La facilità della sperimentazione nella cera, la prevalente attività di bronzista nell'iniziale carriera di Prassitele e la progressione che le rispettive copie rivelano nell'atto tra due modelli affini, suggeriscono di riconoscere nell'Afrodite Colonna al Vaticano la prima prova in bronzo della nudità di Afrodite, rispetto alla celebre opera in marmo acquistata verso il 360 a. C. dai cittadini di Cnido: la quale è a noi nota nel tipo Belvedere, il solo che sia attestato nell'area dell'Egeo durante l'età ellenistica e sulle monete della città anatolica in età romana.
La distinzione è di Plinio (“Storia naturale”, 34, 69) nel libro sui metalli: “Prassitele fu più felice nel marmo, perciò ancor più famoso; fece tuttavia anche dal bronzo bellissime opere [...] le statue che stettero di fronte al tempio della Felicità, e la Venere, che andò essa stessa bruciata nell'incendio del tempio sotto il principato di Claudio, simile ( par ) a quella sua marmorea, illustre per tutta la terra”.
L'edificio era stato dedicato il 142 nell'Urbe, tra il Foro Boario e il Foro Romano, da Lucio Licinio Lucullo: la carica di edile, che implicava la cura dell'arredo cittadino, era tenuta quell'anno da Lucio Mummio, che consentì all'amico di ornare il sacrario con originali che egli aveva predato a Corinto nel 146. Sull'Acrocorinto il culto di Afrodite si praticava, come a Cnido, attraverso la prostituzione sacra: non ultima componente della voce che voleva le dee di Prassitele ispirate alla bellezza delle etere da lui amate. |
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Dettaglio con la frangia dell'asciugatoio, veduta posteriore dell'Afrodite Colonna. Città del Vaticano, Museo Pio Clementino (foto Paolo Moreno)
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Nella mistica esibizione del nudo, ereditata da un'idea orientale della divinità, Afrodite solleva realisticamente con la sinistra l'asciugatoio. Il panno posava sulla grande hydría, che nella finzione artistica era servita a riempire un bacino, non presentato nell'impianto statuario, ma immaginabile dallo spettatore del tempo. Tra la figura e il vaso, il drappeggio segnala la sospensione tra l'antefatto e il sèguito dell'azione: se l'idria è servita a portare acqua per la lavanda, il panno viene preso dalla dea allo scopo di asciugarsi. Nel tipo Belvedere, la protagonista svilupperà la dinamica immediatamente successiva, tirando a sé il telo.
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Eva nella scena della tentazione di Adamo, particolare del ciborio, marmo, opera di Arnolfo di Cambio, 1285, Roma, Basilica di San Paolo. Evidente derivazione da un'Afrodite del tipo Colonna, per l'aggetto laterale del braccio sinistro (foto Sveva Taverna, Roma)
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Il corpo si raccoglie per reazione al senso di freddo: nel brivido, la donna accosta le ginocchia, contrae l'addome e avvicina il braccio destro. Il sollevamento dell'anca in corrispondenza della gamba portante, e l'abbassarsi della spalla da questa parte, continuano l'incrocio di forze divulgato da Policleto, bensì aggiornato dalla sua scuola con l'Atleta tipo Efeso (noto ora anche dall'esemplare di Lussino, in Croazia), attribuito a Dedalo di Sicione intorno al 370, quando la testa si libera dal dogma, volgendosi al lato della gamba libera. La suggestione della figura maschile si estende all'insieme dell'Afrodite con l'obliqua articolazione di questo arto, la flessione del tronco e finanche il moto della destra che traduce nel riserbo femminile l'originario gesto del giovane che abbassava lo strigile per nettarlo con la sinistra.
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Afrodite Colonna, copia in marmo dall'originale in bronzo di Prassitele, 365 a.C. circa. Città del Vaticano, Museo Pio Clementino, Sala delle Maschere. Donata al papa Pio VII da Filippo III Colonna, conserva la denominazione della nobile famiglia (Archivio Fotografico, Musei Vaticani) |
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Atleta che pulisce lo strigile, probabile originale di Dedalo di Sicione, 370 a.C. circa, da Efeso, Ginnasio del Porto. Vienna , Kunsthistorisches Museum. La suggestione di un modello maschile, avvertita genericamente dalla critica nei nudi femminili di Prassitele, viene ora documentata dal confronto con l'opera di scuola policletea (foto Kunsthistorisches Museum, Wien) |
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