A Palazzo Braschi in Piazza Navona a Roma,
dal 17 gennaio p.v. sarà visibile una mostra dedicata all’eccellenza
italiana dei costumi per il cinema. Protagonisti i Premi Oscar Piero
Tosi, Danilo Donati, Milena Canonero e Gabriella Pescucci. “I
vestiti dei sogni. La scuola italiana dei costumi per il cinema”
è il titolo della mostra promossa da Roma Capitale Assessorato
alla Cultura, che la Cineteca di Bologna ed Equa di Camilla Morabito
realizzano al Museo di Roma fino al 22 marzo, un percorso che parte
dalle dive del muto per arrivare a "La grande bellezza".
Con un progetto di allestimento luci affidato a Luca Bigazzi, tra
i più apprezzati direttori della fotografia del panorama
contemporaneo, "I vestiti dei sogni" raccoglierà oltre 100
abiti originali, decine di bozzetti e una selezione di oggetti,
tra cui spicca l’unicum della pressa che un maestro come Danilo
Donati costruì per forgiare i costumi dell’Edipo Re
di Pier Paolo Pasolini!
Un doppio percorso immaginato, da un lato, lungo l’arco cronologico
di un secolo, le cui tappe sono segnate dai grandi costumisti (Vittorio
Novarese, Gino Sensani, Maria de Matteis, Pero Tosi, Piero Gherardi,
Danilo Donati, Milena Canonero, Gabriella Pescucci, Maurizio Millenotti);
dall’altro lato, il lavoro creativo e d'alto livello artigianale del “costumista”, analizzato
attraverso i film capolavori della storia del cinema, impressi nella
memoria di varie generazioni: da "Matrimonio all’italiana" di
Vittorio De Sica a "La decima vittima" di Elio Petri, dal "Casanova"
di Federico Fellini a "Marie Antoinette" di Sofia Coppola, fino all’oggi,
ovvero "La grande bellezza" di Paolo Sorrentino e" Il giovane favoloso"
di Mario Martone.
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Il Casanova: costumi di Danilo Donati
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Il Gattopardo: costumi di Piero Tosi
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Un’arte nell’arte quella degli artisti-artigiani che
hanno contribuito a rendere grande il cinema italiano e internazionale. Da Lyda
Borelli – protagonista e autrice in "Rapsodia satanica" di scelte
impareggiabili per vestiti che hanno determinato un intero immaginario
estetico – a Tony Servillo, in “La grande bellezza”,
emblema di un eclettismo contemporaneo manifestato anche attraverso
tagli e colori di abiti già divenuti ovunque un cult.
Non si tratta di una mostra-galleria di abiti da film, ma dell’esposizione
della sapienza artistica dei disegnatori di costumi italiani e dei
realizzatori degli stessi, alla cui base esistono perfetta conoscenza
storica dell’evoluzione del costume nei secoli, grande capacità
sartoriale e bravura tecnica, gusto estetico e creatività,
nel rispetto di una tradizione artigianale e manifatturiera che
ha contribuito all’eccellenza dell’arte cinematografica
italiana.
Ma gli Oscar sono anche quelli del caposcuola Piero Tosi (alla
carriera, nel 2013) e Danilo Donati (nel 1969 per "Romeo e Giulietta"
di Zeffirelli e nel 1977 per "Il Casanova" di Fellini), di Milena
Canonero (ben tre, il primo con Stanley Kubrick per "Barry Lyndon",
poi per "Momenti di gloria" e in anni recenti per la "Marie Antoniette"
di Sofia Coppola), di Gabriella Pescucci (al lavoro con Martin
Scorsese per "L’età dell’innocenza"), figure
che guideranno alla scoperta di una mostra che farà emergere
l’esistenza di una rinomata scuola italiana, quella appunto
dei disegnatori di costumi e di chi li ha realizzati, case
come Tirelli, l'archeologo e filologo della moda, così come Peruzzi, Gattinoni, Fanani, Annamode, Attolini.
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L'età dell'innocenza: costumi di Gabriella Pescucci
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