Autorizzazione Tribunale di Roma n. 378 del 30/09/2005
 
Rivista bimestrale - Anno I - Mar./apr. 2006, n. 2
ARTinFORMA 

RESTAURI E...DINTORNI


Il “Rosso malpelo” della pittura
di Alessandra Berruti




Giovanni Battista di Jacopo è il nome di Rosso Fiorentino (dato il colore del suo “pelo”!), un artista che si espresse nell'ambito del Manierismo con una vena di ribellione ed a causa del suo stile innovativo fu a volte costretto a subire dissensi e rifiuti. Figure allungate, santi che assomigliano a diavoli e coraggiosi accostamenti cromatici caratterizzano la tecnica di questo artista, che non fu ben visto in Firenze e che di conseguenza, venne costretto nel 1518, all'età di 23 anni, ad allontanarsi dalla città.
Tuttavia, a sorpresa di molti, ci fu un' opera, “la Pala Dei”, o Sacra Conversazione, eseguita dal Rosso nel 1522 per l'altare della Cappella della famiglia Dei, nella chiesa agostiniana di Santo Spirito, che addirittura vinse il confronto con la celebre Madonna del Baldacchino di Raffaello, commissionata anch'essa dalla stessa famiglia Dei. La cappella, originariamente dedicata a San Bernardo, fu in un secondo tempo dedicata anche a San Sebastiano. Il dipinto di Raffaello, precedente a quello del Rosso, non raffigurava quel santo, motivo per cui il committente avrebbe forse preferito l'una pala all'altra. L'opera di Rosso Fiorentino fu in maniera così palesemente gradita che settant'anni dopo, alla fine del Seicento, tornò a Firenze, acquistata dal Gran Principe Ferdinando De' Medici per la collezione di Palazzo Pitti. Secondo il gusto del tempo, la Pala fu ampliata su tutti e quattro i lati per essere inserita in una nuova cornice di gusto barocco, adeguandola all'allestimento dell'appartamento del Principe. Le parti aggiunte furono dipinte da un pittore di corte, tradizionalmente indicato in Niccolò Cassana.
Non possiamo certo affermare che esistano casi in cui le aggiunte in un dipinto possano definirsi “non dannose” in egual misura nei confronti dell'istanza estetica come di quella storica, secondo le teorie del moderno Restauro, definite da Cesare Brandi, eminente storico dell'arte.
Nel caso dell'opera del Rosso è sconcertante la scoperta che il Cassana non soltanto abbia utilizzato nell'ampliamento modalità di congiunzione che hanno successivamente aggravato lo stato conservativo dell'opera, ma, costretto dal maggior spazio ottenuto, abbia decisamente sconvolto l'iconografia originale del Rosso.
Rimasero la Vergine in trono contornata da santi: in primo piano Santa Caterina (o Maria Maddalena), a sinistra San Pietro, San Ranieri (e non Sant'Antonio abate come si credeva fino ad oggi), San Maurizio, a destra San Sebastiano, San Bernardo in ginocchio, San Giacomo maggiore, San Giuseppe e Sant'Agostino.
Vennero aggiunti, invece, alcuni elementi iconografici, come una ruota e la spada di Santa Caterina; inoltre il Cassola fu costretto, per ottenere una migliore omogeneità di colore e tono, a ridipingere i manti dei Santi alle due estremità della Pala. Un intervento consistente che ridusse la forte carica espressiva dell'opera a favore di una lettura più accademica e classicistica.
Nel 1966, data importante per la città di Firenze, inizia il restauro della Pala Dei, le cui problematiche vennero alla luce in tempi brevi, ma più lunga e difficoltosa fu la scelta di come operare. Mantenere l'opera con le aggiunte o separare le parti ed ignorare l'istanza storica, che prevede il rispetto delle modifiche susseguitesi nel tempo?
Dubbio risolto dall'Opificio delle Pietre Dure e dalla Galleria Palatina, uniti da una collaborazione che dura da oltre vent'anni.
Cesare Brandi vince ancora : la scelta di fondo è stata quella di conservare l'insieme per il suo indubbio valore storico, ma allo stesso tempo risanare i danni e consentire una più chiara lettura dei valori espressivi dell'opera.
Eseguite le indagini diagnostiche, il restauro è avanzato con una graduale e delicata pulitura della superficie pittorica, cui è seguito l'esame di riflettografia digitale a scanner che ha rivelato, al di sotto del dipinto, il disegno preparatorio del Rosso, ricco di varianti, dal tratto sottile ed elegante, che abbozza i particolari ed interviene nelle modifiche con grande sicurezza.
In un secondo momento si è pensato di restaurare separatamente le aggiunte e di rimontarle dopo una necessaria ed ovvia sostituzione degli attacchi. Più elastici e si spera definitivi, questi non causeranno ulteriori fenomeni di degrado.
Una mostra nella Galleria Palatina, terminata il 9 febbraio 2006, ha raccontato la storia e descritto tutte fasi del restauro, il quale ha permesso di far tornare la Pala nella sala dell'Iliade, insieme alla già nominata Madonna del Baldacchino di Raffaello.
Non esiste quindi un preconcetto per quel che riguarda le aggiunte, gli ampliamenti e le ridipinture, non esiste in generale per nessun restauro: Cesare Brandi riuscì a vedere lontano, già nel 1967..
 

Rosso Fiorentino: Pala Dei, 1522 (prima del restauro)





Rosso Fiorentino: Pala Dei dopo il restauro





Pala Dei: Madonna con il
Bambino (part.)




Pala Dei: S.Caterina (part.)