Il Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini di Bologna ospita dal 2 febbraio 2021 la mostra Le plaisir de vivre. Arte e moda del Settecento veneziano dalla Fondazione Musei Civici di Venezia.
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Per il centenario del museo Davia Bargellini e del suo fondatore Francesco Malaguzzi Valeri, che lo inaugurò nel 1920 durante il suo incarico di direttore della Pinacoteca di Bologna, si potrà godere del progetto espositivo curato da Mark Gregory D'Apuzzo, Massimo Medica e Chiara Squarcina. La mostra propone l’incontro tra due delle più raffinate civiltà estetiche del Settecento italiano: la bolognese da una parte, la veneziana dall'altra!
Il percorso della mostra si sviluppa, infatti, nello scenario d’arte che offre il museo, con le opere delle botteghe veneziane del ‘700, come consoles, cornici, mobili, servizi da tavola in vetro di Murano, testimonianze che dialogano con una selezionata campionatura di pezzi coevi provenienti dalle collezioni tessili e di abiti antichi del Centro Studi di Storia del Tessuto e del Costume annesso al Museo di Palazzo Mocenigo di Venezia.
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Le plaisir du vivre. Foto Roberto Serra-21703 © | |
Nell’ammirare i magnifici di abiti antichi del ‘700 veneziano esposti a Bologna restiamo affascinati dall’accurata fattura e dai materiali preziosi con cui venivano realizzati; l’abbigliamento femminile, caratterizzato da estrema eleganza e grazia, era composto da attillatissimi bustini, da cui si aprivano gonne ampie, sostenute dal panier, una struttura circolare inizialmente fatta di vimini, rialzata ai fianchi. Guardando questi sontuosi abiti, spesso dipinti da artisti in tele famose, pensiamo ai salotti letterari, dove le menti illuministe del secolo discutevano di scienze e di filosofia, mentre raffinati cicisbei, abbigliati con attillate marsine di seta (o giustacuore) e preziosi gilet, s’intrattenevano in lieti conversari con le dame. Non dimentichiamo che la moda veneziana, famosa in tutta Europa, nel 1700 aveva reso la città lagunare la più ambita meta per viaggiatori, studiosi, aristocratici e artisti e la più ricercata non soltanto per la sua arte e per la sua bellezza, ma anche come luogo di piaceri e di feste, come il celebre Carnevale, che prometteva a chiunque libertà e licenze d’ogni genere! Grazie alla bautta (maschera) e al tabarro (mantello) tutti, nobili e plebei, uomini e donne, potevano godere dell’anonimato per vivere senza freni un periodo dell’anno che da ottobre giungeva fino alla Quaresima: il Carnevale appunto!
Strabilianti le calzature femminili di tre secoli fa, munite da tacchi a rocchetto, cinturini e nastri; gli abiti delle donne, nella mostra rappresentati da splendidi esemplari, erano confezionati con tessuti dai tenui colori pastello, come rosa, azzurri, verde pallido, in taffetas broccato con fili d’oro e d’argento, ricamati e impreziositi da ruches. La mise più alla moda era una sopravveste che scendeva dalla schiena simile a un leggero mantello (andrienne), mentre sul decolletè dei preziosi bustiers si aprivano generose scollature quadrate.
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Le plaisir du vivre. Foto Roberto Serra-21704©
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Le plaisir du vivre. Foto Roberto Serra-21705 ©
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Oltre a denotare la competenza manifatturiera e sartoriale, i costumi settecenteschi veneziani sono lo specchio dell’agiatezza dei ceti aristocratici, delle consuetudini di vita di classi sociali opulente che avrebbero visto, al declinare del secolo XVIII, la fine della loro lunga supremazia politica ed economica durata 4 secoli. Anche le fogge degli abiti maschili, realizzati con tessuti preziosi, dalle splendide tinte e dal taglio impeccabile, esposti nella mostra bolognese ci rimandano l’immagine di un mondo estremamente ricercato ed elegante, anche se spesso un po’ lezioso per eccesso di ricami e di merletti. Tipico dell'abbigliamento sia maschile che femminile è il tricorno, un copricapo a tre punte, usato già nel '600 alla corte di Luigi XIV; a Venezia è indossato con una delle punte sul davanti e viene arricchito da piume e pizzi, fiori e coccarde per le donne, che lo rendono sempre un elemento molto personalizzato. Ammirando gli accessori degli abiti dei gentiluomini settecenteschi, le calze ricamate, le fibbie d’argento sulle scarpe affusolate, i gilet di seta e di velluto operati, impreziositi da paillettes e da bottoni di madreperla, ci si rende conto che nel secolo dei Lumi e dell’Encyclopédie la ricerca del “bello” è molla di ogni scelta esistenziale ed esprime l’aspirazione di gran parte della società che deteneva il potere. L’evoluzione storica del costume, infatti, non è soltanto un settore della cultura destinato a specialisti, né tanto meno un aspetto marginale delle abitudini sociali di una società, ma soprattutto uno status symbol, l’esteriorizzazione tangibile dei privilegi di pochi, il riflesso del gusto estetico dominante in una determinata epoca e dei mutamenti avvenuti nel tempo e pertanto il suo studio riveste un’importanza molto significativa per la conoscenza della storia sociale e culturale di un popolo. L’abito è da sempre oggetto materiale desiderabile che esprime Il piacere di vivere, come recita appunto il titolo della mostra bolognese, ma nel contempo è testimonianza di una sapienza tecnica ed estetica propria della manualità e della creatività umana che ha molte affinità con l’arte considerata “maggiore”!
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Le plaisir du vivre. Foto Roberto Serra-21707 ©
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Le plaisir du vivre. Foto Roberto Serra-21706 ©
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Grazie alla collaborazione di 8cento APS, la mostra “Le plaisir de vivre” si prolunga online con una serie di 14 video-clip in cui figuranti in costume danno vita a una suggestiva rievocazione del Settecento attraverso momenti di racconto, danza e lettura. Il catalogo, a cura di Mark Gregory D'Apuzzo e Massimo Medica, contenente saggi di Massimo Medica, Mark Gregory D'Apuzzo, Chiara Squarcina, Luigi Zanini, Doretta Davanzo Poli, Marina Calore, Irene Graziani e schede delle opere, è pubblicato da Silvana Editoriale.
La mostra, promossa da Istituzione Bologna Musei | Musei Civici d'Arte Antica in collaborazione con Fondazione Musei Civici di Venezia, si concluderà il 12 settembre 2021; durante il periodo di apertura è previsto un calendario di attività rivolte al pubblico degli adulti e delle famiglie, a cura di RTI Senza Titolo S.r.l., ASTER S.r.l. e Tecnoscienza.
Prenotazione obbligatoria: tel. 051 236708 (dal martedì alla domenica h 10.00 - 14.00)
musarteanticascuole@comune.bologna.it
Bruna Condoleo, storica dell'arte, giornalista, curatrice di mostre e di cataloghi d'arte
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