Autorizzazione Tribunale di Roma n. 378 del 30/09/2005
 
Rivista bimestrale - Anno VI - n.23 - Gennaio-marzo 2010
IL PIACERE DELL'ANTICO  

CAPOLAVORI SVELATI


Bronzo Getty: alle origini dell’arte italiana
di Paolo Moreno



Il contenzioso con il Getty Museum si anima in questi giorni per la proposta di riconoscere all'Atleta che s'incorona di Lisippo, rinvenuto in acque internazionali da pescatori di Fano, la prerogativa di un nostro “bene inalienabile” (Stefano Luppi, in “Il Giornale dell'Arte”, n. 294, gennaio 2009, p. 10): l'eventuale ritorno da Malibu, avrebbe straordinaria portata per l'Italia, non solo per il prestigio del capolavoro, bensì per essere stato quel bronzo al principio d'innumerevoli derivazioni in età ellenistica e imperiale, che ne hanno trasmesso il producente messaggio al medioevo e al rinascimento.



Atleta che s’incorona, bronzo, attribuito
a Lisippo, 340 a. C. circa. Dall’Adriatico.
Malibu, Getty Museum (foto Museo)

 

Atleta che s’incorona, sbozzato in un fusto
di colonna, marmo pentelico, 50 d. C.
circa. Dal Ceramico. Atene, Museo
Nazionale Archeologico (Paolo Moreno)


Nell'aristocratica sprezzatura del giovane, coevo all'adolescenza di Alessandro, c'è la crisi del classico (circa 340 a. C.). L'inadeguatezza del canone a fronte della perentoria realtà individuale, genera la rivoluzione personale degli artefici, di cui il Vittorioso è un manifesto: non più reclinato in accettazione del volere divino, alza la testa, asserisce un merito che lo promuove alla sfera dell'eroico. Per la strenua visione, il Sicionio altera il naturale: “nome latino non ha la symmetría che Lisippo osservò con estremo impegno mutando le proporzioni quadrate degli antichi con un rapporto nuovo e non più raggiunto, e diceva che dai predecessori gli uomini erano stati realizzati quali sono, da lui quali sembra che siano” (Plinio, “Storia naturale”, 34, 65). Le impronte della cera all'interno del getto fanno pensare che il collo sia stato allungato in corso d'opera e il braccio forzato nel gesto di fissare sul capo il serto agonistico.


Eracle vincitore del Leone, dettaglio della fronte di un sarcofago a pilastri con le
imprese dell’eroe, dal gruppo bronzeo di Lisippo, marmo di Luni, produzione urbana, 190 d. C. circa. Dalla Via Cassia. Roma,
Museo Nazionale Romano (Paolo Moreno)
All'ininterrotta tensione del fianco destro fa riscontro il rilassamento a sinistra, dove la gamba è libera e nella “mandorla” del braccio arcuato vibrava una fronda di palma: la testa gira verso questo lato come a trasmettervi energia. Se vige la definizione di “chiastico” per il disegno incrociato delle forze in Policleto, l'impostazione del nostro è “antitetica”, per la dinamica delle parti che incarna la teoria pitagorica dei contrari. Destra e sinistra, moto e quiete, diritto e curvo, luce e ombra: infallibili sulla convessità del metallo le sfaccettature a riverbero dei raggi solari. Donde la vitalità del nudo, l'inquietudine della rotazione, la promessa di altri cimenti: quel póthos che Lisippo esalterà nell'icona regale del Macedone.    Il naufragio avvenne in un tardivo trasporto dall’Italia a Costantinopoli, se non da Bisanzio a Venezia, quando i crociati persero dall’ingiusto bottino il Colosso sul litorale di Barletta all’inizio del Duecento.


Personificazione della Fortezza,
dettaglio del Pulpito, marmo di
Carrara, opera di Nicola Pisano,
1260. Pisa, Battistero
(Alinari, Firenze).

La lunga vita alla luce del sole aveva intanto propalato l’affermazione della lievitante creatura. Annessa la suggestione dell’Eracle Melqart di Tiro, onorato da Alessandro in Fenicia (vedi Arsetfuror, gennaio-febbraio 2007), Lisippo stesso sviluppò il tema fino alla fase manieristica con l’Eracle uccisore del Leone nel ciclo voluto da Cassandro di Macedonia ad Alizia in Acarnania (314). Il gruppo fu portato a Roma e più volte riprodotto sui sarcofagi: nel protagonista di Nemea, ponderazione, gesto e moto del capo ripetono l’Atleta, salvo che la destra solleva la clava e la sinistra sostiene la fiera abbattuta. Nicola Pisano ne trasse il simbolo della Fortezza tra le Virtù cardinali. Michelangelo, che assegnava ai beati e alle anime salvate altri schemi delle imprese di Eracle, portò l’impulso lisippeo al vortice inesorabile del Cristo nel Giudizio della Sistina.





Cristo giudice, dettaglio del Giudizio
universale, affresco di Michelangelo
Buonarroti, 1541. Città del Vaticano,
Cappella Sistina (Takashi Okamura,
NTV, Tokyo)


 



Statua del tipo Getty quale personificazione di
Agón , dettaglio di un'allegoria degli agoni ginnici, affresco, 65 d. C. circa. Pompei, Casa dei
Vettii (A. Suzuki, Tokyo)



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