E' concordemente riconosciuto da sociologi e da antropologi che
l'uomo preferisca “vestire” il proprio corpo per il piacere di personalizzare
il sé, tanto è vero che la moda del nudo integrale
trova difficoltà ad istituzionalizzarsi e non ha avuto finora
che pochi adepti!
Diversamente dagli animali, che posseggono come dote naturale gli
elementi di differenziazione e di attrazione, l'uomo ricerca con
l' abbigliamento il mezzo con cui esprimere di volta in volta la
potenza, la forza, il divino...
In tempi remotissimi, prima che il fenomeno “moda” si istituzionalizzasse,
gli uomini abbigliavano il loro corpo per motivi legati prevalentemente
alla sfera magica e rituale: fantasiosi copricapo per gli sciamani,
piume per i sovrani, decorazioni aggiunte agli organi sessuali come
potente richiamo. Ancora oggi, presso le tribù della Nuova
Guinea, a Zombandoga, è in uso l'astuccio penico, un lungo
tubo di canna che fascia vistosamente gli organi genitali maschili,
con l'intento di esaltare la virilità e la capacità
di attrazione del maschio. Anche l'uso dei tatuaggi e le mutilazioni
rituali, praticati fin dall'antichità, hanno costituito innanzi
tutto un modo per accentuare una specifica funzione in seno al villaggio
o alla tribù di appartenenza. Una stupenda scultura maya,
datata intorno al Mille, detta “La regina di Uxmal”, ci presenta
un volto ornato da tatuaggi da cui emerge l'importanza ieratica
della figura, come il giovane sacerdote huasteco (1000/1200), che
regge sulle spalle un bimbo simboleggiante il dio sole, ed ha il
corpo mirabilmente tatuato con motivi di fiori, spighe di mais e
geroglifici maya, da fare invidia al più valente tatuatore
odierno!
Mentre alcune deformazioni del corpo, come l'infibulazione e la
circoncisione, prescindono ovviamente da ogni aspetto estetico,
la perforazione delle guance, i tatuaggi e le deformazioni corporee
in uso presso i popoli cosiddetti selvaggi possono invece rientrare
nell'ambito del fenomeno “moda” , proprio perché includono
anche un elemento di piacevolezza esteriore che caratterizza un
popolo ed i suoi costumi. E' errato, tuttavia, pensare che queste
consuetudini siano un appannaggio del mondo primitivo: senza dover
andare troppo lontano dal nostro tempo, ricordiamo che la moda dei
rigidi bustini ottocenteschi a lungo andare deformava il corpo femminile,
alterandone la naturale anatomia, senza che ciò creasse disagi
o perplessità.
Le labbra a piattello, usate ancor oggi da alcune tribù africane
dell'Etiopia del Sud, come la deformazione dei lobi delle orecchie,
in cui si inseriscono pesanti monili, finanche i piedi deformati
delle donne cinesi, sono mode che ubbidiscono anche ad un'esigenza
estetica, ovvero rappresentano una scelta dettata dal valore che
ciascun popolo assegna ad un concetto condiviso di bellezza.
Il tatuaggio del XXI secolo, il body piercing, le marchiature a
fuoco che hanno invaso strade, scuole, uffici e testimoniano un
fenomeno di costume molto diffuso e spesso osteggiato, più
che ad una valenza estetica, sembrano collegarsi ad un desiderio
di decorare il corpo affinchè esso "significhi"
qualcosa. Nel dipingere braccia e gambe, nuche, schiene e glutei,
attraverso opportune decorazioni che si ritengono dover essere permanenti,
si pensa di poter “comunicare” agli altri un po' del proprio mondo
tramite un personale linguaggio di segni. Questo moderno tatuaggio
nasce dal bisogno di esprimere la centralità del corpo
ed affermare la libertà di mutarlo secondo
i propri desideri; inoltre il dolore che si accompagna spesso alla
realizzazione dei tatuaggi, è una sorta di riaffermazione
dell'esistenza fisica del proprio essere, dunque la metafora di
una consapevolezza di sé, ancorché in gran parte materiale.
La pelle, per coloro che amano tatuarsi, equivale ad una tela nuda
su cui poter dipingere immagini che raccontano trame interiori,
affetti, desideri o sogni; essa è come un muro bianco su
cui tracciare graffiti colorati che esprimano paure e desideri.
La necessità di lasciare incisi sulla pelle segni indelebili
vuol dire valorizzare ciò che, se nudo, appare privato di
ogni significato.
La società delle immagini, quella in cui viviamo, ha talmente
condizionato la nostra vita ed il nostro comune modo di pensare
e di rapportarci con gli altri che l'immagine è divenuta
una necessità ed un nuovo horror vacui spinge molti
a coprirsi di questi “abiti” permanenti, fantasiosi e colorati,
capaci di stupire, a volte anche di scandalizzare.
Come tutte le mode, anche questa dei tatuaggi, così antica
e incredibilmente viva, ha dunque motivazioni profonde. Tuttavia
da qualche tempo si assiste ad un ripensamento da parte di molti
tatuati e alla volontà di voler cancellare dal proprio corpo
i segni, che si volevano indelebili, di un momento della propria
vita. Operazione, quest'ultima, più difficoltosa della prima,
ma anch'essa dettata da nuove consapevolezze o dal rifiuto di una
moda che diventa, col passare del tempo, e con la trasformazione
inevitabile della personalità, scomoda, inappropriata o più
in generale non rispondente ai bisogni del momento che si sta vivendo.
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Nuova Guinea: astuccio penico

Sacerdote huasteco, 1200 d.C

Etnia Tsara, Etiopia del sud, foto G.Burlando (archivio G.Berruti)

Etnia Mursi, Etiopia dell'Omo foto Giulio Berruti
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