L’occasione di una mostra spettacolare, dedicata a Tamara
De Lempick (di origini polacche, nata "forse" a Mosca all'inizio del '900), donna indipendente, trasgressiva, elegante e misteriosa,
artista di talento, che si sta svolgendo a Verona, Amo-Palazzo Forti,
offre lo spunto per occuparci della moda degli anni ’20
e ’30. Infatti, nell’evento espositivo citato, esiste
un’autentica “mostra nella mostra” che si occupa
di uno dei tanti ambiti artistici amati dalla pittrice, ovvero l'abbigliamento di un periodo in cui il vestito, soprattutto quello femminile,
assunse un ruolo importante, sia nelle classi agiate, sia tra la
gente comune, grazie a un cambiamento sociale e culturale che agevolò
il gusto estetico e l' ampia diffusione della moda. L’esplosione
di un nuovo modo di vestire nell’età tra le due guerre si deve
anche a stilisti particolarmente creativi, a prestigiose case di
moda francesi, al cinema che lanciò famose artiste e film
in cui l’abbigliamento rappresentava un elemento di originalità
e di fascino. Nella mostra veronese un’intera sezione, “Dandy
déco”, è dedicata ai quadri di Tamara in cui sono dipinti
alcuni celebri modelli dello stilista Jean Patou, oppure il basco di feltro,
accessorio preferito dalle attrici dell’epoca, soprattutto
da Greta Garbo e da Marlene Dietrich; si può vedere esposto un
abito splendido di Madeleine Vionnet ritratto nella tela di Tamara, intitolata
“Ragazza in verde”, mentre in “Ragazza con piedistallo”
si riconosce un abito firmato Marcel Rochas e nel bellissimo ritratto
di Madame Perrot un vestito bianco della Maison Blanche Lebouvier.
L’interesse di Tamara De Lempicka per gli abiti si può
far risalire al periodo in cui l’artista era ancora illustratrice
di moda, seguito dal lasso di tempo in cui lavorò come indossatrice,
immortalata lei stessa dai più celebri fotografi di moda.
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Salvatore Ferragamo,
Décolleté
1930-1935.
Tomaia in due pezzi realizzata in pelle di pesce turchese.
Firenze, Museo Salvatore Ferragamo
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Salvatore Ferragamo,
Sandalo
1938
Tomaia formata da fasce di capretto dorato e
argentato, zeppa di sughero ricoperta di velluto rosso
e di un'intelaiatura di ottone e strass. Il modello
originale, con pietre preziose, è stato creato per
Indira Devi, Maharani di Cooch Behar.
Firenze, Museo Salvatore Ferragamo
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Salvatore Ferragamo,
Scarpa allacciata
1938.
Tomaia in antilope con punta a corno di rinoceronte.
Firenze, Museo Salvatore Ferragamo
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Com’ era dunque la moda negli anni ’20 e ’30?
Dalla Gran Bretagna, paladina dell’indipendenza delle donne,
che nel 1928 concesse loro il diritto di voto, alla Francia, che
inaugura con Coco Chanel un abbigliamento semplice ed essenziale
per tutti i giorni e per il lavoro, ma più fantasioso per
la sera, la moda europea di quel ventennio subisce, come già
accennato, cambiamenti sostanziali. Nei grandi magazzini tutte
le donne possono finalmente trovare abiti confezionati e a buon
prezzo; per il giorno si usa il jersey di lana con cui si confezionano
tubini con vita bassa e gonne più corte della moda precedente.
Molto attuali anche i tailleur di tweed, spesso adornati di colli
di pelliccia, mentre inizia la produzione di un abbigliamento
adatto ai diversi sport femminili, ad esempio la moda per lo sci
e quella per il tennis, disegnata in Francia dallo stilista Patou,
finanche l’abbigliamento per le corse in auto, tanto amate
dalla temeraria Tamara e immortalate in alcune note tele.
Tuttavia niente è paragonabile alle invenzioni della moda
per la sera, soprattutto riservata ai ceti benestanti e alle giovani
donne che cominciano ora a godere di maggiori libertà rispetto al passato,
potendo frequentare locali à la page e feste in cui sfoggiare
abiti di seta fruscianti, sciarpe lunghe e sensuali. Gli abiti
da sera, come ben si nota da molti dipinti di Tamara, somigliano a
sottovesti leggere e sinuose; i tessuti sono velati, come chiffon, tulle e organza, ma anche il lamè dorato, decorato con
perline, nappe e canutiglie diviene molto di moda.
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Abito lungo in voile di seta bianca, composto da vari volant tagliati di sbieco, 1932-1933.
Villa Mazzucchelli - Collezione Museo della Moda e del Costume, Ciliverghe di Mazzano (Brescia)
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Salvatore
Ferragamo, Modello di scarpa allacciata 1938. Tomaia in camoscio nero
decorata con applicazioni in camoscio azzurro, giallo, verde e rosa.
Firenze, Museo Salvatore Ferragamo
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Sartoria Paulo Dutto Cavallero
, Torino
Abito da sera
appartenuto alla soprano Lina Cavalieri, in tulle di seta beige, ricamato a fantasia floreale con perline, vetri argentati, filo metallico e paillettes
1920,
Villa Mazzucchelli - Collezione Museo della Moda e del Costume, Ciliverghe di Mazzano (Brescia)
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I vestiti da sera hanno orli irregolari e danzanti e le gonne sono tagliate
a sbieco, come suggeriva la stilista Vionnet, per ottenere sul corpo
femminile un morbido effetto di drappeggio: “Ragazza in verde”,
un capolavoro di forma e di colore, e "Ritratto di Madame Perrot" descrivono con accuratezza di particolari
il dinamismo degli abiti! Lunghe collane di perle
corredano il tutto, mentre i capelli, di solito tagliati corti
ma ondulati, vengono spesso trattenuti da strisce di stoffa preziosa sulla
fronte, molto seducenti. Trucco pesante, occhi bistrati, labbra
rosse per un’immagine di donna fatale o di vamp, come rivelano
i sensuali dipinti di Tamara; ma anche la cura delle gambe non è
tralasciata dalle donne di quel ventennio, grazie all’uso
di calze velate di rayon, arrotolate sopra il ginocchio con malizia.
Questa ricca mostra dedicata all’artista, molto interessante
per diverse ragioni, prima fra tutte la quantità di opere esposte,
ben 200, è curata da Gioia Mori, massima esperta dell’arte di
Tamara; promossa dalla Fondazione Arena di Verona , è
prodotta e organizzata da Arthemisia Group e 24 ORE Cultura.
I prestiti relativi alla sezione “Dandy Decò”
provengono da diverse fondazioni italiane: il Museo Studio del Tessuto
della Fondazione Antonio Ratti di Como, il Museo della Moda di Ciliverghe,
che ha prestato tra l’altro l’abito da sera che la cantante
Lina Cavalieri indossò per la Traviata nella serata del 1920
al Politeama di Lecce, in cui dette l’addio alle scene. Anche
dalla Fondazione Biagiotti Cigna perviene un importante pezzo: l’abito
futurista disegnato da Giacomo Balla intorno al 1930, artista che certamente
Tamara conosceva per essere stata una frequentatrice del gruppo
dei futuristi, e in particolare amica di Francesco Monarchi, uno
degli autori del “Manifesto futurista del cappello”.
Infine dal Museo Salvatore Ferragamo di Firenze provengono calzature
preziose che rivelano l’estrema inventiva, la qualità
artistica e la lungimiranza della Maison italiana nel settore delle
scarpe: tutte potrebbero essere indossate ancor oggi da noi donne
per la loro attualità di linea, di forma e di colori!
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Tamara de Lempicka,
Ragazza in verde
1930-1931.
Olio su compensato, 61,5x45,5 cm
. Parigi, Centre Pompidou
Musee national d'art moderne / Centre de creation
industrielle
Acquisto, 1932
© Tamara Art Heritage. Licensed by MMI NYC/
ADAGP Paris/ SIAE Roma 2015
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Tamara de Lempicka con cappello rose Descat e
abito Marcel Rochas
1935.
Fotografia
Collezione privata
© Studio Ad.-Art
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Tamara de Lempicka,
Ritratto di Madame Perrot
1931-1932.
Olio su tavola, 99x65 cm
Collezione privata
© Tamara Art Heritage. Licensed by MMI NYC/
ADAGP Paris/ SIAE Roma 2015
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