Gli ambienti ipogei
Vi siete mai chiesti quali problematiche rendano estremamente
difficoltoso un intervento di restauro di un ipogeo, cioè di
un ambiente sotterraneo?
La notizia della forzata chiusura della Domus Aurea, a Roma, a causa delle pericolose infiltrazioni d'acqua, verificatesi il 12 dicembre scorso, ha forse reso più noto questo problema, che rischia di compromettere una parte del nostro patrimonio artistico.
La causa principale del degrado di tali ambienti è da attribuirsi
al cambiamento dei valori di umidità relativa e di temperatura che si creano
a seguito della scoperta e dello scavo degli stessi.
Lo stravolgimento improvviso di questo insieme di fattori, definito microclima,
che hanno caratterizzato gli ipogei fin dalla loro origine, come nel caso delle tombe etrusche,
o nel corso della storia conservativa, per quanto riguarda
invece la Domus Aurea o la Basilica inferiore di S. Clemente,
provoca gravi danni cui i restauratori devono far fronte.
La Domus Aurea, originariamente, non era un ipogeo, ma la
fastosa residenza dell'imperatore Nerone, costruita dopo il
famoso incendio che distrusse Roma nel 64 d.C.. Essa occupa un'area
compresa tra il Palatino, l'Esquilino, l'Oppio ed il Celio.
Agli occhi dei primi scopritori di fine Quattrocento doveva sembrare una vera e propria grotta, tanto che i motivi decorativi
presenti, poi ripresi per tutto il Rinascimento, vennero chiamati
appunto “grottesche”. La chiesa di S. Clemente, alle pendici del Celio,
rappresenta uno dei più straordinari esempi di stratificazione
storica: la Basilica Superiore, del XII secolo, splende con i suoi
mosaici al di sopra di quella inferiore, di epoca paleocristiana,
scoperta nel 1861, sorta a sua volta su edifici romani (un
mitreo e una domus repubblicana).
La diminuzione dell'umidità relativa e l'innalzamento della
temperatura, che si verificano non appena gli ipogei vengono
aperti, determinano effluorescenze saline e concrezioni
calcaree che portano a distacchi di intonaci, sbiancamenti
e perdita di pellicola pittorica di eventuali affreschi. Al problema dei sali si
aggiunge quello degli attacchi biologici, cioè della crescita
di microrganismi quali alghe, funghi e batteri sulle superfici
pittoriche, aggravato da illuminazioni spesso improprie che
ne favoriscono la crescita.
Si pensi ad una tomba etrusca che per secoli ha vissuto nell'oscurità, abitata da danzatrici, efebi e demoni alati : l'apertura di un ambiente ipogeo e lo “stress” cui sono sottoposti i dipinti ivi conservatisi potranno essere meglio compresi se paragonati alle reazioni di un uomo del Polo Nord, improvvisamente costretto a vivere a latitudini equatoriali!
Dunque fondamentale è programmare un intervento di restauro atto a mantenere il più possibile l'equilibrio microclimatico del sito.
La presenza umana, dei restauratori prima e dei visitatori
poi, è estremamente dannosa in quanto provoca calore e,
quindi, un pericoloso innalzamento della temperatura (anche
di svariati gradi centigradi); il respiro, inoltre, produce
anidride carbonica la quale, reagendo con l'elevata percentuale
di acqua presente nell'aria, si deposita sulle pareti sotto forma
di acido carbonico, in grado di corrodere le superfici.
Per ovviare a tale problema è necessario, durante l'intervento
di restauro, un impianto di aspirazione dell'anidride carbonica
in eccesso ed immissione di aria umidificata dall'esterno.
Preventivamente all'intervento, qualora necessario, si procederà
ad un trattamento biocida, cioè all'applicazione di una sostanza chimica in grado di inibire lo sviluppo dei
microrganismi infestanti.
Immaginiamo di scendere in una tomba etrusca e di poter assistere
ad un cantiere di restauro: i meravigliosi dipinti, raffiguranti
scene di banchetto dai colori squillanti, saranno però ricoperti
da una patina bianca di sali e da sedimentazioni calcaree.
Chiediamo ad un restauratore dell'equipe in che modo verranno
asportate queste incrostazioni ed egli ci spiegherà che per la
fase di pulitura si impiegheranno le resine a scambio ionico, ovvero
delle sostanze complessanti, introdotte soltanto a partire
dagli anni '90 nel campo del restauro, le quali, attraverso una
reazione chimica, trasformano i sali insolubili in sali solubili
e, quindi, rimovibili. La condizione della tomba, un piccolo
ambiente scavato nella roccia a vari metri sotto il livello
del terreno, non permette un immediato ricambio dell'aria e
fa escludere ai restauratori l'utilizzo di sostanze in grado
di produrre vapori tossici, cioè i solventi (1) organici, dannosi
per l'operatore.
Anche la fase del ritocco presenta non poche limitazioni:
i colori a vernice e gli acquarelli in tubetto contengono
dei leganti organici che rappresentano una possibile fonte
di nutrimento per i microrganismi, motivo per cui si opta
per pigmenti in polvere miscelati manualmente con acqua ed
una quantità minima di resina sintetica (2) come legante (3).
Al termine del restauro è altrettanto fondamentale lo studio
di un'adeguata metodologia di manutenzione e controllo, che
comprenda anche la modalità di fruizione al pubblico, progettata
sulla base di studi scientifici e di un costante monitoraggio
ambientale. Si suggerirà, infine, per una corretta conservazione,
l'entrata di gruppi esigui di visitatori per tempi di permanenza
precedentemente stabiliti.
Quanta professionalità e quanto lavoro! Perciò non dimentichiamo mai di rendere merito
al restauratore (che resta sempre "anonimo"), che ha il compito
di far sopravvivere questi siti straordinari “traghettandoli”, come un moderno Caronte,
fino alle generazioni future, per molti altri secoli.
Note:
(1) Prendendo in esame una soluzione allo stato liquido, cioè quella principalmente impiegata nel campo della conservazione delle opere d'arte, il solvente è il componente liquido all'interno del quale il componente solido viene disciolto. I solventi possono essere suddivisi in organici ed inorganici . I primi agiscono per interazione fisica, cioè non cambiano le caratteristiche chimiche delle sostanze da rimuovere, creano reazioni reversibili e sono apolari, ossia poco affini all'acqua; i secondi agiscono invece per interazione chimica, creano reazioni irreversibili e sono polari, cioè affini all'acqua.
(2) Sostanze polimeriche di sintesi prodotte artificialmente a partire dagli anni Cinquanta-Sessanta.
(3) Come suggerisce la parola stessa, ha la funzione di “legare” le particelle di pigmento tra loro.
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Ipogeo etrusco: attacco fungino

Tarquinia: Tomba degli scudi IV a.C.

Tarquinia: Tomba delle pantere, IV sec. a.C.

Tarquinia: Velka, III-II sec. a.C.

Domus Aurea, Roma - sala affreschi
64-68 d.C.

Domus Aurea, Plafone
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