Autorizzazione Tribunale di Roma n. 378 del 30/09/2005
 
Rivista bimestrale -Anno III- Mag./ago. 2007, n.9-10
IL PIACERE DELL'ANTICO  

CAPOLAVORI SVELATI


Poeti in biblioteca
di Paolo Moreno




Possiamo ancora chiedere in edicola la bella edizione di Ovidio (“Dalla poesia d'amore alla poesia dell'esilio”, I, a cura di Paolo Fedeli, Mondadori 2007) e leggervi una sovrannaturale apparizione di Catullo; il seguace e ammiratore fa che il vate veronese accolga l'anima di Tibullo nei campi Elisi, dove i poeti trascorrono la meritata immortalità: “gli verrai incontro, dotto Catullo, cinto di edera le tempie giovanili” (“Amori”, libro 3, elegia 9, versi 61-62). Nei giorni dell'aprile scorso in cui si divulgava l'opera ovidiana, la stampa ha segnalato una scoperta archeologica pertinente all'evocazione letteraria: il ritratto misconosciuto dell'amante di Lesbia, redimito di edera, nell'affresco della Casa con Biblioteca, saggiata a Pompei dagli scavi borbonici e non tutta esplorata dai successivi interventi. Catullo era scomparso nel 54 a. C.: a metà tra questa data e la fine di Tibullo nel 19, si pone il dipinto di secondo stile (nei termini dell'ornato parietale, considerato da Vitruvio integrazione dell'architettura) che dilata con infallibile fuga prospettica la biblioteca della dimora pompeiana: l'identità di Catullo si raccomanda all'esaltazione eroica nella nicchia simulata sul fondo dell'esedra (la parete settentrionale ospitava lo scaffale dei volumina ), all'abito romano che il protagonista indossa, alla lira deposta accanto, alla somiglianza fisionomica col togato che parimenti ha tra le mani uno scritto nel frammento dalla villa di Sirmione (rifugio del poeta sul lago di Garda), infine all'Erote che adorna la lampada sospesa nel catino absidale sulla tormentosa veglia d'amore. Immediato il paragone con l’uovo pendente sul capo della Madonna nella tavola alla Pinacoteca di Brera, dove Piero della Francesca si serve della medesima risorsa dell’artefice ellenistico: la postura diagonale della Vergine rinnova l’obliquità del poeta, al fine di liberare la naturalezza dello scorcio geometrico (perché nei manuali si parla d’invenzione brunelleschiana?).

 

Virgilio: sul rotolo è scritto un verso dell'“Eneide”. Dettaglio di un mosaico
pavimentale, 200-220 d. C., da
Hadrumetum . Sousse (Tunisia),
Museo (IGDA, Novara)







Catullo coronato d’edera: in alto una lampada ornata da un Erote. Affresco,
35-30 a. C., secondo stile. Pompei,
Casa con Biblioteca (foto Luciano
Pedicini, Napoli, cortesia Prof. Umberto Pappalardo)




Catullo, frammento di affresco, primi decenni I sec. d.C., terzo stile, dal rifacimento della villa probabilmente appartenuta alla famiglia del poeta. Sirmione, Antiquarium (Sopr.Arch.Lombardia, cortesia dr. Elisabetta Roffia)



Virgilio con rotolo di scrittura e bastone
da pastore, simbolo delle “Bucoliche”. Affresco, 35-30 a. C., secondo stile.
Pompei, Casa con Biblioteca (foto
Luciano Pedicini, Napoli, cortesia
Prof. Umberto Pappalardo)

La sorpresa dissepolta nell’Insula occidentalis (sul complesso edilizio: Masanori Aoyagi, Umberto Pappalardo, “Pompei”, I, Valtrend Editore 2006) si estende all’altro letterato che abita la stanza quale vivente, senza la corona onoraria, bensì a contatto illusivo con i frequentatori sul podio lungo il muro meridionale. Accertato nella coincidenza delle fattezze coi ritratti postumi di Virgilio dall’Urbe e dalle provincie dell’impero, il riconoscimento è tanto più significativo se pensiamo che al tempo dell’affresco il mantovano risiedeva in Campania, lavorando alle “Georgiche” nella villa che era stata del filosofo Sirone. Ancora non ha iniziato l’“Eneide”: il pittore ne affida la gloria al bastone da pastore che accompagna il rotolo delle “Bucoliche” pubblicate nel 37.


Paolo Moreno, cattedra di Archeologia e storia dell'arte greca e romana, Dipartimento di Studi storico artistici archeologici e sulla conservazione, Facoltà di Lettere e Filosofia, Università Roma Tre ( www.paolomoreno.com)

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