In un’epoca in cui si organizzano mostre ipertrofiche, davanti
alle quali il pubblico, sommerso dalla quantità di immagini,
si trova spesso smarrito, esistono anche splendide esposizioni di
“nicchia”, come quella che si svolge a Napoli e contemporaneamente
a Madrid, capaci di far riflettere e gustare la bellezza di un solo capolavoro con maggior
tempo e più calma. L’esposizione cui mi riferisco rientra nell’iniziativa
dal titolo “L’ospite illustre”, ovvero uno scambio
culturale tra Italia e Spagna che prevede il prestito vicendevole
di un capolavoro nel medesimo arco di tempo. A Palazzo Zevallos
Stigliano, sede museale di Intesa Sanpaolo, dal 17 giugno 2016 è
esposto “Arlecchino con specchio” (Arlequin au miroir)
di Pablo Picasso (Malaga 1881 / 1973), proveniente dal Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid,
che rimarrà in mostra a Napoli fino al giorno 11 settembre 2016. Contemporaneamente
dal 21 giugno al 18 settembre 2016 il Museo Thyssen-Bornemisza a
Madrid ospita, all’interno della mostra Caravaggio y los pintores
del Norte, il dipinto della collezione Intesa Sanpaolo Il Martirio
di sant’Orsola, ultima tela realizzata da Caravaggio a pochi
mesi dalla sua morte, abitualmente esposto a Palazzo Zevallos Stigliano.
L"’Arlecchino con specchio" di Picasso, raffigurato seduto
come in molte altre tele realizzate nel corso del 1923, è
una delle opere che rimanda alla precedente produzione
dell’artista, il cosiddetto “periodo blu e rosa”,
dove insieme ai personaggi del circo – acrobati,
pagliacci e saltimbanchi – compaiono le maschere di Arlecchino e di Pierrot,
simboli della condizione dell’artista.
L’opera di Picasso ora esposta a Napoli risulta emozionante
e molto originale, anche perchè la figura è frutto
di contaminazioni, dal momento che l’abito indossato da Arlecchino ricorda
quello di un trapezista e il volto è simile al viso di un
malinconico Pierrot. La tela fa parte di un periodo preciso della
poliedrica produzione dell’artista: da quando nel 1917
giunge in Italia assieme all’amico Jean Cocteau, poeta, drammaturgo,
sceneggiatore e regista francese, il Maestro andaluso produrrà
per alcuni anni opere contrassegnate dall’influenza dell’arte
e della cultura italiane. Maschere della commedia dell’arte,
nudi e figure dall’impostazione classicheggiante, immagini
di anni di fervida creatività iniziati proprio con la visita
di Pablo Picasso nel Bel Paese.
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Arlecchino con specchio ( copyright), Pablo Picasso by SIAE 2016....
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L’attrazione per la maschera veneziana proviene dal fascino
suscitato in Picasso da una figura contraddittoria come Arlecchino;
esistono, infatti, nella lunghissima e proteiforme carriera picassiana
tanti Arlecchino, ognuno dei quali interpretato con uno stile pittorico
diverso. Oltre al nostalgico “Arlecchino” del 1917 (Museo
Picasso, Barcellona), ritenuto un ritratto dell’amico Léonide
Massine, coreografo del balletto “Parade”, dipinto nello
stile misurato del periodo blu, citiamo il dolcissimo ritratto
del figlioletto Paul con il costume di Arlecchino del ’24
(Musée National Picasso di Parigi), l’ Arlecchino musicista
del 1924 (National Gallery of Art, Washington), l’Arlecchino
astratto del 1927 (The Metropolitan Museum of Art, New York), la
Testa di Arlecchino surrealista, sempre del 1927 (collezione privata).
Tante redazioni dello stesso soggetto, create da un artista che ha
continuamento rinnovato la propria ispirazione, rivoluzionando l’arte
del ‘900 con la sua irrefrenabile genialità.
Dopo il periodo della rivoluzione cubista del 1907, testimoniata
dalla celebre opera “Les demoiselles d’Avignon”, esplode in Picasso
l’amore per una classicità riscoperta proprio durante
il viaggio in Italia, grazie alla quotidianità con i Grandi
del passato, Raffaello e Michelangelo soprattutto. Il mito mediterraneo e la bellezza delle città visitate (oltre
Roma, Firenze, Napoli e Pompei) creano nell’Artista un’ammirazione
sincera che si evidenzia nei colori intensi delle tele, nel vigore
plastico delle forme, nella dolcezza imponente e a volte ieratica
di alcune figure femminili, mollemente abbandonate o ritratte con
gesti antichi, e nelle maschere, come in questo dolcissimo e nostalgico
“Arlecchino con specchio” proveniente da Madrid.
Un capolavoro di quegli stessi anni, “ Donna che legge” del ’20, desunta da un ritratto della moglie Olga, danzatrice
dei Balletti russi, rivela nell’opera picassiana suggestioni
pompeiane, oltre ad echi ingresiani, ed esprime una serenità
ideale e un'armonia formale che ripropongono la misura classica
di un Artista capace di sostituire alla volontà demolitrice
di ogni regola pause di rigore meditativo, riflesso di una stagione
della vita meno anticonformista, ma ugualmente autentica quanto
le intemperanze più sovvertitrici.
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Arrivo nel Museo Thyssen-Bornemisza a
Madrid di "Il martirio di Sant'Orsola" di Caravaggio, che sarà esposto dal 21 giugno
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