Una bella iniziativa quella del Gruppo Storico Romano, un'Associazione culturale presieduta da Sergio Iacomoni, che nell'ambito della mostra “Ori antichi della Romania", ha ricreato per il pubblico, nella sede grandiosa dei Mercati Traianei, uno spaccato dei costumi e delle consuetudini di vita delle donne romane in epoca imperiale.
L'evento "Vestiamoci alla romana: moda e cosmesi nell'antica Roma", manifestazione creata in collaborazione con l'Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico – Sovraintendenza ai Beni Culturali di Roma Capitale, è risultata un viaggio nel tempo che ha mostrato al pubblico usi e costumi del mondo femminile: abbigliamento, cosmesi e acconciature. Durante l'evento, infatti, i visitatori hanno potuto osservare dal vivo quali fossero i tessuti utilizzati, le vesti, le varie fasi della toletta, le diverse tipologie di acconciature di moda tra il I e il II secolo d.C., grazie all'esposizione di strumenti come aghi crinali, il calamistrum (arricciacapelli in metallo) e di diversi ornamenti quali diademi, reticelle auree, spille. E' stato anche possibile annusare le particolari fragranze degli unguenti utilizzati per la cura del corpo e per la profumazione di oggetti e ambienti.
Si sono potuti vedere i diversi indumenti, dai più semplici, come le tuniche in lino o in lana, senza maniche, indossate dalle giovani e dalle ancelle, agli abiti più sontuosi, indossati dalle matrone, le quali erano solite aggiungere alla tunica una sopravveste, la stola, lunga fino ai piedi, decorata spesso con bande verticali, dette clavi, fissata sulle spalle da fibule e da cammei e trattenuta in vita da cinte o cordicelle preziose. Sulla stola i personaggi aristocratici indossavano la palla, un mantello di forma rettangolare e di colore contrastante, che poteva ricoprire anche il capo, soprattutto durante i riti o negli eventi luttuosi. Malgrado pochi elementi costituissero l'abbigliamento femminile, di evidente ispirazione ellenistica, il costume romano consentiva ugualmente di esprimere un modo personale di vestire, a seconda dell'abbondanza e del drappeggio del tessuto, della maniera di portare il mantello, dei colori e degli abbinamenti scelti, delle balze ricamate …
Nel vano d'ingresso dei Mercati Traianei era esposto anche un abito da sposa, composto da una bella tunica di color giallo chiaro, ricoperta da un leggero e lungo velo color arancio, il flammeum, scialle tradizionale della sposa romana, ritenuto augurio di fertilità, con largo bordo inferiore decorato, che precorre la moda rinascimentale.
Molto importanti per le donne romane erano le acconciature, che divennero sempre più elaborate durante i secoli imperiali: con i propri capelli si facevano trecce, nodi, chignon e riccioli, usando il ferro caldo (non dissimile da quello moderno!); spesso si ricorreva a parrucche più complicate, arricchite da gioielli, spilloni e forcine in osso, legno o di tartaruga, o ricoperte da reticelle dorate. Nel II secolo d. C. queste acconciature divennero molto alte sul capo, come mostrano le teste marmoree di imperatrici conservate nei musei archeologici italiani: si tratta di vere e proprie architetture, di gusto orientaleggiante, che venivano approntate da esperti acconciatori, come, ad esempio, il canestro di Domizia o l'annulus, formato da tantissimi riccioli disposti a ventaglio sul capo, a creare una specie di aureola. Le parrucche, che erano molto usate (anche dagli uomini) venivano realizzate con capelli biondi, portati al ritorno delle campagne militari contro i popoli del nord Europa, ma a volte le donne romane usavano tingersi le proprie chiome con polvere d'oro oppure con estratti di carote per creare i riflessi rossi, tanto in voga in età imperiale. La flava coma era invece una caratteristica delle prostitute, che si tingevano i capelli di blu o di arancio!
Oltre che dagli eleganti abiti femminili, indossati dalle gentili signore dell'Associazione durante l'evento romano, vestiti dai colori più usati, quali il verde, l'azzurro, il giallo e il viola, l'interesse del pubblico è stato catalizzato dal maquillage e dai profumi esposti assieme agli unguenti usati per la bellezza della pelle. Una serie numerosa di ombretti, ricavati dalla triturazione di minerali quali il cinabro, il lapislazzulo, l'azzurrite, oppure veri e propri fard ricavati dalla cenere, dalla biacca o dal minio, che serviva per ravvivare la carnagione, e ancora il nero di seppia con cui si creava una crema scura atta a descrivere una linea nera sull'occhio: dunque, un laboratorio estetico per nulla diverso dagli odierni istituti di bellezza: è il caso di dire nihil novi sub sole!
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Manifesto della mostra (part)
Tunica e palla indossate da Berenice, amante dell'Imperatore Tito
Parrucca di treccine e nastri, adatta per un'acconciatura nuziale
Gli ombretti per gli occhi, tratti da diversi minerali
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