Da"Biancaneve e i 7 nani", 1937, disegno con matita e sanguigna, ispirato alla Bibbia di G. Dorè.
Una vera e propria fabbrica dei sogni, insomma, paragonabile per creatività ed inventiva alle rinomate botteghe del Rinascimento italiano!
Come ogni grande autore che si rispetti, Walt Disney ha attinto, per la realizzazione delle sue storie, alla più illustre tradizione artistica mondiale. I riferimenti letterari sono evidenti, dalla fiaba popolare a Collodi, passando per i grandi romanzieri europei dell'800: racconti complessi, come "Alice nel paese delle meraviglie" o "Le avventure di Peter Pan", oppure caratterizzati da una struttura più tradizionale, basti pensare alla classica fiaba d'amore di Cenerentola.
Nella scelta delle storie da portare sul grande schermo, la casa Disney ha dunque preso ispirazione dal quell'immenso patrimonio culturale che ormai appartiene all'umanità tutta. Meno palesi, invece, per il grande pubblico le ispirazioni di natura figurativa. Il grande cineasta amava ambientare i suoi racconti con estrema precisione storica: i costumi, le movenze, i colori, i paesaggi e le ambientazioni sono studiati per rendere l'antico sapore del tempo nel quale la fiaba si svolge. Diventa quindi di importante riferimento quel vasto repertorio iconografico che la storia dell'arte ci ha lasciato, ovvero dipinti, sculture e architetture di epoche a noi lontane, in grado di riportare lo spettatore indietro nel tempo e nello spazio.
A 40 anni dalla sua scomparsa, Parigi celebra Walt Disney con una interessantissima mostra al Grand Palais, dal titolo "Il était une fois Walt Disney" (c’era una volta Walt Disney). L'esposizione illustra tutte le tappe che Disney ed i suoi collaboratori hanno percorso prima di giungere alla perfezione del risultato finale: un itinerario stimolante, concepito per essere apprezzato da grandi e piccini, un modo per comprendere più approfonditamente le opere firmate da questo geniale artista. La mostra chiude i battenti il 15 gennaio 2007.

La libellula di Gustave Moreau, ispirazione per "Trilli" di Peter Pan. Acquerello, 1884, Paris
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Sull'opera di un artista poliedrico, complesso ed affascinante come Walt Disney, si sono interrogati in molti. Grandi critici, registi e studiosi si sono appassionati alle straordinarie opere concepite
da una delle menti più geniali della storia del cinema.
Su Walt Disney sono state fatte tante affermazioni: razzista, antisemita e guerrafondaio sono alcuni dei molti epiteti, più o meno veritieri, che circolano attorno a questa straordinaria personalità, che, come tutte le figure geniali, crea invidie e perplessità. Resta il fatto che in pochi anni Disney ha messo insieme una ben congegnata “bottega dell'arte”, realizzando pellicole esteticamente pregevoli, piene di buoni personaggi, grandi sentimenti e valide lezioni di vita.

Da "La Bella addormentata nel bosco", Il castello del re Stefano (sequenza 15, scena 12, Eyvind Earle)
Uno dei motivi del grande successo mondiale della produzione disneyana risiede proprio nell'intuizione che' l'attingere all'immaginario collettivo avrebbe reso più riconoscibili ed efficaci emotivamente le scene cimematografiche. Le principesse, i castelli, le fate ed i boschi somigliano tutti all'idea che ognuno di noi ha di quei personaggi e di quei luoghi, perchè visti innumerevoli volte in dipinti famosi, immagini che si sono formate nel tempo sbirciando, ad esempio, una illustrazione di Gustave Dorè, un dipinto di Leonardo da Vinci o di Arthur Racham.
Per realizzare il castello di "La Bella addormentata nel bosco" gli studi della Disney presero spunto da Le Gai Château, realizzato tra il 1837 e il ‘50 da Victor Hugo: questo perchè un cartone disney è sempre un viaggio, l'inizio di una meravigliosa avventura, ma per far sì che la |