R.Mapplethorpe, Ken Moody et Robert Sherman, 1984,
© 2014 R. Mapplethorpe Foundation, Inc.All rights reserved
A.Rodin, Tête de la Douleur, 1901-2, © Paris, Musée Rodin
ph C.Baraja
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Si sta svolgendo a Parigi, al Museo Rodin, una mostra interessante
e bellissima che mette in scena un dialogo fra due espressioni artistiche:
la scultura di Auguste Rodin e la fotografia di Robert Mapplethorpe,
con l’esposizione di 50 opere dell’artista francese
e 102 scatti del geniale fotografo newyorchese. Confrontare le due
personalità sembra audace, ma in realtà questi artisti
hanno amato nello stesso modo il nudo come proiezione assoluta della
bellezza plastica. Mapplethorpe va alla ricerca della perfezione
dei corpi, Rodin vuole captare il movimento e la vitalità
della materia; il primo costruisce il soggetto attraverso una ricerca
minuziosa delle pose, degli atteggiamenti, delle inquadrature fino
a raggiungere una bellezza pura e ordinata; l’altro, conservando
nel marmo e nel bronzo le tracce dell’elaborazione materica
e del “divenire” dell’immagine, esalta gli stati
emotivi che sembrano consumare la forma.
R.Mapplethorpe, Robert Sherman, 1983, © 2014 R.
Mapplethorpe Foundation, Inc.All rights reserved
A.Rodin, Tête
de la Luxure, 1907, © Paris, Musée Rodin ph C.Baraja
R.Mapplethorpe, George Bradshaw, 1980, © 2014 R.
Mapplethorpe Foundation, Inc.All rights reserved
A.Rodin, Femmes damnées, avant 1890, ©
Paris, Musée Rodin ph C.Baraja
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Il primo preferisce fotografare corpi maschili, modelli neri e celebri
personalità del mondo dell'arte; l'altro è più attratto dalle figure
femminili e dall'intreccio di corpi innamorati, ma ambedue reiterano
fino all'ossessione i temi prediletti. Più che un confronto, la
mostra parigina è un dialogo inedito attorno a temi condivisi da
entrambi, formali ed estetici: movimento e tensione, nero e bianco,
ombra e luce, erotismo e dannazione. Rodin (Parigi 1840/1917) e
Mapplethorpe (New York 1946/1989): due epoche e due continenti diversi,
vite molto differenti per status sociale, cultura, amori, opportunità
professionali (il fotografo statunitense, morto di AIDS a soli 43
anni, è divenuto un'icona dell'emancipazione gay), ma interessi
identici per la forma plastica (nel caso di Rodin anche una passione
per la fotografia) e per la rappresentazione del corpo umano, divenuto
il medium quasi unico della loro espressione artistica e un modo
di rifiutare il superfluo, quasi giungendo al limite dell'astrazione,
per accentuare soprattutto la linea e la pienezza dei volumi. L'amore
per Michelangelo li accomuna, malgrado il fotografo riveli un'assonanza
anche con altri scultori del Rinascimento, come il Giambologna,
ad esempio, indagatore raffinato del dinamismo corporeo.
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R.Mapplethorpe, Patti Smith, 1979, © 2014 R. Mapplethorpe
Foundation, Inc.All rights reserved
A.Rodin, Les Bougeois de Calais: Jean de Fiennes, variante
du personnage de la deuxième
maquette, torse nu, 1885, © Paris, Musée Rodin ph C.Baraja
R.Mapplethorpe, Orchid, 1985, © 2014 R. Mapplethorpe
Foundation, Inc.All rights reserved
A.Rodin, Iris messagère des dieux, 1891-3 ?, © Paris,
Musée Rodin ph C.Baraja
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Grazie all'accostamento di alcune opere dei due artisti, la mostra
mette in luce strane e inedite coincidenze: le nature morte fotografate
da Mapplethorpe, soprattutto i fiori che palesano un'evidente allusione
erotica, somigliano ai corpi in evoluzione di Rodin (Orchidea
di M. e Iride messaggera degli dei di R.), così come nei ritratti
prevale il gusto del contrasto bianco- nero per il fotografo, marmo
e bronzo per l'artista francese. "Io vedo le cose- diceva
Mapplethorpe- come delle sculture, come delle forme che occupano
uno spazio". La luce, mezzo da cui dipendono gli effetti virtuosistici
di chiaroscuri e di penombre, è per entrambi elemento essenziale,
capace di trasfigurare forme umane e cose in vibrazioni quasi immateriali.
Rodin ha mitigato la monumentalità michelangiolesca con un realismo
teso a esaltare l'indagine interiore, Mapplethorpe ha pervaso le
sue raffinate stampe al platino di un anelito verso la perfezione
formale e di un erotismo molto provocatorio, attraverso il quale
infrange i confini codificati con la scelta di temi spesso pornografici,
che gli hanno procurato in vita critiche severe.
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R.Mapplethorpe, White Gauze, 1984, © 2014 R.Mapplethorpe
Foundation, Inc.All rights reserved
A.Rodin, Torse de l'Age d'airain drapé, ©
Paris, Musée Rodin ph C.Baraja
R.Mapplethorpe, Javier, 1985, © 2014 R. Mapplethorpe
Foundation, Inc.All rights reserved
A.Rodin, Buste de Hèlène de Nostitz, 1902, ©
Paris, Musée Rodin ph C.Baraja
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Malgrado le indubbie differenze, nei lavori dei due artisti vibra
una medesima tensione lineare e un pathos della forma che permette
loro di entrare in una nuova dimensione creativa: entrambi oltrepassano,
infatti, le frontiere della propria arte, talché la fotografia si
fa scultura (Michel Reed di M. non è diverso da L'uomo che cammina
di R.!), mentre la scultura diviene il mezzo per svelare nei
ritratti movimenti ineffabili dell'animo (Il Buste de Hélène
de Nostitz di R. somiglia a Javier di M.), a tal punto che nel
catalogo della mostra alcune opere a prima vista creano degli abbagli
attributivi! Il dialogo imprevisto che la mostra parigina propone
riesce, dunque, a donare all'opera di ognuno una rinnovata prospettiva
estetica. Hélène Pinet, responsabile delle collezioni fotografiche
del Museo Rodin, Judith Benhamou-Huet, critico d'arte e Hélène Marraud,
conservatrice delle sculture del Museo, sono i Commissari dell'interessante
mostra, visibile a Parigi fino al 21 settembre 2014.
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R.Mapplethorpe, Michael Reed, 1987, © 2014 R.
Mapplethorpe Foundation, Inc.All rights reserved
A.Rodin, L'Homme qui marche, vers 1899, ©
Paris, Musée Rodin ph C.Baraja
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Bruna Condoleo, storica dell'arte, curatrice di mostre e di cataloghi d'arte
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