Autorizzazione Tribunale di Roma n. 378 del 30/09/2005
 
Rivista bimestrale - Anno V - n.22 - Novembre-dicembre 2009
IL PIACERE DELL'ANTICO  

CAPOLAVORI SVELATI


Amore di Zeus
di Paolo Moreno






Crono e Rea assistita da Iride, affresco, quarto stile,
c. 65 d. C., da modello di età classica. Da Pompei, Casa
del Poeta tragico. Napoli, Museo Archeologico Nazionale (Luciano Pedicini, Napoli)






Era e Zeus sul monte Ida, metopa, c. 450 a. C., rilievo in calcarenite, incarnato femminile in marmo. Da Selinunte, cella del tempio di Era. Palermo, Museo Archeologico Regionale (Giuseppe Cappellani, Palermo)


Selinunte è il “lontano occidente” della colonizzazione ellenica in Sicilia, fondata dagli abitanti di Megara Iblea a loro volta giunti sull'isola da Megara, che dominava il passaggio dalla Grecia continentale all'Istmo per il Peloponneso. La solitudine dei monumenti segna uno dei più affascinanti paesaggi archeologici del Mediterraneo, salvato dallo strenuo impegno del Soprintendente Vincenzo Tusa che in anni difficili ha ideato e realizzato il parco. Sull'altura a oriente dell'Acropoli, sorgevano allineati tre templi di ordine dorico, dei quali è stato rialzato nel Novecento quello dedicato a Era. Ciascuna fronte della cella aveva un fregio di sei metope, come nel tempio di Zeus a Olimpia (472-456 a. C.), principale fonte d'ispirazione.

Frammento della testa dell’Aristogitone,
calco in gesso, I sec. d. C., dal bronzo originale dei Tirannicidi. Da Baia, Terme
della Sosandra. Baia, Museo Archeologico
dei Campi Flegrei (Soprintendenza Archeologica di Napoli e Caserta, Napoli)
Verso il 450 vi furono scolpite le immagini dei Dodici Dei, remoto culto della madrepatria Megara. Le metope di Selinunte, capolavori assoluti tra lo stile severo e la piena classicità, sono al Museo Archeologico Regionale di Palermo, dove ammiriamo in esposizione le cinque lastre pressoché complete e i più importanti frammenti. Tra i Dodici si riconoscono in differenti contesti: Era, Zeus, Artemide, Atena, Apollo, Posidone, Afrodite e Ares; congetturiamo Efesto, Demetra ed Ermete. Fuori dal canone, si conserva Eracle, che implica la presenza di Dioniso, l’altro ospite tardivo d’Olimpo. La distribuzione di quattordici numi in dodici metope era possibile grazie all’accostamento in coppia di Era con Zeus e Afrodite con Ares.
L’atteggiamento di Era nella scena principale viene citato come la rituale disponibilità della donna a svelarsi per compiacere lo sposo.


Testa di Zeus, veduta frontale, dettaglio della metopa con Era e Zeus. Palermo, Museo Archeologico Regionale (Giuseppe Cappellani, Palermo)
In realtà la destra si solleva in un sentimento di ritegno e la sinistra alza il manto per celare il viso, quando è fermata al polso dal desiderio del dio. Siamo nel retroterra di Troia in vetta al monte Ida, da dove Zeus vigilava sulla città: Era riuscirà a sedurlo, affidandolo al Sonno, per scendere a tessere le sue trame in favore degli Achei. La veemente allusione, il gesto d’amore che attraversa il campo, è il segno insuperato di uno scultore che moltiplica gli scorci dall’uno all’altro quadro, per giungere a pareggiare Omero: quando il nume dopo aver parlato “afferra la compagna per abbracciarla” (“Iliade”, 14, 346). La fisionomia del signore d’Olimpo non è ignara del nobile Aristogitone, dal gruppo ateniese dei Tirannicidi, opera di Crizio e Nesiote (477-476). La capigliatura, circondata dalla doppia treccia, viene da un archetipo bronzeo di Calamide: il Posidone dal mare del capo Artemisio (circa 460). L’insieme rimonta significativamente alla composizione pittorica con Rea e Crono, incontro primevo dei genitori di Zeus: nella versione pompeiana, la Madre degli Dei ostenta il panno nel quale aveva involto la pietra offerta a Crono, per sottrarre alla sua mostruosa brama la perennità di gloria del neonato.




Testa di Zeus, dettaglio della metopa con Era e Zeus. Palermo, Museo Regionale Archeologico (Giuseppe Cappellani, Palermo)


 



Testa del Posidone di Calamide, c. 460 a. C., bronzo. Dal mare del capo Artemisio. Atene, Museo Nazionale Archeologico (Giánnis Patrikianós: Archaeological Receipts Found, Ministry of Culture, Athens)




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