Il passaggio dalla tirannide alla democrazia segna per Atene l'aprirsi della pittura alla vita con un entusiasmo di invenzioni che non si è ripetuto nella storia delle arti. Il quartiere del Ceramico diffonde i suoi fortunati prodotti nei mercati del Mediterraneo e del Mar Nero, così da ricavarne alimento per l'inesausta sperimentazione. Il secondo e il terzo governo personale di Pisistrato (544-538 e 534-527 a. C.) corrispondono al culmine della tecnica a figure nere, che ha sviluppato l'iniziale “pittura di ombre” (skiagraphía): le silhouette del geometrico, ammorbidite dall'apporto orientale nel protoattico, ora finemente dettagliate con graffiti e sovraddipinture.
Nel 527, all'avvento di Ippia e Ipparco, figli di Pisistrato, si affermano le figure rosse di Andocide, elette a quell'universale duttilità nell'indagine sulla natura, l'uomo e le cose quotidiane, che continua a stupirci nella ceramica attica. Il 514 l'attentato di Armodio e Aristogitone spegne la vita di Ipparco, sollecito peraltro al prestigio della cultura ateniese, e produce la dura reazione del fratello: il regime si conclude nel 310 con l'esilio di Ippia. Prende forma la democrazia di Clistene (508-507).
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fig. 1
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Una dozzina di vasai e più di sette pittori animano una brigata laboriosa e festante, “pionieri” (la definizione è moderna) delle figure rosse: Euphrónios, Phintías e Euthymídes s'impegnano in entrambi gli aspetti della produzione. Eufronio, più anziano e longevo, domina per il numero di firme e la suggestione esercitata sul Pittore di Berlino e su Onesimo: oggi è al centro dell'interesse per le mostre che gli sono state dedicate e per le vicissitudini internazionali dei suoi capolavori.
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fig. 2
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fig. 3
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Eufronio ha nel nome un destino di “saggezza” e “prudenza”, Eutimide gode di un appellativo esuberante, da eúthymos, “allegro” e “generoso”. Cittadino ateniese, accompagna più volte al proprio nome quello del padre, Pollías, scultore attivo sull'Acropoli: Pollis nel latino di Plinio e di Vitruvio (“Dell'architettura”, 7, Introduzione, 14), il quale lo cita per uno dei più antichi trattati sulle proporzioni. Una mozione familiare all'origine della grandezza di Eutimide, la dottrina che lo distacca dai decoratori contemporanei nella potente concezione dello spazio e del corpo umano: il suo discobolo si confronta agli atleti di un fregio marmoreo. Scevro dalle eleganze che sono il fascino del rivale, Eutimide impone su un'anfora a Monaco l'esultanza dopo il simposio con la sfida os oudépote Euphrónios , “come mai Eufronio [dipinse]”: consapevolezza di un artista che esalta con lo scorcio il kômos dei carnali bevitori. Anche il suo segno avrà un nobile erede nel Pittore di Cleofrade.
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In diverse occasioni Eutimide è ricordato sui vasi dipinti dai compagni: eccolo allievo a una lezione di musica tenuta da Smíkythos, padre di Onesimo, sulla figurazione principale di un’ hydría di Finzia, mentre un’etera, dalla campitura secondaria, gli dedica il vino nel gioco del kóttabos. Ha in comune con altri l’acclamazione Léagros kalós, “Leagro bello”, e quella a Megacle, che si ripeteva su una rara tavoletta in terracotta, policroma su fondo chiaro. L’attribuzione a Eutimide di questo pínax, valorizzato nel nuovo Museo dell’Acropoli, viene dall’analogia dello stile con i vasi firmati: la modifica subìta dall’iscrizione ne fa specchio dell’ulteriore politica ateniese. Il pittore dichiarava Megaklês kalós il guerriero effigiato, della famiglia degli Alcmeonidi tornata in Atene alla caduta dei Pisistratidi: la corsa dell’oplita, visto di spalle, è la tattica che avrebbe portato alla vittoria lo stuolo degli Ateniesi nella piana di Maratona (490). Ma nel 486 – quando i “primitivi” superstiti avevano gli occhi stanchi e se mai lavoravano al tornio – Megacle fu a sua volta esiliato. Qualcuno sull’Acropoli ne sostituì il nome con Glaukýtes.
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 fig. 6
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didascalie delle immagini:
fig.1-
Bevitore che danza, dettaglio di kômos, anfora, firmata da Eutimide, 510-500 a. C., da Vulci. Monaco, Staatliche Antikensammlungen (foto Museo)
fig.2-
Atleta che inizia la rotazione per lanciare il disco, anfora, circa 510, dipinta da Eutimide. Malibu (California), Getty Museum (Ellen Rosenberry, Los Angeles)
fig.3-
Ragazzo che rimette in campo la palla per un gioco a squadre, rilievo su una base con scene di palestra, marmo del Pentelico, circa 510, dal muro di Temistocle presso il Ceramico. Atene, Museo Nazionale Archeologico (Giórgios Phaphális, Athína)
fig.4-
Lottatori, psyktér, contenitore per refrigerare il vino, firmato da Eutimide, circa 515. Torino, Museo Civico di Antichità, già collezione di Carlo Felice, re di Sardegna (Electa-LEM, Milano)
fig.5- Simposio col riempimento del cratere e suonatore di doppio flauto, hydría della forma detta kálpis, pittura di Eutimide, da Vulci. Città del Vaticano, Museo Gregoriano Etrusco, già Napoli, collezione Astarita (Musei Vaticani, Archivio Fotografico)
fig.6-
Oplita in corsa, con acclamazione Megaklês [modificato in Glaukýtes] kalós, tavoletta votiva, attribuita a Eutimide, dopo il 510. Atene, Museo dell'Acropoli (Paolo Moreno)
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