Nel nuovo Museo dell'Acropoli, inaugurato ad Atene il 20 giugno, la luminosa sala dell'arte arcaica è dominata dalla più alta e solenne delle kórai, stupefacenti immagini di donne offerte ad Atena. Accompagnata dall'iscrizione, è per molti aspetti alla base della nostra conoscenza di una plastica nascente: “Nearco dedicò, il ceramista, quale parte (dal guadagno) delle sue opere, ad Atena. Antenore, il figlio di Eumare, fece il simulacro”. La statura di una volta e un quarto il naturale, l'originalità dell'invenzione che assoggetta la grazia del vestire ionico alla prestanza fisica, infine la perfezione del modellato esaltano la ricchezza e il gusto di un committente, che conosciamo a sua volta per una produzione vascolare diffusa da Atene a Samo e all'Etruria, dove l'autore firmava sia come vasaio, sia come pittore nella tecnica a figure nere. La statua fu innalzata quando Nearco era anziano e aveva lasciato la pratica artigianale agli eredi a noi parimenti noti, tra la fine del regime di Pisistrato (527 a. C.) e i primi tempi dei figli Ippia e Ipparco. Nel 514 Aristogitone e Armodio attentano ai tiranni. Cade solo Ipparco: il fratello resta al potere. Gli Alcmeonidi, tenaci oppositori, sono in esilio a Delfi. Antenore li raggiunge realizzando per loro in marmo il frontone principale del tempio di Apollo. La personificazione della fonte Castalia e una Nike a guisa di acroterio, consentono il confronto e l'attribuzione sul fondamento di un indiscutibile stilema: il panneggio si accomuna alla Kore autografa di Atene per le virtuosistiche pieghe parallele a canna d'organo, svuotate col trapano nella parte inferiore in modo che l'ombra vi si addensa.
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Atena abbatte un Gigante, marmo del Pentelico, 505 a.C. circa. Dal frontone orientale del tempio di Atena Poliade, con la lotta degli Dei contro i Giganti. Atene, Museo dell'Acropoli (Paolo Moreno, Roma)
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Il prestigio degli Alcmeonidi a Delfi è tale che presto l’oracolo convincerà gli Spartani a intervenire per allontanare Ippia nel 510. L’avvento di Clistene, nipote di Alcmeone, segna la riforma della democrazia in Atene il 508. Torna anche Antenore, al quale viene assegnata la prima formulazione di un soggetto che resterà nei secoli simbolo della lotta per la libertà: il gruppo commemorativo dei Tirannicidi, che avevano perso la vita nel tentativo insurrezionale. Quando Serse invade l’Attica il 480, porta con sé Ippia, il fuggiasco che si era rivolto ai Persiani intenzionato a riprendere il controllo di Atene: per sua istigazione, i bronzi di Antenore vengono trasportati a Susa, la capitale voluta da Dario il Grande sull’altopiano iranico; poco dopo, riorganizzando la città devastata, gli Ateniesi li sostituiscono con l’opera analoga di Crizio e Nesiote. Più tardi, il capolavoro di Antenore sarà recuperato da Alessandro Magno o da un re di Siria, sicché in età imperiale Pausania descrive nella sua “Guida dell’Ellade” entrambi i gruppi sull’Agorà di Atene.
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Nike, marmo di Paro, 510 a.C. circa. Acroterio destro del frontone orientale del tempio di Apollo. Delfi, Museo
(Yánnis Yannélos, Atene) |
Kore di Antenore, dedicata dal ceramista Nearco, circa 525 a.C. Atene, Museo dell'Acropoli (Níkos Daniilídis, Atene)
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Personificazione della fonte Castalia, marmo di Paro, circa 510 a.C. Dal frontone orientale del tempio di Apollo, col ritorno del Dio nel santuario. Delfi, Museo (Yánnis Yannélos, Atene)
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Le repliche in marmo che ci sono giunte di Aristogitone e del giovane Armodio, si riferiscono alla versione recente: i Romani riprodussero l'eroica coppia in Campidoglio a memoria della liberazione di Atene dalla tirannide di Aristione, quando Silla tolse la città a Mitridate. |
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