Dea con le braccia alzate, terracotta, VIII sec. a. C., dalla necropoli di Palaípaphos. Nicosia, Museo di Cipro (A.G. Leventis Foundation, Nicosia)
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Omero considerava Afrodite figlia di Zeus, successore nel dominio celeste quale di figlio di Crono, nato a sua volta da Urano. Ma in un primitivo racconto Afrodite era l’entità più antica tra gli abitatori d’Olimpo: il nome veniva dalla spuma (aphrós) del mare, quando Crono vi ebbe gettato il sesso del padre Urano da lui evirato con una falce (Esiodo, Nascita degli dei, 188-206). La femminilità del mare traspariva dalla voce pregreca thálassa, il seme del Cielo vi produsse la vita in forma della vergine “che giunse a Cipro circondata dal mare, qui scese a terra, bella dea venerabile, e intorno a lei sotto i morbidi passi un manto d’erba fioriva”.
Sulla costa meridionale dell’isola, il luogo è segnato dalla rovina di un faraglione: le rocce ammassate sembrano un enorme membro, concretato dal lacerto del mito. Il tempio di Afrodite sorgeva nel retroterra a Palaípaphos, dove il nome del borgo attuale, Koúklia, suona nel greco moderno come “bamboline”, per i ritrovamenti di statuette arcaiche in terracotta: la divinità aveva le braccia alzate, secondo la tradizione fenicia. In età classica, nel trittico Ludovisi – parapetto della fossa per evocazioni misteriche in un tempio di Locri (circa 460 a. C.) - il medesimo gesto risolve l’opportunità narrativa di far poggiare le mani da parte della dea nascente sulla spalla delle Ore. Le allegorie dei tempi dell’anno, chine a sollevare il dolce peso, appaiono scalze sui ciottoli della spiaggia spianati e levigati dalla risacca: magico naturalismo, capace di evocare quello che ancor oggi è il piacevole approdo presso l’inquietante Pétra tou Romíou |
L’atto di Afrodite al nascimento continua nella versione tridimensionale che il lettore conosce (A&F, 4, n. 17, ottobre-dicembre 2008), l’Anadyoméne, “sorgente dal mare”, attribuita a Cleone (c. 340): le braccia sollevate strizzano in due bande la chioma intrisa di salsedine. Il bronzista, fedele alle norme di Policleto, adattava al corpo femminile il progetto dell’antesignano per un atleta, il Diadoúmenos, “che si cinge” la benda della vittoria (c. 420): con la suggestione del canone maschile, l’icona muliebre perpetuava la distribuzione incrociata delle forze tra le membra. Nella continuità del significato, Apelle ricrea l’Anadiomene con la sua pittura più celebre, per il santuario di Asclepio nell’isola di Coo (305-300).
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Pétra tou Romíou, “scoglio dell’Eremita”, luogo della nascita di Afrodite, sulla costa meridionale di Cipro (Editions Erato, Cyprus).
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Nascita di Afrodite, fregio centrale del trittico Ludovisi, marmo di Taso, circa 460 a. C., asportato in età romana da un tempio di Locri, trovato il 1887 sotto la Villa Ludovisi. Roma, Museo Nazionale Romano, Palazzo Altemps (Soprintendenza Archeologica di Roma, foto Eugenio Monti)
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La sinuosa evoluzione appare a Pompei con un affresco all'inizio dell'impero di Nerone: nella copia, le proporzioni slanciate rivelano la scuola di Sicione, dove Apelle scambiava giudizi sui rispettivi disegni con Lisippo, cui già si doveva la nudità di un'Afrodite (322-317). Prosatori e poeti citano il gioco delle dita tra i capelli che caratterizza il dipinto pompeiano come alcune traduzioni plastiche. Un bronzetto a Mariemont salva dall'originale persino la fresca giovinezza e l'ammaliante intensità dello sguardo: “ancora ruscellante di spuma, vedi la dea nuziale di Cipro, come Apelle l'espresse, bellezza amabilissima, non dipinta, ma animata. Dolcemente con la punta delle dita spreme la chioma, dolcemente irraggia dagli occhi luminoso desiderio, e il seno, annuncio del suo fiorire, inturgidisce come un pomo” (Leonida di Taranto, Antologia Greca, 16, 182). Così riproposta, l'Anadiomene di Apelle è l'anello che mancava nella trasmissione iconografica dal bronzo di Cleone alla Venere di Cirene, apoteosi di una regina tolemaica.
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Afrodite Anadyoméne, “sorgente dal mare”, copia dalla tavola di Apelle, 305-300 a. C., affresco del quarto stile iniziale, 55-60 d. C., Pompei, Regione VI, 15, 7-8, Casa del Principe di Napoli (Deutsches Archäologisches Institut, Berlin, Photo P. Grundwald)
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Afrodite, tipo di Apelle, in un'edicola, intaglio su corniola, I sec. d. C.: la falce lunare, che vediamo nel timpano, accompagna a Cipro il culto di origine semitica. Berlino, Antikensammlung (Staatliche Museen zu Berlin, Preussischer Kulturbesitz, Photo I. Luckert)
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Afrodite Anadiomene, tipo di Apelle, bronzo, II sec. d. C., da Courtrai (Belgio centrale). Mariemont, Musée royal (foto Museo)
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