Dalla primavera 2018 lo storico Centro commerciale parigino delle Gallerie Lafayette ha inaugurato un nuovo spazio dedicato alla creatività e all'arte del XXI secolo: Lafayette Anticipations. Al numero 9 di rue du Plâtre, la commissione della storica Fondazione, insediata in un edificio industriale della fine del Ottocento, ha segnato l'ennesimo successo dello studio di Rem Koolhaas.
Che storia quella della piccola merceria Aux Galeries Lafayette! Già nel 1912 è tanto prestigiosa da ingrandirsi occupando l'attuale stabile, diventando uno dei magazzini più famosi e frequentati del mondo. Oggi la ristrutturazione del complesso da parte dell'OMA ha permesso di rivisitare in chiave contemporanea l'esistenza di luoghi dediti alla cultura e all'elaborazione artistica, ponendo lo spazio come elemento trasversale di connessione tra diverse arti, stili, tecniche e design. "Con la Galeries Lafayette Corporate Foundation, nata nel 2013, volevamo dotarci di uno strumento per andare oltre e partecipare attraverso le arti applicate e plastiche ai grandi dibattiti della società." – racconta Guillaume Houzé – "La Fondazione sarà più di uno spazio espositivo, sarà un luogo di vita e di discussione per generare e stimolare tutti gli scambi."
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Photograph by Delfino Sisto Legnani and Marco Cappelletti, Courtesy of OMA |
In questi locali, dunque, viene promossa l'arte a tutto tondo, incentivando la produzione artistica e la diffusione di un potenziale scambio tra artisti, come tra gli artisti e il loro pubblico, anche grazie all'offerta di ateliers dove realizzare i prototipi e le performances.
A questo scopo ha giocato un ruolo determinante la collaborazione con il Fonds de Dotation Famille Moulin, presieduta da Ginette Moulin, nipote del fondatore delle Galeries Lafayette
Théophile Bader, e proprietario di un cospicuo fondo oggi visibile in mostra.
Nel cuore del vecchio Marais, tra Place de la Bastille, de la République e de l'Hôtel de Ville, in uno dei laboratori creativi più importanti di Parigi, all'arte contemporanea viene riconosciuta un'importanza e un valore storico sociale: nella capitale francese, infatti, sovente essa costituisce il cardine delle operazioni culturali e finanziarie. Non a caso il tema scelto come marca distintiva per questo spazio espositivo è la verticalità: sulle pareti mobili modulari dei quattro piani sono aggrappate, anche con una certa violenza, una serie di video istallazioni che coinvolgono lo spettatore da più punti di vista emozionali.
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Photograph by Delfino Sisto Legnani and Marco Cappelletti, Courtesy of OMA
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Photograph by Delfino Sisto Legnani and Marco Cappelletti, Courtesy of OMA.
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Un omaggio alle sfide del presente, brutali e urgenti, che l'archistar olandese ha voluto denunciare, senza far mancare una strettissima relazione tra gli aspetti più caratterizzanti del nostro tempo e le architetture storiche dei grandi magazzini, di fatto omaggiati come naturale archetipo dell'ultima realizzazione. Proprio questo approccio, legato saldamente al passato, ma volto indiscriminatamente a tutte le forme di arte proiettate verso il futuro, costituisce il nerbo della Fondazione, che rende concreto e tangibile il significato della parola "anticipations", ovvero la necessità di creare patrimoni artistici, superando i limiti di una esclusiva pratica di conservazione.
"Bisogna che i monumenti cantino" era il motto di Paul Valéry, parole alle quali si sono ispirati i committenti tanto quanto lo studio capeggiato da Koolhaas; in un contesto riconosciuto dalla critica come neoilluminista, in cui l'enciclopedismo creativo viene coltivato nella più totale libertà di produzione artistica, rivolta – secondo l'ideale di Rousseau – all'educazione e alla conoscenza.
Un luogo in cui l'intento rivolto all'educazione, non solo culturale ma anche etica e sociale, è percepibile già all'accesso, dove una grande aula distribuisce i visitatori nella direzione delle differenzi attrattive".
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Photograph by Delfino Sisto Legnani and Marco Cappelletti, Courtesy of OMA |
Photograph by Delfino Sisto Legnani and Marco Cappelletti, Courtesy of OMA |
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L'approccio proposto da Koolhaas segue il concetto della modularità: la trasformazione dell'edificio del XIX secolo, dalla complicata planimetria a U, è stata improntata su "un gioco di piattaforme", dichiara l'architetto, "con al centro del cortile interno una torre espositiva di quattro piani mobili in acciaio e vetro, adattabile a tutti i progetti." La torre alta 19 metri è il fulcro di tutta l'attività espositiva, collegata alla struttura principale e a un corollario di aule, sopra e sotto terra, adibite alla produzione laboratoriale, alle attività per i più giovani e ai servizi di ristorazione. Sono proprio i laboratori il cuore pulsante dell'intera costruzione: in queste aule vengono sviluppate tutte le creazioni del nostro secolo, dall'arte contemporanea alla moda, dal design all'architettura, in un sodalizio tutt'altro che sperimentale tra gli artisti e gli artigiani che dialoga con la storia dell'edificio e con l'intero quartiere parigino; qui, infatti, vengono realizzate opere che poi vengono proposte sul mercato con diverse fasce di prezzo.
"Non sappiamo nulla dell'avvenire, ma credo che uno sforzo comune verso la creatività, avrà l'effetto di contribuire alla sua invenzione"- ha affermato Houzé. Gli intenti della Fondazione sono, dunque, molto chiari: la speranza è che attraverso essi si dimostri ancora una volta il ruolo e soprattutto la necessità dell'arte per uno sviluppo in positivo della nostra società.
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