La resurrezione della pittura greca continua a stupire: in una tomba di Pella, un giovane astronomo č al cospetto dei leggendari Sette Sapienti. La datazione al 300 a. C. nella seconda capitale della Macedonia, arrichisce la conoscenza della maniera dettata dal vecchio Lisippo e dal pittore Filosseno alla corte di Cassandro, quale ci veniva dai dipinti di Potidea e della piů antica capitale Ege (oggi Verghína): al contempo, diventa un caposaldo per l’iconografia del canone letterario formulato ad Atene in etŕ arcaica e propalato da Platone (“Protagora”, 343 a): Talete di Mileto, Píttaco di Mitilene, Biante di Priene, Solone d’Atene, Cleobulo di Lindo, Misone di Chene (Kainaí, sulla riva del Tigri) e Chilone di Sparta.
L’aristotelico Demetrio del Falero, emissario di Cassandro in Attica dal 318 al 307, aveva intanto sostituito Periandro di Corinto a Misone, raccogliendo i motti dei saggi e promovendo il relativo gruppo statuario, dove Lisippo aggiungeva a fronte dei Sette l’immagine dello schiavo Esopo.
Nello stesso spirito, il frescante di Pella appone alla prestigiosa assise il defunto da onorare, in una consapevolezza della lezione lisippea che va dall'insieme dei pensatori alla posa del protagonista.
Quanti si salvano dal deperimento tra i Sette che erano stati effigiati a Pella, |
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Sette Sapienti, mosaico, 90 a.C. circa. Da Torre Annunziata, Villa di Tito Simmio Stefano. Napoli, Museo Archeologico Nazionale (Roberto Lucignani, Roma)
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sono coerenti con la ricerca del Sicionio sulla figura seduta, contrappuntata da distensioni e flessioni delle membra. Il pittore ripete dal monumento la credenza che i Sette si fossero tra loro incontrati, come sarà ribadito dal mosaico ellenistico al Museo di Napoli. Le Terme dei Sette Sapienti a Ostia, negli anni dell'imperatore Commodo, conservano quattro esponenti, distanziati come a Pella, salvo che siedono su scranni anzicché rocce: le didascalie citano in greco Solone, Talete, Chilone e Biante. |

Sapiente meditante, affresco, 300 a.C. circa. Pella, Tomba dei Sette Sapienti, parete meridionale (Ephoria ton Proďstorikón kai Klassikón Archaiotíton, Thessaloníki) |
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Chilone di Sparta in meditazione, affresco, 185 d.C. circa. Ostia, Terme dei Sette Sapienti, ambiente 5, parete occidentale (Stephan T.A.M. Mols, Nijmegen)
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Al di sopra di ogni personaggio, si leggono iscrizioni latine irriverenti, che non compromettono l'autorità del modello figurativo, ormai confortato dal fregio macedone, dove il pittore immortala anche il defunto in un'attitudine di eccezionale pregnanza. Stante e col piede su un rialzo, questi rimanda a un'umana speranza inadempiuta (l'atleta Corfida caduto alla battaglia di Cheronea, traccia della statua innalzata da Lisippo a Tebe il 316, quando Cassandro ricostruì la città), all'eroico trionfo di Eracle sull'Amazzone (tra le dodici imprese plasmate dal bronzista ad Alízia, in Acarnania, per commissione del dinasta il 314) e alla divina parvenza di Ermete, geniale scopritore e inventore, che illustriamo nel tipo lisippeo da Villa Adriana. L'interlocutore dei dotti, che presenta una sua teoria segnando con l'asta il globo celeste (precoce testimonianza scientifica, non considerata nella mostra “Galileo. Immagini dell'universo dall'antichità al telescopio”, Palazzo Strozzi, Firenze, |
Eracle e l'Amazzone, dettaglio del sarcofago con Imprese di Eracle, marmo di Luni, 170-180 d.C., dal gruppo in bronzo di Lisippo del 314 a.C., portato nell'Urbe. Roma, Galleria Corsini (foto autore)
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fino al 30 agosto 2009), gode della promozione al sovrannaturale: retaggio di Alessandro, che nella dedica di una statua aveva definito il maestro Aristotele “divino” per la sua intrepida ricerca.
Edizione delle Tomba dei Sette Sapienti: Maria Lilibaki-Akamati, “Kibotióskimos táphos me zographikí diakósmisi apo tin Pélla”, riassunto in inglese “Cist-grave with painted decoration from Pella”, Thessaloníki 2007
Il defunto quale astronomo in atto d'indicare il globo celeste, affresco. Pella, Tomba dei Sette Sapienti, parete occidentale (Ephoría ton Proďstorikón kai Klassikón Archaiotíton, Thessaloníki)
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Ermete, marmo di Luni, copia circa 135 d.C., da originale lisippeo. Da Villa Adriana, sostruzioni del cosidetto Pecile. Roma, Musei Capitolini, Palazzo Nuovo (foto autore)
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