Venezia, luogo unico al mondo, affascinante e surreale, città amata e immortalata da scrittori antichi e moderni, da poeti romantici, da tutti i viaggiatori del Gran Tour che ne fecerono meta privilegiata delle loro escursioni in Italia, senza dimenticare la miriade di pittori che l’hanno dipinta fin dal ‘400, quando la Serenissima era all’apice dei successi militari ed economici e il suo potere nel Mediterraneo e nell’Oriente bizantino era ormai consolidato. Le fastose cerimonie che si svolgevano a Venezia compaiono nei quadri di celebrati artisti rinascimentali, come nelle tele di Vittore Carpaccio; ma tutti i luoghi pił famosi come Palazzo Ducale, il Leone di S. Marco (le cui spoglie, trafugate da Alessandria d’Egitto, erano ritornate a Venezia nel IX secolo), l’antico ponte di Rialto, ancora in legno fino alla fine del 1400, Piazza S. Marco e il panorama della laguna, sono dipinti costantemente, sempre pervasi dall’ ammirazione per una Città tanto singolare.
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Antono Canal, detto Canaletto, Piazza San Marco, 1723, Madrid. Museo Thyssen-Bornemisza |
La chiesa del SS Redentore di Andrea Palladio, metà del XVI sec. |
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Ma fu nel ‘700 che Venezia divenne il soggetto quasi esclusivo dei Vedutisti veneti, a cominciare dall’olandese Gaspar van Wittel, pittore di ariosi panorami del bacino di S. Marco, e Luca Carlevarijs, il quale immortalò la città lagunare con grandi visioni prospettiche che abbracciano la sede del potere politico, Palazzo Ducale, la Libreria Marciana, simbolo della cultura, ma anche le Chiese della Salute e del Redentore, testimonianza della fede cristiana. Più di altri furono Canaletto e Guardi, famosi vedutisti, a diffondere in Europa la conoscenza delle incomparabili bellezze e degli straordinari scenari lagunari. Antonio Canal, detto Canaletto, ci ha lasciato immagini indimenticabili della Venezia più celebre e fastosa, quella del Canal Grande e delle feste, come la caccia ai tori in Piazza S Marco, o la Regata e il Bucintoro, la fastosa barca da cui il Doge gettava in mare l’anello, simbolo dello sposalizio della Città con il mare! Grazie all’uso della camera ottica e ai disegni tratti dal vero, le tele di Canaletto hanno una precisione realistica e una vastità prospettica inusuale, quasi fotografica, che consente all'artista di riprodurre scenari amplissimi.
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La chiesa della Salute di Baldassarre Longhena (XVII sec.) |
Il Leone di San Marco |
Piazza San Marco, la celebre Basilica e il Campanile |
Anche Francesco Guardi descrisse le bellezze di Venezia, come la chiesa S. Giorgio Maggiore, ritratta più volte da diverse prospettive con una pennellata leggera e vibrante, anche se il suo interesse pittorico andò più spesso alle calli meno famose, ai sestrieri più popolari. Il Canale di Cannaregio, il Rio dei Mendicanti solcato da gondole, l’isola dell’Anconetta o la Punta di Dogana mostrano un affetto sincero per una Venezia meno aulica di quella del Canaletto, un po' sfumata nelle nebbie, “minore” forse, ma più intima e ricca di afflati poetici. Guardi è considerato l’ultimo grande esponente del Vedutismo, anche a causa del tramonto della Serenissima che, arresasi a Napoleone, proclamò nel 1797 lo scioglimento del Gran Consiglio, sancendo la fine della gloriosa Repubblica. Ma era già divenuta un mito e anche nell’Ottocento continuò ad attrarre artisti da tutta Europa per lo straordinario fascino artistico e per l’aspetto scenografico e pittoresco della laguna.
Fra i tanti pittori che la scelsero come soggetto preferenziale vi fu William Turner che all’inizio dell’800 dipinse più volte il Canal Grande con quadri accesi di luce, dando della Città un’immagine “dissolta” e molto sentimentale, come il suo stile passionale era solito esprimersi. Amante di paesaggi turbolenti e pieni di pathos, il pittore inglese fu colpito dalla malinconica e magica bellezza di Venezia, dalle sue acque tranquille, dai monumenti bianchi di marmi che sembrano sorgere dal mare, dai silenziosi ponticelli, dalle calle segrete, dalle nebbie misteriose che spesso l’avvolgono.
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, museo corre, Venezia  |
J.M. Turner, La Dogana, S. Giorgio e le Zitelle, 1842. Museo Correr, Venezia |
Il Ponte di Rialto, fine XVII sec. |
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Il pittore francese Camille Corot, instancabile viaggiatore in Italia, ritrasse spesso Venezia con un tocco preciso e una tavolozza luminosa, ma i tempi erano maturi per un modo nuovo di ritrarre la Città come ogni spettacolo di natura. Rispetto alla precisa e razionale veduta settecentesca, la sensibilità romantica trasfigura il vero con la forza del sentimento e il rapporto con la realtà diviene sempre più soggettivo. La veduta diventa visione: la Venezia dell’americano James Whistler, negli ultimi decenni dell’800, è frutto di un coinvolgimento emotivo che disfa le forme e i contorni di case nobiliari, di chiese e campanili, offrendo scenari quasi onirici.
Amante della natura, come tutti gli impressionisti, Claude Monet ritrasse Venezia durante il soggiorno italiano nei primi anni del '900 con la singolare pennellata a virgola, veloce e dinamica, che sa ben rendere l’aspetto di una città dalla bellezza sempre cangiante. Come un’apparizione, nelle tele di Monet essa sembra dissolversi nell’aria e nel cielo, poichè il grande Maestro francese sa catturare le infinite variazioni dei colori dell’acqua marina in cui si riflettono i palazzi, le facciate delle chiese, i campanili e le cupole dorate. Sublime, sempre uguale eppure sempre diversa, Venezia rimarrà per gli artisti di tutti i tempi l’icona di una città fantastica che vive di luce e di leggerezza, d’arte e d’armonia, unica al mondo ad aver coniugato in modo perfetto il sogno con la più spettacolare delle realtà.
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Francesco Guardi, Bacino di S. Marco con isola di S. Giorgio, 1774, Venezia, Galleria dell'Accademia |
Palazzo Ducale o Palazzo dei Dogi, IX/ XV secolo |
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Bruna Condoleo, storica dell'arte, giornalista, curatrice di mostre e di cataloghi d'arte
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