Una regina con la kalasiris ampia e plissettata, l'hosckh (collare prezioso) ed una bella parrucca
Dai documenti pervenutici in geroglifico e dalle numerosissime testimonianze
artistiche siamo in grado di ricostruire non solo la storia egiziana,
la loro religione, la loro arte, ma anche il costume che malgrado
le diverse vicende, non ha subito sostanziali cambiamenti nel corso
di tremila anni. Gli Egizi hanno divinizzato la natura, com’è
noto, e hanno prediletto uno stile artistico fatto di razionalità
e di rigore geometrico, come dimostrano le mirabili architetture;
ma attratti dalla natura, sono affascinati dal colore, vivificato
dalla forza del simbolo e da una ricchezza decorativa, sia nelle
arti maggiori che in quelle minori, che esprime una modernità
di soluzioni e di forme veramente strabiliante.
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Agli albori
della civiltà, quando in altri luoghi della terra gli uomini
vivevano nell’oscurità delle caverne, sulle sponde
del Nilo nell’Africa settentrionale, come nell’Asia
occidentale, grandi culture raggiungevano livelli altissimi di conoscenze
e di forme espressive. Il popolo egizio, soprattutto, ha lasciato
ai posteri i segni di una cultura amplissima, iniziata fin dal 3500
a.C., circondata ancora da profondi misteri, che sbalordisce per
le conquiste raggiunte e per l’entità delle testimonianze.
Piramidi imponenti e tombe scavate nella roccia, decorate con dipinti
vivaci e con forme eleganti, templi superbi con statue colossali
e obelischi, mummie e papiri, suppellettili e gioielli raffinati
sono giunti fino a noi a raccontarci oltre che la storia e la cultura
degli Egizi, anche i loro fantasiosi e raffinati costumi.

Un esemplare di hosckh, pettorale di pietre dure
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Kalasiris e klaft (copricapo) per lei, schentis (gonnellino) e uraeus (corona) per lui.
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Benchè la società egizia, adoratrice del Sole, fosse
concepita in forma piramidale, ad iniziare dall’alto delle
classi privilegiate quali i faraoni, gli architetti, i dignitari,
i sacerdoti, per proseguire con i militari, gli scriba, detentori
della scrittura, e finire con gli artigiani, gli operai e gli agricoltori,
il costume non testimonia di queste abissali differenze di classi
e di potere, se non per gli accessori preziosi: ricco di gioielli
quello delle classi elevate, semplicissimo e costituito di un unico
elemento, il pano (una sorta di perizoma) quello maschile dei ceti
più bassi e una tunica semplice e disadorna per le donne.
L’abbigliamento del faraone, somma autorità
religiosa, politica e militare, come quello delle classi privilegiate,
era formato da un gonnellino, chiamato schentis, di forma triangolare,
che rammenta la forma creata dal sole e dai suoi raggi di luce.
Lo schentis è spesso reso rigido sul davanti grazie ad un’
intelaiatura di giunchi, come ci mostrano tanti splendidi affreschi
nelle tombe e rilievi scultorei; ad esso si aggiungevano molti ornamenti,
cinture preziose e vistosi collari, detti hosckh, realizzati con
pietre dure, oro, coralli, turchesi, smalti e paste di vetro, uniti
a bracciali, anelli, orecchini e copricapi preziosi, simili per
uomini e donne. |
 Kalasiris aderenti per donne del popolo
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Il faraone e la sua sposa, con i fiori di loto
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I due copricapi, simbolo dell'Alto e Basso Egitto, sul capo del dio Orus
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I faraoni o le immagini delle divinità portavano sul capo il diadema
o uraeus, una corona d’oro ornata sulla fronte dalle teste di un
cobra e di un avvoltoio; oppure i due copricapi reali, l’uno bianco,
conico e l’altro rosso, a forma di tronco di cono rovesciato, che
si calzava sul primo, a testimoniare il dominio rispettivamente sull’Alto
e sul Basso Egitto. L’altro copricapo, con il quale siamo soliti
pensare ai faraoni o alla scultura colossale della Sfinge, è il
klaft, usato anche dalle regine, costituito da due lembi di stoffa preziosa
laminata in oro con strisce blu-Nilo, che scendono sulle spalle ai lati
del collo, come nella celebre maschera d’oro di Tutankamon, conservata
al museo del Cairo, mentre il kheperesh è un casco regale, di forma
tondeggiante, portato dal faraone in assetto militare. Sandali decorati
di papiro infradito, con punta ricurva, molto simili ai sandali attuali,
completavano l’abbigliamento che era sempre fatto di tessuti leggeri
come il cotone, ma più frequentemente di lino, mentre non si usa
la lana, considerata una fibra impura, perché d’origine animale.
Anche le mummie venivano fasciate da lunghissimi strisce di lino, sia
perché fibra estremamente igienica, sia perché ritenuta
sacra, ovvero destinata al mondo dell’aldilà. Le donne usavano la kalasiris, una leggerissima veste tubolare, lunga alle caviglie, molto aderente e sorretta da due bretelle, realizzata per le classi elevate con lini decorati a nido d'ape e incastonati di pietre dure; oppure poteva essere una veste trasparente e bianca, pił ampia e plissettata, con una mantellina ricadente sulle spalle, come si vede in tante immagini dipinte o scolpite, indossata a volte anche dai faraoni.
Gli uomini, ma anche le donne, usavano rasarsi, a causa del clima caldo e per motivi igienici, onde evitare insetti nocivi; sulle teste rasate indossavano parrucche di fogge diverse, per le donne fatte con trecce sottili, intrecciate con stoffe e fili di lana o con altri materiali preziosi, decorate spesso con fiori di loto, simbolo dell'Egitto, con scarabei o coroncine auree.
Il faraone e le divinitą sono spesso raffigurati con barbe posticce e sia gli uomini che le donne usavano un trucco pesante e sapiente che evidenziava gli occhi attraverso le lunghe linee nere del kajal, il verde smeraldo sulle palpebre, il rosso sulle gote, estratto dal melograno, e il carminio sulle labbra, mentre importante era per tutti la cura del corpo che cospargevano con oli emollienti e profumati. La grande cura del corpo viene testimoniata dai ritrovamenti delle tombe: scatole per cosmetici, unguenti e per contenere profumi o belletti, come la polvere di antimonio, usata ancora oggi, o l'ossido di zinco, con cui coloravano la pelle di una tinta dorata. Proprio belli questi Egizi!
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