C’è un periodo della storia dell’arte italiana,
i primi decenni del ‘900, che richiede approfondimenti e studi
più puntuali, poiché molti valenti artisti del tempo,
quasi ignorati nel corso del secolo scorso, hanno invece cercato,
spesso con successo, di rompere la stagnante cultura figurativa
di fine Ottocento attraverso un’arte innovativa e “diversa”
dalla tradizione, sia nei contenuti che nella forma. Fra questi
è da annoverare senza dubbio Ugo Valeri, definito per affinità
di vita e rapidità di tratto, il Toulouse Lautrec italiano.
A Padova, ai Civici Musei agli Eremitani, si tiene fino al 21 luglio
2013 una mostra antologica dell’opera di Ugo Valeri, all’indomani
del centenario della morte che ne troncò la vita a trentasette
anni, quanto cadde da un balcone di palazzo Pesaro a Venezia!
Pittore e illustratore, definito il “Volto ribelle della Belle
Epoque”, fu uno straordinario interprete della modernità
nei primi anni del XX secolo, sottolinea Andrea Colasio, Assessore
alla Cultura del Comune di Padova e pertanto la Banca di Credito
Cooperativo di Piove di Sacco, sua città natale, gli dedica
questa interessante antologica, curata da Virginia Baradel e Federica
Luser, con la direzione di Davide Banzato.
Oltre un centinaio di opere, provenienti da istituzioni museali
e collezioni private, evidenziano il suo segno rapido che definisce
con abilità i movimenti delle figure. La linea serpentinata
costruisce i corpi sinteticamente, quasi deformandoli e facendoli
divenire figure caricaturali o grottesche, come in "Sul divano",
anche quando l’acquerello attenua l’atmosfera diluendo
le forme.
Gli splendidi dipinti a olio, invece, come il bellissimo "Ritratto
di Signora" o il suggestivo "Primavera", mostrano
un gusto più simbolista, pur mantenendo la rapidità
della pennellata, che, sfatta e veloce, accenna le forme creando
suggestioni e tensione emotiva, anche nella realizzazione dei temi
più usuali e quotidiani.
Nato a Piove di Sacco, in provincia di Padova nel 1873, Ugo Valeri
frequentò dapprima l’Accademia di Venezia e quella
di Bologna, ma ben presto si allontanò dai dettami accademici
seguendo tendenze pittoriche all'avanguardia che lo avvicinarono
alla Scapigliatura, sia nel gusto di un’arte più realistica
sia nella sua consuetudine di vita errabonda. Padova, Venezia, Bologna,
un breve soggiorno a Napoli, poi Milano e quindi nuovamente Venezia,
sono le tappe fondamentali della sua esistenza artistica. I suoi
interessi pittorici si rivolgevano alla gente comune: dal popolo
alle sartine, dai borghesi alle ballerine, dai frequentatori dei
teatri alle case di tolleranza; i suoi colori, talora vivaci, talora
cupi, sono realizzati con pennellate liquide e a macchia, privati
di consistenza plastica, ma capaci di suggerire ugualmente la realtà
dell’emozione e il dinamismo della forma. Dunque un universo
figurativo, il suo, che si avvicina al mondo dipinto da Lautrec,
al quale l’artista padovano può essere accomunato,
come già accennato, anche per il gusto di arguto illustratore
e grafico. Lavorò, infatti, per riviste, quali “L’illustrazione
italiana”, “Varietas”, “Italia ride”,
e per i libri di Marinetti, di Neera, di Notari.
La modernità della sua pittura, icastica e veloce, grazie
alla quale vinse numerosi premi, permette oggi una rivalutazione
complessiva della sua opera, in cui la linea, tesa e febbrile, denota
grande sicurezza disegnativa e una capacità caricaturale
che gli permette di irridere degli uomini e degli eventi, senza
iattanza alcuna.
La mostra è accompagnata da un catalogo edito dalle Edizionitrart
e da Peruzzo Editoriale, corredato da studi storico-critici che
approfondiscono, attraverso ricerche e indagini mirate, alcuni decenni
della storia dell’arte italiana, che ancora necessitano di
adeguate riflessioni.
musei@comune.padova.it http://padovacultura.padovanet.it info@studioesseci.net