Nell’evoluzione storica della moda il Rinascimento
ha rappresentato un periodo, durato circa 150 anni, in cui la raffinatezza e il gusto
estetico sono apparsi in primo piano. In pieno ‘400, infatti,
quando la cultura umanistica ha fatto della Firenze medicea il fulcro
del rinnovamento intellettuale e artistico della nostra Penisola, anche l’abbigliamento
ha avuto il compito di testimoniare la rinnovata visione del mondo. L’uomo è al
centro degli interessi filosofici, storici, politici e artistici, perciò
anche il costume esprime tale rinascita culturale con un abbigliamento
semplice ma che esalti le forme anatomiche del corpo, riportando il punto vita
al posto naturale, proponendo per la donna ampie scollature che
ne esaltino la bellezza e gonne morbide che assecondano le curve
dei fianchi e per l'uomo abiti austeri e raffinati.
Nei primi decenni del ‘400 la dama indossa una gamurra o camora,
una veste intera inizialmente in panno o in lana grezza, il cui
tessuto diviene però sempre più prezioso, come broccato,
velluto o damasco. All’ abito, segnato in vita, con scollatura
quadrata, si aggiungono maniche spesso staccabili, percorse da tagli
da cui fuoriescono gli sbuffi della camicia, a volte aperte dal
gomito in giù, anche realizzate di colore e tessuto diversi.
Secondo il rango della famiglia, le donne potevano abbellire con
fodere di seta o di pelliccia i loro abiti, che nel periodo invernale
erano ricoperti da sopravvesti aperte lateralmente, dette giornee.
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Abito del primo '400 segnato in vita (ricreato sui dipinti di Piero della Francesca ad Arezzo)
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Veste in broccato con camicia bianca
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Esempio di Gamurra o camora in velluto e decorazioni con perle
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Altra caratteristica dell’abbigliamento nobiliare femminile
erano le decorazioni con perle, sul cui uso le leggi "sontuarie",
ovvero le leggi contro il lusso eccessivo, davano severi dettami,
a seconda del casato e del prestigio della famiglia. Ad esempio,
alla fine del ‘300 le leggi sontuarie milanesi consentivano
soltanto ai duchi e ai militari l’uso di decorazioni con perle,
ma nel ‘400 le stesse leggi concedono questo privilegio
anche alle mogli dei senatori, dei conti, dei marchesi, dei giudizi,
dei fisici e dei notai, mentre soltanto alle duchesse era concesso
di usare stoffe tessute con fili d’oro
e d’argento.
La camicia, indumento essenziale sia per l’uomo che per
la donna, ha anch’essa uno sviluppo tanto che nel corso del
‘500 sale fino al collo con un piccolo colletto, che in
seguito diverrà la famosa gorgiera, rigida e d’influenza
spagnola, che spesso vediamo nei ritratti dei nobili e dei sovrani.
E’ interessante ricordare come l’uso dei tagli sulle
maniche e su parte dell’abito di entrambi i sessi sia il
frutto di una moda giunta in Italia con le truppe dei Lanzichenecchi,
che si trasferisce poi nel costume civile, portando all’esagerazione
anche l’uso della passamaneria e dei nastri!
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Altro esempio di camora o gamurra con maniche tagliate
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Schaube (mantello) maschile, bordata di pelliccia, in damasco bicolore
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Abito in broccato a fili d'oro (dal dipinto di Tiziano "La bella")
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Come usavano adornare il capo le dame del Rinascimento? Nei
primi decenni del ‘400 erano già spariti in Italia
i copricapo tanto usati in età gotica, ovvero quello a
forma di cono, detto hennin (per intenderci: il cappello da fata!),
molto amato in Francia, e quello a sella o a corna, ricoperto
da veli leggeri che scendevano lungo il collo. Il capo comincia ora
a liberarsi di ogni costrizione: mentre le donne anziane e di
umile condizione si ricoprivano con semplici pezze di lino, cuffiette
bianche o turbanti colorati, le fanciulle nobili si legano i capelli
in morbidi chignon, in trecce laterali molto elaborate o lunghe
e centrali, appositamente infiocchettate. Grande spazio, dunque,
viene assegnato alle acconciature dei capelli, che si ritengono
un elemento caratteristico del fascino femminile; le capigliature
vengono perciò curate e schiarite al sole oppure con il thè,
per raggiungere il tanto agognato colore dorato, tipico delle
donne immortalate dal pittore Tiziano, da cui la denominazione
ancora in voga: rosso-tiziano. Infine sulle morbide acconciature
vengono poggiati veli sottilissimi o reticelle dorate, adornate
di perle o di piccoli gioielli, soprattutto rubini, come vediamo
nei bellissimi ritratti di Leonardo, di Raffaello, di Veronese.
Anche l’uomo del ‘400 è elegante e nello stesso tempo austero:
l’abito maschile è costituito da un farsetto, che
rispetto a quello trecentesco diviene sempre più
ampio orizzontalmente e ricco di tessuto e di decorazioni.
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Abito di gusto spagnolo con corsetto a punta e ampia gorgiera
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Scarpe "originali" veneziane della metà del '500
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Calze-braghe allungate di gusto francese
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Esso è indossato su calze-braghe colorate e suolate: sopra al
farsetto, da cui s’intravede sempre la camicia bianca, s’indossa
un mantello corto, di cui solo i popolani sono sprovvisti, spesso
di color nero, o rosso per i medici e i nobili, a volte anche lungo
fino ai piedi, con un cappuccio fornito di 3 parti: il mazzocchio,
un anello ampio che fascia la testa, la foggia che scende sulla
spalla e il becchetto, una sorta di sciarpa che si può avvolgere
attorno al collo. Un altro copricapo alla moda è anche la
berretta, in panno morbido, ornata da un pennacchio. Spesso i mantelli
e le cappe maschili vengono bordati o foderati di pelliccia, zibellino
e lince per i potenti, come la schaube di foggia tedesca, molto
di moda alla corte inglese di Enrico VIII con cui il re si fa spesso immortalare
in ritratti ufficiali, resi celebri da grandi artisti.
L’abbigliamento maschile adotta pochi colori che all’inizio
del ‘500, soprattutto in Italia, sono sobri e moderati, come
il nero e il grigio (bellissimo il ritratto di Baldassarre Castiglione dipinto da Raffaello), mentre più avanti nel tempo, soprattutto
per influsso della moda tedesca e inglese, si prediligono più
accesi. Le calze-braghe usate già nel '300 subiscono anch’esse nel corso del
secolo alcune importanti trasformazioni, diventando calzoncini rigonfi e imbottiti
nella moda spagnola, o lunghi e morbidi al ginocchio nella moda
francese. Inoltre si accentua a dismisura l’uso della braghetta,
una sacca che ricopre la zona dei genitali maschili, vistosa e imbottita sia per motivi
pratici, legati ai combattimenti frequenti fra nobili, sia per motivi
puramente estetici, ovvero per esibire ed esaltare la propria (supposta)
virilità!
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Abito di broccato ricamato alla spagnola, ispirato al "Ritratto di Eleonora di Toledo" di A. Bronzino, pittore di Cosimo I dei Medici, sposo di Eleonora
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Agnolo Bronzino: Eleonora di Toledo con il figlio Giovanni (part. del sontuoso abito), 1545
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Nel corso del ‘500 anche la dama comincia ad elaborare il
suo semplice vestito: il corpetto, diviene sempre più rigido
e allungato sulla gonna ampia, sostenuta da un’armatura che
nella moda spagnola si definisce verdugade, ovvero vertu-gardien=
guardiano della virtù, mentre da noi si chiamerà faldiglia.
Proprio a questa forma a campana della gonna, ottenuta con un rinforzo
rigido realizzato in bambagia o con cerchi di arbusti simili ai
vimini, si deve ascrivere il primo esempio di quelle costrizioni
corporee che inibiranno la naturalezza del corpo femminile, accentuandosi
nel ‘600 per persistere con fogge e modalità diverse
fino agli inizi del ‘900, unica eccezione l’età
napoleonica! Altra nota curiosa: è proprio in questo periodo
che alcune donne cominciano ad usare dei calzoncini, un indumento
intimo portato sulla pelle nuda, civettuolo e considerato immorale,
dunque molto osteggiato dai religiosi, tanto che una volta abolito,
diverrà una caratteristica esclusiva delle prostitute!
Le scarpe femminili, all’inizio del ‘400 semplici pianelle
abbinate al colore e alla stoffa degli abiti, diventano nel corso
del ‘500 un accessorio lussuoso, decorato con pietre anche
preziose e creato in forme spesso scomode, come dimostrano le scarpe
veneziane, ancora oggi conservate nei musei della moda, munite di tacchi altissimi, nascosti dalla lunghe gonne!
Altro accessorio stravagante
e prezioso sono le cinture, se pensiamo che venivano forgiate anche
da artisti famosi, come probabilmente quella del ritratto di Eleonora di Toledo che sembra sia ascrivibile niente meno che a Benvenuto Cellini! Portate sia dagli uomini
che dalle donne, le cinture costituiscono una sorta di gioielli
perché realizzate con materiali preziosi, oro e argento,
in cui venivano inseriti profumi ed essenze, tanto che alcune normative
sontuarie lombarde fanno chiaro diniego al loro uso, come pure una
bolla pontificia di Sisto V del 1586!
Ma siamo già alla soglia
di un’età nuova:negli ultimi due decenni del XVI secolo l'elegante costume rinascimentale sta lasciando il posto alla
fastosa “moda barocca”, enfatica ed esagerata come poche
altre nella storia del Costume.
Gli abiti fotografati fanno parte di una collezione di abiti di foggia antica, conservata nel Museo del Costume farnesiano di Palazzo Farnese, a Gradoli (Vt), che riproduce costumi tratti da famosi dipinti del '400 e del '500.
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