamo
scoperto, è la somma di due corpi di fabbrica: a sinistra
il lato della torre a blocchi di pietra squadrati nella metà
di destra muro che collega la torre al preesistente edificio a chiudere
un vuoto difensivo.
Nella parte alta, sotto al tetto, leggermente più bassa dei
merli, è il piano dove finiva la merlatura della torre Orsini
e oggi murati ma che hanno conservato le tracce dell’intonaco
di finitura più antico.
Anche in questo caso la facciata è stata trattata come la
principale e, in particolare, è stata recuperata la cornice
sporgente del grande arco e i capitelli delle colonne ricostruiti
sulla base delle parti conservate.
Gli stemmi Chigi e Orsini rispettivamente in travertino e marmo
sono stati recuperati nella loro qualità materiale e il muro
di cinta riqualificato e abbellito dal nuovo allestimento. In particolare,
su quest’ultimo, la demolizione di una recente muratura di
rivestimento, ha evidenziato nel banco di tufo visibile da via Nazario
Sauro, una presumibile apertura voltata, oggi murata, che sarà
oggetto di futuri approfondimenti anche sul giardino interno del
Palazzo.
Concludo ringraziando Agostino Bureca, soprintendente uscente,
per le sue parole di apprezzamento professionale e soprattutto
per la sua cultura, dedizione e visone di gestione del patrimonio
culturale, per i suoi scritti, i suoi studi che tanto hanno apportato
alla conservazione dei beni culturali e tanto mi hanno insegnato
quando abbiamo condiviso ragionamenti e pensieri, nel rinnovargli
la mia amicizia e la mia grande stima. Uno speciale ringraziamento
a Barbara Paoli Vai e Carla Santini referenti preziose e costanti.
Ringrazio Iefke Van Kampen per la disponibilità all’elaborazione
del video di presentazione dei lavori; Stefano Vannozzi per le
foto dell’evento e la puntuale documentazione durante i
restauri, Danilo Luziotti per avermi fornito le foto storiche
utilizzate durante la presentazione dei lavori. Infine un ringraziamento
a Silvia Zanini e ai suoi collaboratori per l’ospitalità
dataci in biblioteca durante i lavori di restauro.
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Prospetto rielaborato da Stefano
Vannozzi e Valentina Marino che evidenzia la forma della torre antica
e delle mensole di sostegno per il camminamento di ronda.
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Formello-Presentazione dei lavori: da Sinistra: Agostino Bureca, Barbara Paoli Vai, Marina Pennini, Sergio Celestino, Daniela Versino
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NOTE
(1.) I lavori gestiti dal Dpt. LLPP, Dirigente
Lucio Contardi, sono stati eseguiti su progetto dell’Arch.
Antonio Paolo Mascia e diretti dell’Arch. Aldo Olivo. Per
i lavori architettonici responsabile Arch. Anna De Luca della Soprintendente
Belle Arti e Paesaggio per le province di Roma, Frosinone, Latina,
Rieti e Viterbo, per la parte storico artistica dott.ssa Isabella
Del Frate, Soprintendenza Per I Beni Storici, Artistici Ed Etnoantropologici
Del Lazio E Polo Museale Della Città Di Roma.
Durante la presentazione è stato trasmesso un video con le
immagini del restauro curato dalla dott.ssa Iefke Van Kampen, Direttrice
del Museo dell’Agro Veientano.
(2.) Legale rappresentante e Direttore Tecnico della società
di Restauro specialistico OS2A, Aurea Sectio srl. Hanno collaborato:
Diego Argilli, Luca Baldassarra, Lorenzo Clementi, Luigi DE Prezzo,
Stefano Vannozzi, Daniele Di Berardino, Andrea Marcelli.
(3.) Programmi innovativi in ambito urbano denominati ”Programmi
di riqualificazione urbana e di sviluppo sostenibile del territorio”
di cui al D.M. 8 ottobre 1998.
(4.) Soprintendente Belle Arti e Paesaggio per le province
di Roma, Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo
(5.) Ufficio Consortile Interregionale della Tuscia”
per l’attuazione del PRUSST “Patrimonio di San Pietro
in Tuscia ovvero il Territorio degli Etruschi”
(6.) Vicesindaco e Assessore alle Politiche Culturali E Giovanili
(7.) Commissario Straordinario del Parco di Veio, e Assessore
alle Politiche Territoriali del comune già sindaco di Formello
per due mandati.
(8.) Professore Ordinario del Dipartimento di Scienze dell’Università
degli Studi di Roma III e Direttore del Master internazionale di
secondo livello in “Metodi, Materiali e Tecnologie per i Beni
Culturali” con il patrocinio del Pontificio Consiglio della
Cultura che ha consegnato i due Master eseguiti a Formello nel cantiere
di restauro di cui sono stata Tutor, rispettivamente ad opera dell’ing.
Livio D’Alvia relativo ad “Attività di indagine
diagnostica nel cantiere di restauro presso Palazzo Chigi di Formello
“ e di Maria Claver dal titolo “L’arte come risorsa,
promozione e salvaguardia” ed ha presentato una nuova proposta
progettuale di sviluppo turistico del territorio, elaborata con
la sottoscritta e l’Assessorato alla Cultura oggetto di una
Convenzione tra l’ Università e il Comune per future
collaborazioni culturali.
(9.) Nel Palazzo trovano sede:
- Il Museo dell’Agro Veientano in cui è conservato
il bellissimo Rilievo con Dio Mitra che uccide il Toro recuperato
nel marzo 2009 dalla Guardia di Finanza
- http://www.comune.formello.rm.it/
- http://www.comune.formello.rm.it/pagina2906_museo-agro-veientano.html
- http://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sito-MiBAC/Contenuti/Eventi/EventiInEvidenza/visualizza_asset.html_1056626188.html
- La Biblioteca Comunale che mette a disposizione oltre 20.000 libri,
20 periodici, una Cineteca, CD multimediali e musicali.
http://www.comune.formello.rm.it/pagina2903_biblioteca-comunale.html
- L’Ostello Maripara per i Pellegrini della Via Francigena.
Infatti Formello è l'ultimo paese lungo la Via prima dell'ingresso
a Roma il cui percorso si snoda prima di arrivare alla Capitale
attraverso la valle del Sorbo, il Centro Storico, l'area della Pietrara
e nella necropoli di Veio. La tappa a Formello riscuote sempre più
successo e il numero di pellegrini aumenta di anno in anno.
http://ostellomaripara.com/
http://www.comune.formello.rm.it/pagina2875_via-francigenahm.html
- Mansio: sistema integrato di accoglienza nell'ultima tappa della
Via Francigena che promuove le terre di Veio e dell'Agro Veientano
attraverso la multimedialità e l’innovazione.
http://www.comune.formello.rm.it/pagina2981_mansio-sistema-integrato-di-accoglienza-sulla-francigena.html
- Altre iniziative molto interessanti sono il DIF, Museo diffuso
della città di Formello, che porta in spazi privati e pubblici
opere d’arte contemporanea e che ha ospitato ultimamente,
presso l'Oratorio della Natività, La Venere degli Stracci
di Michelangelo Pistoletto.
http://www.comune.formello.rm.it/pagina3005_dif-museo-diffuso-di-formello.html
- La firma di un protocollo d’intesa con la RUFA Rome University
of Fine Arts
http://www.unirufa.it/academy/?gclid=CJvN_Kefnc0CFYZuGwodlOQEgA
- La cooperazione per il Live performers Meeting con residenze artistiche
in Ostello
http://liveperformersmeeting.net/
(10.) E’ in elaborazione un indice di progetto per
una pubblicazione più puntuale sull’edificio e sugli
interventi di restauro e riqualificazione effettuati nel corso del
tempo mirato a raccontare quanto scoperto nel cortile, sulla torre
interna, sulle facciate appena restaurate e sull’ingresso
al paese decorato da Bernardino Mei e a precisare le varie fasi
del monumento e quant’altro emerso durante i vari lavori di
restauro e riqualificazione. E’ prevista la presentazione
di documenti d’archivio, la descrizione del Museo, il progetto
di sistemazione del Giardino e quant’altro negli anni abbia
interessato lo storico Palazzo compreso l’intervento modernissimo
di Andrea Bruno sulla torre e confronti con edifici coevi nel territorio
e tutte le scoperte avvenute durante i lavori.
(11.) Lo studio, le ricognizione, l’analisi delle fonti
sui colori nell’edilizia storica sono iniziati con vitalità
a metà degli negli anni ’80. Il Restauro, il colore
e la normativa Urbanistica in Il Colore nell’edilizia Storica,
Riflessioni e ricerche sulle coloriture, e il Convegno che portò
alla pubblicazione di altri due volumi a Cura del Bollettino d’arte:
INTONACI COLORE E COLORITURE NELL'EDILIZIA STORICA. Atti del Convegno
di Studi, Roma 1984. (Supplemento al n. 35-36, 1986).
Tra i tanti monumenti ispezionati da vicino, testi pittorici e fonti
documentali, cito un piccolo brano dall’intervento di Pio
Baldi Il Restauro, il colore e la normativa Urbanistica nel già
citato volume del 1984 sul Colore nell’edilizia Storica, Riflessioni
e ricerche sulle coloriture, in cui analizza le coloriture degli
edifici romani tra sei e settecento : …..”un colore
oscillante intorno ai toni del grigio azzurro, citato anche nei
documenti d’archivio come “colore d’aria”
o “gridellino” dal francese “gris del lin”.
Si può immaginare che ciò conferisse agli edifici
una particolare leggerezza facendo si che le masse edificate non
contrastassero nettamente con lo sfondo del cielo…..”
.
Da allora studi e approfondimenti si sono succeduti fino a che anche
l’industria ha raccolto dagli studiosi del settore la necessità
di produrre intonaci adatti all’edilizia storica per componenti
e coloriture. Questi hanno speso un effetto eccessivamente omogeneo
che non sempre si adatta a tutti gli edifici.
Nel caso specifico, per il risultato che si desiderava ottenere,
si è preferita una ricetta più complessa preparata
sul luogo. Questo fatto, oltre alla modalità di stesura,
ha determinato l’effetto finale “mosso e vibrato”.
(12.) In precedenza, infatti, l’accesso doveva essere
di lato ma, come già detto, la precisazione delle fasi murarie
è ancora allo studio sulla base delle osservazioni effettuate
durante i lavori.
(13.) Dal latino occasus, -us, sm, tramonto, declino, rovina.
La frase è un chiaro riferimento alla scena rappresentata:
la Resurrezione dalla Morte di Gesù ma esiste anche una lettura
più generale che traduce da est a ovest. In ambedue i casi
sembra esserci il riferimento ad una rinascita, forse quella del
feudo di Formello che dagli Orsini in decadenza passò alla
“Resurrezione” dei Chigi, nuovi proprietari.
(14.) Il piano stradale è stato rialzato, come anche
quello di Via Nazario Sauro che interra la torre di oltre un metro,
pertanto anche le “deformazioni” prospettiche dei personaggi
sono da riferire ad un punto di vista in parte differente dall’attuale.
(15.) Il risultato è stato ottenuto grazie ad un procedere
graduale in stretta cooperazione tra la Dott.ssa Isabella Del Frate,
la sottoscritta e il collega Luigi De Prezzo.
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Marina Pennini, Aurea Sectio srl Conservazione e Restauro Beni Culturali
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