Autorizzazione Tribunale di Roma n. 378 del 30/09/2005
 
Work in progress - Anno XVIII - n.77 - Ottobre - dicembre 2023
NOVITA' EDITORIALI 

I LIBRI SCELTI PER VOI
a cura di Ilaria D'Ambrosi




"Tenebrezza". Poesie di DAVIDE CORTESE

Il nostro periodico dedicato all'Arte nelle sue molteplici forme pubblica non soltanto testi di narrativa contemporanea, ma volentieri spazia nel mondo della poesia. E' il caso di una raccolta poetica di DAVIDE CORTESE, poeta e romanziere nato a Lipari nel 1974, dal titolo Tenebrezza, che conduce il lettore in un clima di intensa, calda malinconia, in cui l'Autore rivolge un soffuso sguardo ai ricordi dell'infanzia e a un delicato, quanto a volte duro, quasi spietato, racconto dell'oggi.
Un gioco di opposti: una tenera carezza d'amore si contrappone a un'inquieta nostalgia, a un'amara mestizia che nell'amplissima ridda di immagini evocate dal Poeta siciliano costruiscono un mondo super partes, parallelo alla collettiva percezione della realtà. "C'è un tratto che conferisce unità a questa varietà" - scrive Anna Maria Curci nell'introduzione del libro - vale a dire la costante presenza di un alter ego, di un'altra dimensione, di una qualità o un'entità che è il rovesciamento, il contrario, il "compagno segreto" di ciò che di volta in volta si palesa (l'io lirico, l'interlocutore) o viene posto all'attenzione". Le suggestioni vive e vere, quasi sempre in profonda discrasia, lasciano barcollare sull'ago della bilancia il lettore che entra in questo universo di tenebra tristezza, di cui raccoglie l'ebbrezza delle sobillazioni e con esse si abbandona alla totalità del proprio sentire. Le emozioni che filtrano dalle poesie di Cortese sono personalissime immagini in cui l'alter ego, il doppio, l'opposto, è visto come il complementare dell'altro, una parte del tutto che ne chiude il cerchio.

 
Ecco che nella lirica “È in tutto somigliante al mio/ il viso della tua marionetta”, Davide Cortese fa uscire dall’ombra il gemello falso, malinconico, tenebroso o forse un inconscio incompleto, inquieto per il turbamento di non saper trovare un luogo, un ubi consistam  (“Sono un inquieto./ Non c’è di me/ null’altro da sapere”).
Nelle sue liriche brilla un fremito, una scintilla di vita capace di scalzare il torpore dell’attesa; l’Autore scrive: “Mi trema dentro/un ruggito d’oro”, un impulso vitale che si contrae e spinge fuori dalle proprie membra la matrice grave del suo peccato.  “Se avessi taciuto/ ora potrei volare”, e si costituisce, sacrificandosi sull’altare della coscienza, con una toccante autocritica, che rasenta l’autoflagellazione emotiva:  “Ogni lembo di me/ è offerto al taglio della lama,/ al colpo della pietra,/ alla spietata parola.
Non tutte le liriche di Cortese sono introspettive, molte, infatti, raccontano un oggi filtrato dalla peculiare visione dell’Autore che  tratteggia il contemporaneo con scorci di realtà descritti con un linguaggio diretto e attuale, tutt’altro che ermetico. Altre, all’opposto, sono visioni intense e criptiche, specchio di una riflessione interiore, di un dialogo con un altro se stesso antitetico, un “io letterario” nascosto tra la tenerezza e il buio.
Ogni sua poesia parla di amore, di malinconia, di un passato a cui non si può più tornare, di un’identità lontana che si scontra con il presente; le sue parole sono spesso potenti e dolci, portate all’ossimoro da un uso sintetico, quanto semplice, della lingua. La sinestesia è un punto nevralgico di tutta la raccolta: le immagini, le suggestioni, i sentimenti oscillano tra la dolcezza e l'inquietudine, riallacciandosi con grande intensità ai temi cari alla poesia del passato. La tradizione poetica è di certo padroneggiata da Cortese, ma da questa egli prende subito le mosse per comporre una silloge tutt'altro che vetusta, anzi fortemente imperniata sulle tematiche e sulle sensazioni dell'uomo contemporaneo.

Dalla sua raccolta proponiamo alcune liriche


È in tutto somigliante al mio
il viso della tua marionetta.
Ha negli occhi una triste tenebra
a cui il sole ha confidato un segreto.
Gli trema nell'iride un'attesa
che soffia sull'ombra del fuoco.
In tutto somiglianti alle mie
le labbra della tua marionetta:
vi è sopra adagiato un canto
che riposa nel profumo della notte.
Nulla io so del mio spettacolo
come questa tua antica marionetta.



Respiro
e le mie narici sono i piatti della bilancia
dove in ogni istante si pesano
il mio cuore e la piuma.
Io respiro
e non c'è niente che mi scagioni
dall'accusa di essere vivo.





Sono un inquieto.
Non c'è di me
null'altro da sapere.
Mi trema dentro un ruggito d'oro.
Splende in me
l'adolescenza del buio.



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© 2023 L’Erudita
è un marchio di Giulio Perrone Editore S.r.l., Roma
I edizione Marzo 2023
Progetto grafico e logo design: Maurizio Ceccato | IFIX
Copertina: illustrazione di Davide Cortese
Stampato presso Cimer S.n.c., Roma
ISBN 978-88-6770-870-3
www.lerudita.it




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